Il giorno dopo la crepa aperta da Erdogan nell’unanime consenso all’ingresso di Finlandia e Svezia nella Nato la Casa bianca è sempre «al lavoro per chiarire la posizione di Ankara», come ha detto a stretto giro il portavoce Jen Psaki. I ministri degli Esteri di Finlandia e Turchia ne riparleranno oggi in uno dei bilaterali previsti a margine del “meeting informale” di Berlino con i colleghi degli stati membri. «Sono certo che con il mio ottimo collega Mevlut Cavusoglu troveremo una valida soluzione» ha detto Pekka Havesto prima di lasciare Helsinki.

AL PARI DI PUTIN nel colloquio avuto con il presidente finlandese Sauli Niinistö, anche il viceministro russo degli Esteri Alexander Grushko ieri ha escluso l’esistenza di una «reale minaccia» per la Finlandia, sottolineando invece che qualora fossero installati ordigni nucleari ai confini della Federazone russa scatterebbero «misure precauzionali adeguate per rendere efficace la deterrenza». Ma è già in corso una «guerra ibrida totale», secondo il suo diretto superiore Serguei Lavrov, scatenata dall’Occidente per isolare la Russia. «Non so dire quanto durerà – ha aggiunto Lavrov – ma so che le conseguenze le sentiranno tutti, nessuno escluso».

Per una stima di quanto e come durerà si è sbilanciato il capo dell’intelligence militare ucraina, Kyrylo Budanov: «La svolta dopo la metà di agosto – ha previsto il generale in un’intervista al canale britannico di Sky News – e la maggior parte dei combattimenti attivi saranno conclusi entro fine anno, quando avremo recuperato tutti i territori che abbiamo perso, inclusi Donbass e Crimea».

PER ORA C’È DA PROVARE almeno a salvare i combattenti ancora barricati nell’acciaieria Azovstal a Mariupol. «Negoziati molto complessi sono in corso», ha svelato ieri il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, alludendo a intermediari «influenti». La Turchia offre una nave. Obiettivo minimo, evacuare feriti e medici. E portare a casa la vittoria a Eurovision 2022 della Kalush Orchestra, auspicata da Zelensky in un video passato durante la diretta della finale ieri sera.

A conferma di quanto il leader ucraino definisce il «potente supporto bipartisan» degli Stati uniti, la visita del giorno a Kiev è stata quella di Mitch McConnell, capo della minoranza al Senato Usa. Era alla guida di una delegazione di esponenti repubblicani che avranno a loro volta gradito l’annuncio del sindaco della capitale, Vitali Klitschko: «Il Consiglio comunale ha deciso di “decomunistizzare” il nome dell’Arco della fratellanza dei popoli ribattezzandolo Arco della libertà del popolo ucraino». A fine aprile era già stata decapitata la scultura posta sotto l’arco, l’operaio russo che lavora insieme all’ucraino. Approvata anche una lista di 40 tra monumenti e placche dell’era sovietica da trasferire in un «museo dei totalitarismi».