C’è un dato ormai consolidato che emerge anche dall’analisi delle elezioni regionali siciliane: l’astensione è sempre più una variabile cruciale per interpretare e spiegare il comportamento elettorale degli italiani. Dietro l’astensionismo non si nascondono soltanto – sotto diverse maschere – il distacco disinteressato e la protesta incessante e testarda. Dentro il variopinto partito dell’astensione si trovano anche elettori tiepidi, intermittenti che, sulla base della proposta politica e delle loro incerte motivazioni, possono decidere di recarsi alle urne e determinare così, spesso, l’esito delle elezioni.

Nel caso delle elezioni regionali in Sicilia erano stati in tanti, soprattutto tra i dirigenti del Movimento 5 stelle e della sinistra a sostegno di Fava, a scommettere su una ripresa della partecipazione elettorale. Purtroppo, nonostante gli sforzi e i pur lodevoli tentativi di campaigning locale, la scommessa della partecipazione siciliana si è rivelata una partita persa. Infatti, al di là di alcune province (Catania, Messina e Palermo, in quest’ordine) dove l’astensione è stata minore rispetto a cinque anni fa, l’affluenza in Sicilia non ha mostrato alcuna inversione di tendenza. Anzi, pur in un contesto di sostanziale stabilità (dal 47,4% del 2012 al 46,8% del 2017), essa si è ridotta ulteriormente, restando dunque ben al di sotto del 50%.

Da questo punto di vista, è inoltre interessante rilevare come – tra i comuni capoluogo – quello in cui l’affluenza è diminuita in misura più marcata sia proprio l’unico amministrato dal Movimento 5 stelle: Ragusa. In tal caso, dunque, i cinquestelle parrebbero aver mancato il loro tradizionale obiettivo politico di fungere da argine all’astensionismo. Al contrario, la persistente disaffezione dell’elettorato siciliano sembra ora investire tanto i partiti tradizionali, quanto il movimento grillino.

Se in Sicilia le perdite verso l’astensione sono state assai contenute, nel caso del Municipio X di Roma – chiamato al voto dopo due anni di commissariamento e uno scioglimento per infiltrazioni mafiose – la partecipazione elettorale è crollata di 20 punti percentuali. Un tracollo del quale hanno beneficiato, ancora una volta, i partiti o movimenti con un maggiore radicamento territoriale, che hanno più forze e più risorse per fare una campagna elettorale porta-a-porta, o quartiere per quartiere, e che continuano a conservare la loro presenza nelle cosiddette periferie, del tutto abbandonate dai partiti tradizionali.

Pur nel generale crollo dell’affluenza, la destra estremista di CasaPound ha triplicato i suoi voti rispetto al 2016, diventando in pratica la quarta forza politica del territorio. Ma anche la sinistra più o meno movimentista o civica, rappresentata formalmente da Eugenio Bellomo e, in modo molto più informale, dal civisimo del “prete rosso” Franco De Donno, ha raddoppiato i suoi voti, dimostrando così che esiste una possibilità concreta per recuperare voti ed elettori, anche all’interno di quell’area dell’astensione che è tutt’altro che monolitica e irraggiungibile. Questa possibilità richiede, però, un recupero vero, non solo episodico o tattico, del rapporto col territorio. Un rapporto, peraltro, che necessita di essere coltivato nel tempo, che presuppone la conoscenza dei problemi e delle paure dei cittadini e che, soprattutto, sia in grado di offrire soluzioni e risposte efficaci alle loro questioni quotidiane.

Se c’è dunque una lezione da trarre, in termini di astensionismo, da questa tornata elettorale, è che l’area del non-voto, per quanto preoccupantemente crescente nel nostro paese, è tutt’altro che granitica o monolitica. Ci sono, anche se sempre più ridotti, spazi per invertire la rotta e riportare la gente alle urne. Ma non esistono soluzioni semplici né, per così dire, “a pronta presa”. Servono un progetto a lunga scadenza, un impegno organizzativo sul territorio e, infine, un’agenda politica che torni a mettere al centro del dibattitto le questioni sociali concrete per i cittadini. Di fronte a queste condizioni, anche il più fedele degli astensionisti potrebbe vacillare.