L’aeroporto di Notre-Dame-des-Landes a sud di Nantes non verrà costruito. Il governo rinuncia, dopo 50 anni di polemiche. Lo ha annunciato ieri il primo ministro, Edouard Philippe: «Constato oggi che non ci sono le condizioni per portare a buon fine la costruzione dell’aeroporto».

Al posto ci saranno interventi per ampliare l’attuale aeroporto di Nantes, costruito negli anni ’30. Le terre umide dove avrebbe dovuto nascere la nuova struttura «ritroveranno la loro vocazione agricola».

GLI ECOLOGISTI ESULTANO. I politici locali, di destra ma anche di sinistra, protestano e denunciano «una negazione di democrazia», perché nel 2016 c’era stato un referendum locale, vinto al 55% dal Sì all’aeroporto, oltre a 178 sentenze giudiziarie, in seguito a ricorsi, tutte favorevoli alla costruzione.

 

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Macron è accusato di essersi rimangiato l’impegno preso in campagna elettorale. Nicolas Hulot, ministro dell’Ambiente, ottiene una importante vittoria. Mentre Edouard Philippe ammette: «Nessuna soluzione è buona», dopo 50 anni di braccio di ferro.

Ma il primo ministro ha giustificato la scelta anche da un punto di vista politico: per 50 anni la situazione è rimasta bloccata, anche noi «avremmo potuto fare come tutti gli altri» e rimandare sine die la decisione.

Oggi, la soluzione è «ragionevole e di pacificazione, in un contesto locale teso». Philippe ha sottolineato che si tratta di «una decisione eccezionale in un contesto eccezionale», che non anticipa una politica generale di abbandono di altri grandi progetti, anch’essi oggetto di contestazione.

 

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Per l’eurodeputato Verde José Bové, si tratta della «vittoria del buon senso contro un progetto che appartiene al passato».

Per il partito di Macron, Lrm, è stata «una decisione difficile e responsabile». Il presidente dell’Assemblée nationale, François de Rugy (che viene dall’ecologia), «prende atto con soddisfazione» della soluzione. Il movimento fondato dal candidato socialista alle presidenziali, Benoît Hamon, Génération.s, «si rallegra».

A destra, i Républicains sono indignati, parlano di «capitolazione di fronte alla violenza», di «rinuncia dello stato, che abbassa i pantaloni», affermano che «la presidenza Macron si è affossata nel fango di Notre-Dame-des-Landes».

La sindaca di Nantes, la socialista Johanna Rolland, ha sottolineato «la mancanza di democrazia, un brutto colpo per la regione del Grande Ovest, per noi è un tradimento, lo stato dice: il vostro voto non conta, è un indebolimento dello stato di diritto».

Rolland mette in guardia: anche per l’allargamento dell’attuale aeroporto di Nantes ci sono problemi ambientali e l’inquinamento acustico, che si estenderà a circa 100mila abitanti (mentre con Notre-Dame-des-Landes sarebbe stato limitato a qualche migliaio di persone) sarà un serio problema.

LA STORIA emblematica dell’aeroporto di Notre-Dame-des-Landes inizia nel 1968, quando la zona viene individuata per la costruzione di una nuova infrastruttura aeroportuale, che avrebbe dovuto sostituire Nantes-Atlantique, nato negli anni ’30 e servire tutto l’ovest, da Nantes a Rennes.

Viene creata la Zad, che ufficialmente significa zone d’aménagement différée (zona di sfruttamento razionale differito) e che il movimento di protesta e di occupazione dei luoghi interpreta come zone à défendre (zona da difendere). L’opposizione nasce allora, tra gli agricoltori.

Seguono anni di tergiversazioni, di inchieste pubbliche, di studi, di ricorsi giudiziari. Nel 2008, esce il decreto di «utilità pubblica» del progetto.

Nel 2009, prende forma la Zad militante, decine di oppositori occupano le terre e le fattorie. Nel 2012, con l’operazione César, che si conclude con un clamoroso fallimento, il governo di Jean-Marc Ayraud (ex sindaco di Nantes, primo governo della presidenza Hollande) cerca di espellere con la forza gli occupanti.

L’azione è violenta, da entrambe le parti.

Per uscire dall’impasse, Hollande organizza un referendum locale, ma il perimetro degli aventi diritto al voto è contestato: vota più del 50% e al 55% a favore dell’aeroporto.

Macron, dopo aver affermato in campagna elettorale, che il risultato del voto andava rispettato, ha poi nominato una commissione di tre esperti (contestata, perché due di loro erano dei noti oppositori al progetto), che consegna al governo un rapporto che mette a confronto le due ipotesi – costruzione di Notre-Dame-des Landes e ampliamento dell’attuale aeroporto di Nantes – senza prendere posizione. Ieri, è arrivata la decisione definitiva di rinuncia.

ALL’INIZIO, l’aeroporto di Notre-Dame-des-Landes doveva venire costruito per poter accogliere il Concorde. Ma oggi il Concorde non esiste più, i voli a lunga distanza sono prerogativa degli hub (Parigi) e gli aeroporti regionali si concentrano sui voli a media distanza.

Le esigenze ambientaliste sono in primo piano: gli ecologisti hanno messo in evidenza l’importanza della preservazione della zona umida e della biodiversità locale.

Restano adesso due questioni da risolvere: l’adeguamento dell’offerta alla domanda di trasporto aereo per l’ovest della Francia e l’indennizzo che non mancherà di chiedere il gigante dei lavori pubblici Vinci, che nel 2010 ha firmato con lo stato un contratto per l’appalto e che gli affida lo sfruttamento dell’aeroporto per 55 anni (circola la cifra di 350 milioni di euro, ma Vinci potrebbe ottenere altri tipi di compensazione).