Dopo dieci giorni di arrivi via mare ridotti al lumicino per via delle condizioni meteomarine avverse, a Lampedusa sono tornate le barche cariche di migranti. Una buona parte con provenienza tunisina, soprattutto dalle coste di Sfax e Mahdia.

Non è una buona notizia per il governo Meloni che tra il fantomatico accordo con Saied e le pressioni diplomatiche continua a vantarsi di aver abbattuto le partenze da quel paese. Spesso, però, lo fa in concomitanza con mareggiate e vento forte.

Sono un migliaio le persone arrivate sulla maggiore delle isole Pelagie tra Natale e ieri sera (e nei prossimi sette giorni è previsto mare piatto). Oltre 25 gli sbarchi complessivi.

Su un barcone partito dalla città libica di Zuara, che trasportava 49 persone originarie di Pakistan e Bangladesh, la guardia di finanza, intervenuta con un motovedetta per effettuare il soccorso, ha trovato un uomo privo di vita e uno ferito. Entrambi, pare, a causa di colpi di arma fuoco. Il peschereccio è stato sequestrato e sull’episodio sono a lavoro gli investigatori per ricostruire l’accaduto.

Intanto 34 migranti, verosimilmente di nazionalità tunisina, sono sbarcati a Pantelleria. Tra loro anche due donne incinte. Altri 43, probabilmente cittadini algerini, sono invece arrivati sulle coste sarde di Teulada, Porto Pino e Sant’Anna Arresi a bordo di tre piccole imbarcazioni. Sette le donne e sei i minori. Tutte le persone sono state portate nel centro di prima accoglienza di Monastir, in provincia di Cagliari, per l’identificazione.

In giro per il Mediterraneo ci sono poi tre navi Ong che dopo aver salvato 450 persone sono costrette a percorrere centinaia di chilometri per raggiungere i porti assegnati dal Viminale. La Sea-Watch 5 è attesa oggi nel nord della Toscana: attraccherà a Marina di Carrara. «La nostra città si farà trovare pronta ma costringere a un ulteriore viaggio in mare di oltre 1.100 chilometri 119 persone appena soccorse non ha niente di umano», ha detto la sindaca dem Serena Arrighi. A bordo il più piccolo ha appena tre anni. Tutti sono stati salvati la notte di Natale, in due diversi interventi nelle acque internazionali davanti alla Libia.

La Sea-Eye 4, invece, ha portato al sicuro 106 naufraghi che viaggiavano su due barconi il giorno di Santo Stefano. In questo caso gli interventi sono avvenuti lungo la rotta tunisina. Eritrea, Guinea, Cameroon, Mali, Gambia e Senegal le nazionalità principali. Il porto assegnato in questo caso è Brindisi.

E in Puglia, ma più a nord: a Bari, si sta dirigendo anche la terza nave umanitaria in missione durante queste festività segnate dalle partenze. Si tratta della Ocean Viking, di Sos Mediterranée. Tre i salvataggi, di cui il primo davanti a una motovedetta libica e il secondo coordinato dalle autorità italiane, per un totale di 224 naufraghi.

Verso l’area di ricerca e soccorso sta navigando adesso la Open Arms. Sarà da sola perché tutte le altre Ong rimarranno fuori gioco per diversi giorni a causa della lontananza dei porti indicati dalle autorità italiane.

RETTIFICA 28/12/23, H 9.54

Diversamente da quanto scritto, nell’area di ricerca e soccorso al largo delle coste libiche si trova anche la nave Geo Barents di Medici senza frontiere.