«L’affrancamento da Mosca passa attraverso le abitazioni»
Legambiente e Kyoto Club Come dimezzare le import di gas senza inquinare e abbattere le bollette
Il progressivo affrancamento del gas russo passa anche dal nostro locale caldaia. Riqualificando ogni anno il 3% del patrimonio edilizio con misure di efficientamento e di elettrificazione dei consumi che prevedano la sostituzione delle caldaie a gas con un milione di pompe di calore elettriche, entro 2030 si potrebbero risparmiare 12 miliardi di metri cubi di gas, pari al 41% delle importazioni da Mosca.
Il calcolo è contenuto nello studio «Dal gas alle rinnovabili: Scenari e benefici economici dei sistemi di riscaldamento degli edifici» realizzato da Elemens e presentato ieri da Legambiente e Kyoto Club. Il taglio del gas comporterebbe risparmi in bolletta (fino all’80% rispetto ai primo trimestre 2022), minori emissioni di CO2 (22 milioni di tonnellate in meno) e vantaggi per la sicurezza (nel 2019 ci sono stati 270 incidenti a caldaie a gas che hanno causato la morte di 35 persone).
Per ottenere questi risultati, però, serve cambiare passo nella politica degli incentivi che, secondo Elemens, hanno di certo avuto impatti sull’efficienza, ma sul fronte della riduzione del gas naturale il risparmio è stato contenuto ed è andato progressivamente a decrescere: se nel 2011 si sono risparmiati 0,8 miliardi di metri cubi, nel 2020 il risparmio si è ridotto a 0,3 miliardi di metri cubi, a fronte di 27 miliardi di euro di detrazioni fiscali. «La cosa non stupisce – ha commentato Tommaso Barbetti, l’autore dello studio – se si considera che gli eco-bonus finanziano l’installazione di caldaie a condensazione a gas». Solo nel 2020 ne sono state installate 133mila grazie agli incentivi.
«L’Italia è l’unico paese al mondo che regala caldaie a metano, una follia che stiamo pagando a caro prezzo – ha dichiarato il vicepresidente di Legambiente, Edoardo Zanchini – Possiamo raggiungere risultati ambiziosi dando invece priorità agli interventi negli edifici più energivori, premiando chi riduce di più i consumi, aiutando chi oggi sta più soffrendo la crisi con interventi negli edifici di edilizia residenziale pubblica dove vivono famiglie in condizioni di povertà energetica. In questo modo, in pochi anni possiamo ottenere un risultato superiore alla costruzione di un nuovo gasdotto ma con benefici in termini riduzione delle bollette e aumento di posti di lavoro». Quella delle pompe di calore, infatti, è una filiera tutta italiana.
Tre le proposte per correggere il sistema degli incentivi avanzate da Legambiente e Kyoto club, insieme impegnate da mesi in una campagna per accelerare il processo di decarbonizzazione degli edifici: 1) legare l’entità del contributo alla riduzione del consumo di gas e dei fabbisogni energetici. 2) accelerare l’eliminazione dei sussidi ambientalmente dannosi che favoriscono il consumo di gas e gpl negli edifici eliminando nell’arco di tre anni accisa e Iva ridotta. 3) eliminare gli incentivi per l’installazione delle caldaie a gas (dal 2023 esclusione dal superbonus 110%, dal 2026 esclusione dalla detrazione del 50%) e vietare l’installazione di caldaie a gas negli edifici nuovi (dal 2024) e nelle ristrutturazioni degli interi edifici (2027) per sostituirle con pompe di calore integrate con fonti rinnovabili.
Gli esempi a cui ispirarsi in altri paesi europei non mancano: in Irlanda nel febbraio del 2020 è stato approvato un pacchetto per il miglioramento delle classi energetiche degli edifici che prevede un incentivo fino al 50% della spesa, mentre per le persone che soffrono di povertà energetica è prevista la copertura intera. Interventi più radicali nella riduzione dei consumi possono accedere ad incentivi fino all’80%. In Francia, l’installazione delle pompe di calore è incentivata fino a 9.000 euro. Nelle Fiandre (Belgio) si mira a rendere obbligatoria entro il 2023 la riqualificazione energetica di immobili acquistati almeno fino alla classe D: l’intervento deve essere effettuato entro i 5 anni successivi all’acquisto. Inoltre, per i nuovi edifici sarà proibito avere un riscaldamento a gas – se non in conformazione ibrida con pompa di calore – e entro il 2026 sarà proibita anche la connessione alla rete del gas.
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