Due settimane fa, la sfida dei capoluoghi al voto era finita 10-5 per il centrosinistra, con le vittorie a Cagliari e Bergamo per i progressisti e la conferma delle destre a Pescara, Ferrara e Forlì. Oggi e domani tornano al voto 14 capoluoghi per i ballottaggi: il centrosinistra parte in vantaggio, visto che ha 8 sindaci uscenti, mentre Meloni e soci ne hanno solo 5. Rovigo fa storia sé: qui il sindaco uscente Edoardo Gaffeo si è dimesso a febbraio dopo aver perso il sostegno del Pd, e si ricandida con un fronte civico e col M5S. Contro di lui la candidata delle destre Valeria Cittadin, che ha sfiorato la vittoria al primo turno col 49,1%.

Le sfide principali sono quelle di Firenze, Bari e Perugia. A Firenze la dem Sara Funaro (43,1% al primo turno) non ha fatto apparentamenti per il ballottaggio, ma ha già ottenuto il sostegno del candidato dei 5S Domenico Masi (che aveva preso il 3%) mentre l’ex dem Cecilia Del Re (6,2%) ha dichiarato: «Il nostro campo è stato e sarà sempre quello del centrosinistra, certamente al ballottaggio non sosteniamo la destra». Anche la renziana Stefania Saccardi (7,2%) ha detto che voterà «l’amica Sara Funaro, ma è una scelta a titolo personale. Renzi ha imposto ai suoi di non schierarsi e, tra le file di Iv, c’è anche chi pensa di sostenere il candidato delle destre Eike Schmidt (32,8%). Uno psicodramma che non dovrebbe avere una grande influenza sul voto, che vede il centrosinistra come strafavorito.

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Più chiara la situazione a Bari, dove i due rivali delle mancate primarie di aprile, Vito Leccese e Michele Laforgia, hanno mantenuto fede al patto siglato prima del voto: corrono uniti al ballottaggio, anche senza il timbro ufficiale dell’apparentamento. I numeri sono dalla loro: due settimane fa Leccese, ex capo di gabinetto di Antonio Decaro, ha sfiorato la vittoria col 48%, Laforgia (sostenuto da M5S e sinistra) ha preso il 21%. Al leghista Fabio Romito, fermo al 29,1%, servirebbe un miracolo. «Condivideremo un programma comune che possa rappresentare l’intera coalizione, per una città più giusta, più inclusiva, più sostenibile e più verde», hanno annunciato. Con l’impegno a includere nella futura giunta «con criteri di rappresentatività, competenza e pari dignità», anche le forze che hanno sostenuto Laforgia. Per Romito il governo si mobilita mandando a Bari sette ministri.

A Perugia la candidata del campo largo Vittoria Ferdinandi ha mancato la vittoria per un soffio: per lei il 49% contro il 48,2% dell’ex assessora della giunta uscente di centrodestra Margherita Scoccia. Le due candidate sono separate da 600 voti, sarà una sfida al fotofinish.

Situazione simile a Lecce, dove la candidata delle destre Adriana Poli Bortone, con il 49,95%, ha mancato l’elezione al primo turno per una trentina di voti. Il sindaco uscente del Pd Carlo Salvemini si è fermato circa 2000 voti sotto, al 46,7%. Ora la sfida è convincere i rispettivi elettori a tornare alle urne: anche nel capoluogo del Salento sarà una sfida all’ultimo respiro.

A Campobasso invece il centrodestra aveva quasi vinto: i numeri caricati sul sito del Viminale assegnavano la carica di sindaco a Aldo De Benedittis, ma il conteggio reale lo ha fermato al 47,9%. I partiti che lo sostengono affermano di avere già la maggioranza in consiglio comunale, ma la situazione è aperta: Maria Luisa Forte del fronte giallorosso parte in netto svantaggio col 32,6%, ma ha stretto un accordo con il civico Pino Ruta, che al primo turno aveva preso quasi il 20% e ora ha chiesto tre assessori. I voti di Ruta potrebbero riaprire la partita. La città viene da una giunta di centrosinistra guidata dal 5S Roberto Gravina, che nel 2023 si è dimesso per correre alle regionali.

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Sfida aperta anche a Potenza, nonostante la recente e netta vittoria delle destre alle regionali. Al ballottaggio i tre tronconi della sinistra si sono riuniti. E così attorno a Vincenzo Telesca (32,4%) si sono stretti, pur con qualche mal di pancia, anche Pierluigi Smaldone (che aveva preso il 17%, sostenuto dai 5s e da una parte del Pd) e Francesco Giuzio, di Basilicata Possibile (8%) che ha detto di aver fatto questo «sacrificio per il bene della città». Il candidato delle destre, Francesco Fanelli, si era fermato al 40,6%: per lui non sarà una passeggiata.

A Cremona si parte alla pari. Dopo 10 anni di governo del dem Gianluca Galimberti, il suo erede Andrea Virgilio parte col 41,9%, mentre le destre sono avanti di poco, con Alessandro Portesani al 43,2%. La candidata dei 5S Paola Tacchini, che al primo turno ha preso il 5%, ha deciso di non schierarsi. Ha incontrato entrambi i candidati, per poi affermare che «non offrono sufficienti garanzie riguardo alle posizioni ambientaliste, progressiste e antifasciste». Per Virgilio il mancato apparentamento potrebbe essere un grosso problema.

A Vercelli sfida “d’argento” tra Roverto Scheda del centrodestra, 81 anni (37,8%) e Gabriele Bagnasco del centrosinistra, 70 anni (25,6%), già sindaco della città per un decennio. Ad Avellino, dopo l’arresto del sindaco del sindaco Gianluca Festa, che era fuoriuscito dal Pd, il ballottaggio sarà tra la sua ex vice Laura Nargi (32,5%), espulsa dei dem, e l’ex vicesindaco dei primi anni Duemila Antonio Gengaro, cattolico del Pd (37%), sostenuto anche dal M5S. Nargi è riuscita a stringere un accordo con il giornalista Rai Rino Genovese, e le sue liste civiche, che avevano ottenuto quasi il 22%. Per il candidato del centrosinistra la sfida parte molto in salita.