Quando suono ai citofoni, subito dopo si apre la porta scorrevole metallica. Cerco la guardia, non vedo il suo viso nel vetro a specchio, ma con sorpresa solo il mio, speculare, che mi guarda. Poi la voce mi chiede il documento, lo infilo subito in un piccolo vano che sta sotto il vetro, vedo la mano prensile che lo afferra, veloce lo fa sparire. Ho sempre pensato con angoscia al carcere, quando passavo qui davanti da ragazzino, mentre costeggiavo a piedi il vecchio edificio della casa circondariale di Fermo, e vedevo in cima a un muro alto i vetri rotti...