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Blackbird, il ritorno dei diritti civili all’epoca del ministro ValditaraHa più interpretazioni, il nuovo album di Beyoncé (pubblicato ufficialmente il 29 marzo) dal titolo Cowboy Carter. La prima è che la musica – ma questa non è una novità – ha tutto per essere considerata tra le migliori di oggi: strumentazioni, arrangiamenti, melodie, divertente e persino quando si tratta di rivisitare cover non proprio semplici, come la Blackbird di Lennon&McCartney, con armonie vocali ad abbellire la linea madre della voce, aggiungendo uno spessore vagamente r’n’b all’arrangiamento che rimane essenziale. Nella svolta country, Beyoncé nasconde un prisma di stili e lo fa a suo modo. «Le critiche che ho dovuto affrontare quando ho iniziato a dedicarmi a questo genere di musiche mi hanno costretto a superare le barriere che mi erano state imposte», ha raccontato Beyoncé. «La cosa che più mi appaga è quella di aver sfidato me stessa e di aver impiegato tempo per fondere insieme i generi per creare questo lavoro». Country ma non solo, un prisma di stili e rimandi alla tradizione soul

C’È DI TUTTO, in effetti. Dolly Parton regala un cameo introduttivo prima che parta il riff della sua Jolene che Beyoncé ha voluto a tutti i costi rivisitare; Bodyguard tende molto più al rock che non al country; con Miley Cyrus duetta che è uno spasso; il funk è alle fondamenta e persino all’ultimo piano di Desert Eagle, almeno quanto l’hip hop lo è in Spaghettii. C’è persino una breve scheggia – cantata in italiano – di Caro mio ben, l’aria da camera scritta nel Settecento da Tommaso Giordani (ripresa nel 2009 anche da Mina nell’album Sulla tua bocca lo dirò). A Nashville e lungo tutti gli Appalachi storcerebbero dunque il naso, i puristi del banjo e fiddle. Centoventi minuti di musica, non sono pochi, anche se c’è molta polemica tra i fan, perché pare che la versione in vinile e quella in cd fisico non ripropongono tutti i brani presenti invece nella versione in digitale. Una svista digitale o un’operazione di mercato che costringerà i suoi adepti ad avere tutte le versioni possibili e immaginabili? Bisogna aspettare qualche giorno che il suo entourage spieghi per bene l’accaduto. Un’altra interpretazione è che parla di un’America altra, bianca e conservatrice, ma lo fa raccontando, col suo mescolare e saltare di qua e di là tra stili e generi, che anche quell’estetica lì può avere un futuro, come già pensava Tina Turner 51 anni fa quando realizzò il suo debutto discografico proprio ispirandosi a questo genere.

BEYONCÉ aveva già lanciato segnali forti: a parlare era il look western con cui si è presentata agli ultimi Grammy. Durante il Super Bowl ha presentato due nuove canzoni e una di queste, Texas Hold ‘Em, singolo che ha spopolato in tutte le radio, è decisamente il capitolo più country del suo viaggio.
Cowboy Carter è indubbiamente il secondo atto di un viaggio sonoro, e non solo, iniziato con Renaissence, dove la diva indagava le matrici black della musica presenti nell’estetica elettronica (sulla cover del disco era seduta su un cavallo argentato, ora si presenta in una foto identica ma il cavallo è diventato bianco, con bandiera degli Stati uniti, outfit da rodeo futuristico). Insomma, i segnali che ci sia davvero un terzo atto sono davvero molti.