«Questo del Lazio anche un voto al governo perché se alle elezioni regionali non vinceremo, i giornali scriveranno comunque di mancata vittoria della Meloni». Così si esprime Fabio Rampelli, colui il quale dopo il commissariamento di Fratelli d’Italia a Roma e l’esclusione da ogni incarico di rilievo è considerato come ingombrante contraltare della presidente del consiglio dentro il mondo post-missino.

Rampelli conosce le dinamiche del partito, per questo non ha mai fatto mancare il suo impegno nel corso della campagna elettorale e ha sempre ribadito la sua fedeltà alla causa, nonostante i dissidi e le esclusioni patite. Sa bene che soltanto Francesco Rocca, a questo punto, può perdere la presidenza della Regione. Dunque, se dovesse arrivare la vittoria potrebbe rivendicare il suo apporto nonostante le divergenze. Ma se dovesse verificarsi la clamorosa rimonta di D’Amato (dato dai sondaggi almeno cinque punti sotto), allora le colpe ricadrebbero su chi ha scelto il candidato. Dunque sulla leader Giorgia Meloni.

Nel frattempo, dalle parti dell’ex campo largo si continua a discettare sul senso e sulla possibilità del «voto utile». Il candidato del centrosinistra Alessio D’Amato ha ribadito a questo giornale il suo invito al voto disgiunto quale strumento per ricostruire per vie traverse la maggioranza che ha amministrato con Zingaretti.

Dal lato del «polo progressista» costituitosi attorno a Donatella Bianchi e al Movimento 5 Stelle gli risponde l’ex parlamentare verde Paolo Cento, che è uno dei promotori del Coordinamento 2050. « D’Amato continua a proporre la litania del voto utile, anche con toni un po sgarbati nei confronti di Donatella Bianchi – dice Cento – Non vorrei che questo argomento sia utilizzato invece per nascondere l’accordo sostanziale che c’è tra D’Amato e il centrodestra almeno su due questioni decisive: fare il termovalorizzatore e l’autostrada a pedaggio per i pendolari della Roma-Latina. Mettiamola così: ogni voto a Donatella Bianchi e alla sua coalizione è un voto inutile per chi vuole realizzare questi due progetti».

Ieri Giuseppe Conte e la candidata Bianchi sono andati insieme a Santa Palomba, il territorio in cui dovrebbe sorgere il termovalorizzatore della discordia, ribadendo la loro contrarietà all’opera. D’Amato ha definito «pretestuosa» questa posizione: «Non è la Regione che decide sull’inceneritore».