Delle 14 pagine di conclusioni del Consiglio europeo che si è concluso venerdì cinque e mezzo sono dedicate all’immigrazione. Quando e come il programma di ulteriore chiusura securitaria della «Fortezza Europa» passerà dalle parole ai fatti, però, resta tutto da vedere. Intanto a puntare il dito contro le decisioni dell’altro giorno sono alcune delle principali organizzazioni che in Italia si occupano del tema, riunite nel Tavolo asilo e immigrazione. «Dall’Europa un regalo ai trafficanti, a scapito dei diritti» è il titolo durissimo di un comunicato sottoscritto da 22 realtà. Il ragionamento di fondo è semplice: muri, telecamere, torrette, controlli di frontiera non fermeranno le persone in movimento verso i confini Ue, al contrario le metteranno «ancor più nelle mani dei trafficanti di esseri umani costringendole a fuggire attraverso rotte sempre più pericolose».

Le associazioni che conoscono bene il fenomeno dal momento che ci lavorano a diversi livelli – dalla ricerca e soccorso nel Mediterraneo, all’assistenza lungo le frontiere terrestri e l’accoglienza sul territorio nazionale – smentiscono i toni trionfali della premier Giorgia Meloni sul presunto cambio di passo che il recente Consiglio avrebbe imposto alla questione, rendendo finalmente i flussi «un problema comune». La progressiva chiusura dei confini va avanti da tempo, senza per questo ottenere i risultati sperati. Sempre le associazioni ricordano come almeno dal 2015 le politiche Ue «siano sempre più restrittive e miopi» e come già il 21 novembre scorso la Commissione «prevedeva lo stanziamento di 580 milioni entro il 2023, principalmente per Libia, Tunisia, Egitto e lungo la rotta del Sahel, senza avanzare alcuna proposta di miglioramento rispetto ai principi di tutela dei diritti umani».

Una direzione dei fondi che non convince la presidente di Emergency Rossella Miccio: «Se invece di finanziare le frontiere dei paesi terzi investissimo in cooperazione in quelli di origine e transito molte più persone potrebbero evitare di mettersi in viaggio e all’Europa resterebbe da accogliere chi non ha alternative». Al momento, comunque, le urgenze principali secondo Miccio sono «che le istituzioni garantiscano un’accoglienza dignitosa a chi arriva e tornino ad assumersi la responsabilità del salvataggio in mare. Per mettere fine agli affari dei trafficanti, poi, c’è un’unica soluzione: ripristinare davvero le vie d’accesso legali».

Il Tavolo immigrazione e asilo terrà mercoledì prossimo una conferenza stampa mentre il Parlamento sarà chiamato a convertire in legge il decreto Piantedosi sull’immigrazione. «È un pezzo del puzzle di un’Europa fatta di fili spinati e frontiere chiuse, va fermato», sostengono le associazioni.