«Henry Kissinger, il criminale di guerra amato dalla classe dirigente americana, è finalmente morto». Così ha sobriamente titolato Rolling Stone l’articolo di Spencer Ackerman uscito poco dopo l’annuncio della morte del segretario di Stato più potente di tutti i tempi.

«L’infamia dell’architetto della politica estera di Nixon giace, eternamente, accanto a quella dei peggiori assassini di massa della storia. Una vergogna più profonda grava sul Paese che lo celebra», ha scritto Ackerman in un articolo ripreso e diffuso da tutta quella parte di America che lo aveva individuato come nemico sin dagli anni ’70, quando Nixon venne lo chiamò alla Casa Bianca come segretario di Stato, ruolo che ha mantenuto dal 1973 al 1976, passando attraverso due amministrazioni repubblicane, quella di Nixon e quella di Ford. A scoprirlo però era stato il primo, che lo aveva reclutato nel 1969 come consigliere alla sicurezza.

KISSINGER era ebreo, nato in Baviera nel 1923 con il nome di battesimo di Heinz Alfred, ed era fuggito dall’Olocausto con la famiglia nel 1938. Nel 1950 si laureò con lode ad Harvard, dove aveva studiato scienze politiche e dove nel 1951 e nel 1954 conseguì il master of arts e il dottorato in filosofia.

«Ad Harvard – scrive Greg Grandin su Jacobin – Kissinger durante la discussione di un seminario affermò, che non si può essere radicalmente liberi e allo stesso tempo soggetti a un requisito morale fisso (…) In altre parole, Kissinger si dichiarò ben presto a favore di ciò che la Nuova Destra moderna ha denunciato, almeno fino a poco tempo fa, come relativismo radicale: non esiste una verità assoluta». Arrivato in una posizione di potere Kissinger non si è smentito, ed è diventato una figura molto discussa per la sua realpolitik, un’idea spietata e cinica secondo cui gli stati possono perseguire i propri interessi in qualsiasi modo.

Di fatto Kissinger non hai mai smesso il ruolo di segretario di Stato. Anche dopo essere uscito di scena con la presidenza Carter, l’influenza sua e delle sue idee è andata ben oltre la durata effettiva dei suoi mandati ufficiali. Ha consigliato Reagan, entrambi i presidenti Bush, Donald Trump lo ha ricevuto alla Casa Bianca, ed ha continuato a esprimersi su temi di attualità, come il conflitto ucraino.

Prima dell’invasione della Russia si era detto contrario all’entrata dell’Ucraina nella Nato, temendo la reazione militare da parte di Mosca e sorvolando sulla volontà degli ucraini. Per chi ha visto la sua influenza sulla politica Usa rimanere inossidabile nel tempo, questa non è stata una posizione sorprendente.

VIA VIA che i documenti riservati che lo riguardavano sono stati declassificati e resi pubblici, sono arrivate le prove delle azioni che lo hanno reso inviso a una grossa fetta di americani. Non voci di corridoio, ma documenti ufficiali hanno dimostrato che nel 1971 Kissinger si girò dall’altra parte e non si oppose alle atrocità commesse dal Pakistan quando il Bangladesh ottenne l’indipendenza, in quanto era un intermediario chiave con la Cina; nel 1973 diede la sua approvazione al golpe militare contro il presidente cileno di sinistra Salvador Allende; nel 1975 fu lui a sostenere il governo dell’Indonesia alleato su posizioni anticomuniste, quando invase e conquistò Timor Est.

Queste sono solo alcune delle ragioni per cui Bernie Sanders nel 2016, durante un dibattito con Hillary Clinton per la nomination democratica alle presidenziali, prese una posizione opposta al consenso dell’establishment, e dichiarò che – se fosse diventato presidente – «non accetterò consigli da Henry Kissinger. Credo che Henry Kissinger sia stato uno dei segretari di Stato più distruttivi nella storia moderna di questo paese».

L’eco della posizione di Sanders è risuonata anche nell’articolo di John Nichols su The Nation, che ha ricordato come «il ruolo svolto dall’ex segretario di Stato nell’orchestrare il bombardamento segreto della Cambogia durante l’era della guerra del Vietnam» fosse stato descritto perfettamente da Anthony Bourdain nel suo libro del 2001, A Cook’s Tour: «Una volta che sei stato in Cambogia, non smetterai mai di voler picchiare a morte Henry Kissinger a mani nude. Non sarai mai più in grado di aprire un giornale e leggere senza soffocare di quel pezzo di merda traditore, prevaricatore e assassino che (…) partecipa a un evento in abito da sera».

IL BOMBARDAMENTO segreto di cui scriveva Bourdain era stato rappresentato dal fumettista politico Gary Trudeau nel 1971 in una striscia che è stata ripubblicata più volte in queste ore, in cui si vedono una coppia di cambogiani prendere in giro un americano riguardo la segretezza di quel bombardamento annunciato.

Un altro storico fumettista politico, Daniel Perkins (aka Tom Tomorrow), ha preferito dare la notizia della morte di Kissinger telegraficamente su BlueSky, parafrasando la morte della strega nel Mago di Oz: «Ding dong, mather fucker».