«Voglio esprimere solidarietà alle organizzazioni che hanno convocato lo sciopero, che sono oggetto di continui attacchi fuori misura». Massimiliano Smeriglio, parlamentare europeo del gruppo Socialisti e democratici, muove da questa premessa per ragionare sullo sciopero generale.

Come mai questi attacchi da parte di media e politica?
Emerge qualcosa di profondo che va combattuto. Il modo migliore per farlo è dire che lo sciopero è un diritto costituzionale acquisito ed esigibile, non solo formale ma sostanziale. Una democrazia che ammette una dialettica anche conflittuale è una democrazia sana.

E Draghi che fa?
Draghi fa il suo lavoro. Ma ha dimostrato intelligenza, molta più delle destre che stanno dentro e fuori dalla sua maggioranza, convocando in sindacati. Il che dimostra che si possono ripristinare l’ascolto, l’autonomia sindacale e lo spazio conflittuale. Quanto al merito, condivido molte delle critiche dei sindacati, ma in questa fase mi sembra più importante la consapevolezza dello spazio democratico nel paese. In questa sbornia da unità nazionale e torsioni emergenziali non bisogna perdere di vista i fondamentali. Questa mobilitazione ha anche un effetto terapeutico, oltre ad aver ragione di difendere gli interessi di chi vive di lavoro e di pensione.

Si sciopera anche contro l’idea che tutto possa tornare come prima del Covid?
Tanti osservatori, anche moderati, ricordano che la pandemia deve essere l’occasione tragica per ripensare il modello di sviluppo. La piattaforma del sindacato parla di sperequazione fiscale, di delocalizzazioni, di spesa sanitaria. Abbiamo retto l’emergenza grazie a un sistema sanitario che nonostante tutto sta in piedi. Dal punto di vista della tenuta sociale sono servite cassa integrazione e reddito di cittadinanza. Il gruppo di S&D in Europa si batte contro il ritorno alla normalità del patto di stabilità che i paesi frugali tentano di reintrodurre. E le indicazioni per il Recovery parlano di innovazione, transizione ecologica, digitale. Da questi elementi innovativi bisogna partire, di sicuro non dal nucleare.

Lo sciopero è un modo per sfuggire alla gabbia dell’unità nazionale e al tempo stesso dimostrare che il complottismo No Vax non è una forma di dissenso?
L’assalto alla Cgil di due mesi fa è stato traumatico e simbolico. E bisogna anche dire che l’unità d’azione con la Uil di Bombardieri è un fatto politico nuovo. La rottura l’ha praticata la Cisl. È bene, tuttavia, che il movimento operaio torni a prendersi le piazze, che dopo sette anni convochi uno sciopero che non è una passeggiata per chi vive di stipendio. Chi starà lì con il misurino delle percentuali deve considerare anche questo.

Fabrizio Barca ha detto al manifesto che tra Conte II e Draghi vi è continuità sostanziale.
Col governo Conte II si era aperto uno spazio contraddittorio ma promettente. La differenza non stava tanto in quello che si era fatto ma nel potenziale di quella maggioranza. Ora non possiamo dimenticare che al governo c’è anche la Lega! Mattarella interpretando un momento del paese ci ha consegnato una situazione emergenziale. Ma le emergenze finiscono, per questo penso che sia ora di tornare una sana dialettica tra le forze in campo. Dobbiamo dire che non è normale governare con Salvini, altrimenti ci abituiamo a tutto.

Com’è questo sciopero visto dall’Europa?
Lo scontro è ancora una volta tra nazionalismo e spazio pubblico europeo. Dopo il sussulto comunitario fortissimo causato dal Covid, che ha portato a rompere il patto di stabilità e garantire fondi, adesso la tenuta dell’Europa tende al ribasso. Il modo in cui reagiamo a quello che avviene ad esempio al confine tra Polonia e Bielorussia è insufficiente, contraddittorio, a volte vergognoso. Ciò rimanda al fatto che o riusciamo a fare un salto in avanti in chiave comunitaria, e penso a temi sociali come il salario minimo, o il rinculo verso il nazionalismo è di fronte a noi. Sarebbe una tragedia.