Si svolge mentre in Italia infuria il dibattito sulla nave Diciotti l’annuale Sinodo delle Chiese metodiste e valdesi. A Torre Pellice (To), «capitale» delle valli valdesi fino al 31 agosto 180 deputati (90 pastori e 90 laici, quasi la metà donne) si riuniscono per discutere e deliberare su questioni di carattere sia ecclesiale che sociale, si parla anche e soprattutto di migrazioni, questione su cui le Chiese evangeliche italiane sono impegnate in prima linea, insieme alla Comunità di sant’Egidio, con il progetto dei Corridoi umanitari.

«All’inizio c’è il peccato culturale: egoismo, menzogna e demonizzazione dell’avversario», che echeggiano in affermazioni come «la gente è stufa, se a te interessa degli altri perché non te li prendi a casa tua?» ha spiegato, durante il culto di apertura del Sinodo, il pastore Emanuele Fiume. «Poi – ha proseguito, con evidente riferimento al vicepremier e ministro degli Interni, Matteo Salvini – il peccato cultuale, con vangelini esibiti in campagna elettorale con ben altri intenti che la propria edificazione spirituale e, più in generale, con la religione degradata a simbolo identitario orgoglioso ed escludente. E infine il peccato sociale: la minaccia di chiusura dei porti agli immigrati da parte di settori del governo italiano al fine di esercitare una pressione internazionale».

Una minaccia che è già realtà. «In Europa è in corso un processo politico che mira alla demolizione del patto tra popoli e Stati, rispetto al quale le Chiese non possono essere indifferenti, ma al contrario devono vigilare» ha detto ieri sera Paolo Naso, coordinatore del programma Mediterranean Hope, durante un incontro pubblico dedicato all’Europa. È in atto, ha aggiunto Naso, «una liquidazione del patrimonio europeo in nome di un nazionalismo, che oggi si definisce sovranismo, che è sempre stato causa di sciagure. In realtà, non esiste una via italiana o tedesca ai diritti umani, alle politiche migratorie, alla salvaguardia dell’ambiente: tutti questi sono temi che vanno affrontati a livello europeo».