Il terzo giorno della Convention dem verrà ricordato per il discorso con il quale Kamala Harris ha accettato l’investitura ufficiale a candidata vicepresidente e per il discorso dell’ex presidente Barack Obama, il più forte ed allarmante di tutta la sua carriera. Harris, per presentarsi, non ha sottolineato l’immagine del procuratore di ferro per cui è nota, abbracciando invece un tono caldo e familiare parlando di sé, ma ricordando che «non c’è vaccino contro il razzismo, ci dovremo pensare noi» e che «riconosco un predatore, quando ne vedo uno».

A cento anni esatti dall’approvazione dell’emendamento della Costituzione che concede il voto alle donne, Trump è stato attaccato da tutte le figure femminili di spicco del Partito Democratico, dalla sua ex sfidante Hillary Clinton, che ha invitato ad andare a votare in quanto «Biden potrebbe perdere le elezioni anche prendendo tre milioni di voti più di Trump», alla sua arcinemica Nancy Pelosi, alla senatrice del Massachusetts Elizabeth Warren.

«L’ignoranza e l’incompetenza di Donald Trump sono sempre stati un pericolo per il nostro Paese – ha detto Warren – l’emergenza Covid è stato il suo banco di prova. Ed ha fallito. Miseramente». E poi è arrivata la voce di Obama. Il suo discorso era previsto come ultimo, per concludere la giornata, ma l’ex presidente ha chiesto di lasciare la chiusura a Kamala Harris, per marcare il passaggio di ruoli.

Solitamente alle convention gli ex presidenti parlano in appoggio al candidato del loro partito, e non si ricorda nella storia Usa un ex presidente che ad una convention abbia pronunciato un’arringa tanto accusatoria e di condanna senza attenuanti nei confronti del presidente in carica, ma, come ha detto il repubblicano John Kasich, «questi non sono tempi normali».

Obama ha suonato tutte le sirene d’allarme, con in tono cupo e preoccupato che non aveva mai usato prima, parlando di un presidente che «farebbe qualunque cosa pur di prevalere, anche compromettere la nostra democrazia. Avevo sperato che Donald Trump potesse interessarsi a questo incarico seriamente. Ma non lo ha mai fatto, non ha imparato il suo ruolo di presidente perché non è in grado di farlo. Le conseguenze di questo fallimento sono severissime: 170 mila morti. Milioni di posti di lavoro persi. I nostri peggiori istinti sciolti, la nostra orgogliosa reputazione nel mondo gravemente compromessa e le nostre istituzioni democratiche minacciate come mai era avvenuto prima». Se tutta questa convention è un lunghissimo spot per chiedere ai cittadini di andare a votare, Obama l’ha motivato senza mezzi termini spiegando che in ballo c’è il concetto stesso di sopravvivenza della democrazia.

«Se prendi sul serio la nostra democrazia – ha scritto Obama il giorno seguente in una mail ai sostenitori del partito- non puoi permetterti di restare in disparte in queste elezioni».