Travolto dalle critiche dei magistrati e delle opposizioni, il ministro della giustizia Carlo Nordio ha avuto ieri l’occasione di replicare, dovendo ripetere la sua audizione sulle linee programmatiche in commissione giustizia, stavolta alla camera.

Ha detto di non aver voluto attaccare la magistratura, ma solo di essere «deluso dai comportamenti di alcuni, pochi, magistrati». Di non puntare, con la separazione delle carriere, a spostare il pubblico ministero nell’orbita del potere esecutivo, perché «immaginare che io che ho fatto per 40 anni il pm possa scatenarmi contro i miei colleghi è una bestemmia. Immaginare che io possa volere la soggezione del pm all’esecutivo è un’offesa personale».

In effetti Nordio ha fatto continuo riferimento alla sua esperienza, anche quando ha dovuto portare l’esempio di intercettazioni fatte in maniera corretta e non divulgate ha citato l’inchiesta Mose. E ha posto la questione della riforma in termini personali: «La diffusione pilotata e arbitraria delle intercettazioni è una porcheria, non è civiltà né libertà, è una deviazione dai principi di civiltà giuridica su cui questo ministro è disposto a battersi fino alle dimissioni».

«Sulle intercettazioni – ha replicato il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia – il ministro parla dimenticando che nel 2017 è intervenuta una legge che ha riscritto la disciplina processuale delle intercettazioni al solo fine di evitare la divulgazione indebita. Vorremmo capire, prima di questi strali che il ministro lancia, se quella legge ha avuto effettiva attuazione, accuse così gravi devono essere contestualizzate».

Anche il partito democratico ha criticato contenuto e tono dell’intervento di Nordio. «Sembra mosso prevalentemente dal desiderio di introdurre temi identitari, come la separazione della carriere, l’attacco alle intercettazioni, il superamento dell’obbligatorietà dell’azione penale. Nordio alimenta un terreno di scontro», hanno detto la presidente dei deputati Debora Serracchiani e il capogruppo del Pd in commissione giustizia alla camera Federico Gianassi. Mentre secondo il presidente del M5S Giuseppe Conte «la visione della giustizia di Nordio ci riporta a disegni di qualche decennio fa. È assolutamente irragionevole fare dei passi indietro, depotenziare la legge “Spazzacorrotti”.