Il recente rilascio nei giorni scorsi di alcuni studenti rapiti e le immagini della resa alle forze di sicurezza di circa un migliaio di miliziani di Boko Haram aveva fatto sperare in un miglioramento del fenomeno legato ai rapimenti di studenti – oltre 1000 quest’anno – ed alla precaria situazione sulla sicurezza della popolazione in numerosi stati della Nigeria settentrionale e centrale.
Speranza vana, visto che nella serata di mercoledì una cinquantina di “banditi” – come vengono chiamati dalle autorità centrali – hanno assaltato l’ennesima scuola, la Kaya High School, vicino a Maradun nello stato di Zamfara e rapito 73 studenti.

LE AUTORITÀ STATALI di Zamfara hanno imposto restrizioni alla circolazione notturna su strada, mentre le scuole primarie e secondarie sono state «temporaneamente chiuse», ha detto all’Afp il ministro dell’informazione, Ibrahim Dosara. E giovedì 5 delle studentesse rapite sarebbero state liberate dalle forze di sicurezza. Ma gli sviluppi non sono serviti a calmare l’opinione pubblica, molto critica nei confronti dell’inerzia del governo e del presidente Muhammadu Buhari, tanto più che il liceo dove sono stati rapiti gli studenti si trovava a pochi chilometri dalla sede delle autorità locali a Maradun.

SECONDO LA STAMPA LOCALE il progressivo aumento dei rapimenti a scopo di estorsione è legato a questioni etniche, visto che la maggior parte degli uomini armati sono giovani di etnia Fulani – tradizionalmente pastori nomadi – che si sono armati perché trascurati dal governo centrale da un lato e impegnati dall’altro in un conflitto decennale con le comunità agricole Hausa per l’accesso all’acqua e al cibo.
Il giornalista nigeriano Abdulaziz Abdulaziz, direttore del quotidiano Daily Trust, ha intervistato alcuni degli uomini armati e ha affermato di aver visto «dozzine di campi in remote aree forestali nel nord-ovest che ospitano centinaia di combattenti», con almeno 2mila “banditi” nel solo stato di Zamfara.

Inizialmente, molti credevano che ci fosse una differenza tra gli estremisti islamici del nord-est, guidati dall’ideologia, e i banditi del nord-ovest che si pensava cercassero solo di arricchirsi. Tuttavia, i prigionieri rilasciati in questi mesi hanno fornito dettagli che suggeriscono che alcuni banditi condividono le convinzioni estremiste con il gruppo Boko Haram, il cui nome significa «l’istruzione occidentale è proibita» in lingua Hausa.

TIMORI CONFERMATI, sempre secondo il quotidiano Daily Trust, dalle testimonianze dei ragazzi liberati con la minaccia da parte dei rapitori «di non tornare nelle scuole perché sarebbero stati nuovamente rapiti» e con l’obiettivo dichiarato di «obbligare i governi regionali alla chiusura di tutte le scuole negli stati del nord-ovest, perché portatori di una cultura miscredente da combattere con tutti i mezzi».

LO SCEICCO AHMAD GUMI, un religioso nigeriano che è stato tra i pochi ad avere contatti con i banditi e ad aver negoziato con loro, riferisce alla stampa locale che la situazione «sta progressivamente peggiorando in tutto il paese a causa anche del reclutamento di molti combattenti di Boko Haram nei diversi gruppi di banditi».
Le preoccupazioni dell’opinione pubblica riguardano l’alleanza tra questi gruppi e il terrorismo di matrice jihadista. Da questo punto di vista la morte di Abubakar Shekau, storico leader di Boko Haram, ha decretato da una parte la definitiva affermazione dello Stato islamico dell’Africa occidentale (Iswap) con un dominio del gruppo in tutta la parte nord-orientale del paese e dall’altra un aumento del fenomeno del banditismo con i miliziani di Boko Haram che non sono stati assorbiti da Iswap.