Nei giorni del dopo-voto in Toscana si fa una certa fatica ad adattarsi alla nuova configurazione politica. Dopo decenni di stabilità, lo spostamento a destra porta la regione ad essere quasi tripolare. Con un terzo dei voti al Pd e agli alleati (34,2% complessivo, con i democratici al 30,5%). Poco meno alla destra (32,1%), con la Lega trainante al 17,4% molto avanti a Fi (9,9%). Poi circa un quarto (24,7%) al M5S. Mentre Leu (4,5%) e Potere al Popolo (2%) chiudono la fila di chi ha superato l’1%. Con una affluenza complessiva in lieve calo, dal 79,2% del 2013 al 77,5% del 4 marzo.

PER CAPIRE cosa è successo, basta ricordare che nel 2013 il voto politico premiò il Pd con il 37,5% e l’alleata Sel con il 3,8%. Mentre i Cinque stelle conquistarono il 24%, e Forza Italia, Lega e Fdi insieme raggiunsero solo il 20,7%, specialmente in virtù del voto forzista (17,5%), perché Fdi non arrivò al 2% (1,8%) e addirittura la Lega raccolse solo lo 0,7%.
Grazie al contributo dell’Osservatorio elettorale della Regione Toscana, che ha analizzato i dati reali dei partiti, si scopre che il Pd ha perso quasi 200mila voti, ridotti a 120mila con la coalizione. Al tempo stesso la destra ha guadagnato circa 225mila voti. Tutti a vantaggio della Lega, che in cinque anni ha conquistato più di 300mila voti, e anche di Fdi, passata da 40mila a 89mila voti. Dal canto suo il M5S ha segnato un lieve incremento percentuale (+0,7%) ma un leggero decremento di voti (-5.686).

Quanto al voto a sinistra, l’area che va da Liberi e Uguali a Potere al Popolo è stabile rispetto al voto degli 84mila voti ottenuti da Sel nel 2013 più i quasi 60mila ottenuti da Rivoluzione civile. «C’è però un dubbio – annota l’Osservatorio – rappresentato dalle due liste di ispirazione comunista (Pc di Marco Rizzo e Pcl-Scr), che guadagnano 10mila voti. E anche dalle prime analisi sui flussi, che mostrano uno spostamento di voti dal Pd verso Leu. Se ne potrebbe dedurre che una parte del precedente elettorato di estrema sinistra abbia scelto il voto al M5S, o l’astensione o, per una parte difficilmente quantificabile, anche il Pd».

Effetto diretto del voto, il netto dimagrimento della rappresentanza parlamentare del Pd, che su 57 eletti in Toscana ora ne conta solo 21 fra Camera e Senato, cui vanno aggiunti gli alleati Gabriele Toccafondi (Civica popolare) e Riccardo Nencini (Insieme). Fra gli altri eletti ce ne sono 10 di Fi, 9 della Lega e 4 di Fdi per la destra, che così pareggia con il centrosinistra (23 a 23). Mentre il M5S può contare su 10 parlamentari, e Leu solo sul coordinatore di Mdp Roberto Speranza.

Le elezioni amministrative alle porte – in Toscana si vota fra gli altri nei tre capoluoghi provinciali Pisa, Siena e Massa – hanno già convinto il Pd toscano ad una “ripartenza” con una coalizione di centrosinistra allargata a Leu. I nuovi reggenti del partito (sono cinque, di cui tre di area Renzi, uno di area Orlando e una di area Emiliano), per bocca del portavoce Marco Recati, sono stati chiari: «A sinistra del Pd non c’è stato sinceramente un gran risultato, ma comunque ci sono tante persone che fanno parte dalla nostra storia, dobbiamo ripartire anche da lì».

aeroporto
IL PROBLEMA, soprattutto per il Pd, è che lo tsunami elettorale sia sta facendo sentire anche nelle pratiche amministrative: la prima, vera notizia post-voto è l’opposizione congiunta di sette sindaci, con una serie di ricorsi al Tar, al discusso progetto di un aeroporto intercontinentale a Firenze. Da una parte il sindaco Nardella e il presidente regionale Rossi (di Leu); dall’altra i primi cittadini di Prato, Sesto Fiorentino, Calenzano, Campi Bisenzio, Carmignano, Poggio a Caiano e Signa. Cinque di loro sono del Pd, e il sindaco di Prato, Matteo Biffoni, è uno dei reggenti del partito in Toscana.