Giorno dopo giorno, un po’ tutti si sono accorti di TikTok, l’app di mini video cinese che spopola specie tra i giovanissimi. Anche in Occidente, non solo in Asia. TikTok è cinese.

Siamo stati abituati nel corso degli ultimi 50 anni ad associare il nostro sentimento legato all’innovazione, alla scoperta, a «qualcosa di nuovo», all’Occidente e in particolare agli Stati uniti.

La forza economica e geopolitica di Washington ha modificato il nostro modo di pensare, ci ha fornito di sogni e incubi – quasi sempre associati a paesi che non condividevano con gli Stati uniti lo stesso sistema politico – ha disegnato forme di innovazione e progresso che sono rimasti per molto tempo fissi nella nostra mentalità. Se c’era qualcosa di nuovo, di bello, di rivoluzionario, di utile, di fantastico, era il prodotto dell’ingegno occidentale. Dal resto del mondo provenivano solo stranezze, prodotti stralunati, idee un po’ bizzarre, quando non sintomo di un’arretratezza tecnologica o politica.

Tutto quanto non era Occidente ci è sempre parso meno importante. I sistemi politici asiatici, poi, hanno sempre regalato un valido rifugio alle nostre certezze, così distanti, talvolta incomprensibili e così sempre legati a un’idea di democrazia dai confini assai incerti, quando non proprio travolti da autoritarismo, burlette e imperatori stanchi, tristi e soggiogati dalla forza del progresso trainato dall’Occidente.

Quasi tutto quanto usiamo oggi in termini di tecnologia è frutto della ricerca e degli investimenti occidentali, consentiti grazie a un dominio economico mondiale, basato – molto spesso – sullo sfruttamento di territori e popolazioni non occidentali. Il problema è che oggi questo andazzo sembra essere invertito. L’accumulazione di capitale in Asia ha consentito a tanti paesi del continente di cominciare a vedere migliorare le condizioni dei propri cittadini, permettendo ai governi, o alle imprese, di investire in ricerca e sviluppo.

Il tutto accompagnato da un’ansia di rivalsa, più o meno espressa da movimenti nazionalistici, che ha fornito una linfa vitale che sembra essersi persa per sempre nel nostro mondo occidentale, falcidiato da crisi economiche, sensi di colpa per guerre e burlette tutte nostrane (la Brexit, ad esempio).

Oggi tutto quanto pare innovativo, in grado di imporsi anche sui nostri mercati e di influenzare i nostri immaginari, arriva da Oriente. Siamo solo all’inizio, ma il processo è ineluttabile. Il mondo delle app, osservato al microscopio, fornisce un ottimo spunto per intravedere questa corrente che pare ormai inarrestabile.

In questo numero, le app in Cina, Corea del Nord, Corea del Sud, Russia, India, Indonesia, Thailandia, Giappone