È il primo target della rivoluzione verde di Volkswagen e il concorrente che più risentirà della svolta produttiva della casa tedesca. In rotta di collisione sulla stessa corsia di Tesla (leader Usa nella produzione di auto elettriche e «azienda più innovativa del mondo» secondo Forbes) gli investimenti record del gruppo di Wolfsburg, al cui confronto il budget degli americani paiono quasi due soldi.

Quasi cento miliardi di euro contro i 17,5 in ordini di acquisto spesi dal costruttore d’Oltreoceano che dopo gli incidenti, letali, ai modelli con guida autonoma si impantanato nello sviluppo della «Tesla 3» non ancora pronta alla produzione in serie.

Intitolata all’inventore serbo Nikola Tesla, l’azienda ha sede in Delaware e a Palo Alto in California fin dalla fondazione nel 2003. Da un’idea di Elon Musk, J. B. Straubel, Martin Eberhard e Marc Tarpenning per «assicurare la mobilità elettrica a tutti», ha prodotto la prima auto «Roadster» nel 2008 riuscendo a vendere 2.300 esemplari in più di trenta Paesi. L’anno successivo ha messo in commercio la berlina «Model S»: il primo mezzo della casa completamente motorizzato a batterie. Nel 2010 apre il ponte con i giapponesi della Toyota dopo il disinteresse di General Motors per lo sviluppo dei mezzi elettrici.

È un’alleanza industriale necessaria all’espansione sul mercato globale che costa 42 milioni di dollari alla società di Musk e circa 50 al partner di Tokyo, ma due anni dopo Tesla riesce a presentare il Suv «X», mentre si preoccupa di costruire la rete di ricarica sulle strade della California. La sua azienda fa gola a Google già nel 2013, ma invece di vendere a Larry Page, Musk, divenuto azionista di riferimento, rilancia con l’allestimento della «Gigafactory-One», la mega-fabbrica nel cuore del deserto del Nevada destinata alla costruzione «in proprio» delle batterie per le nuove Tesla.

Incassa comunque gli investimenti di Page (che punta sull’aero-taxi elettrico «Cobra») convinto dall’alto numero di prenotazioni delle sue auto nonostante il costo da Supercar (100 mila dollari il prezzo della Roadster a corrente alternata). Nel 2015 il volume di vendita di Tesla supera per la prima volta i 100 mila veicoli; la previsione per il futuro modello “3”, invece, si basa su ben 325 mila unità prenotate e 15 miliardi di dollari di incasso (sul totale di mezzo milione di mezzi dell’intera produzione). Per adesso il mercato principale dell’industria creata da Musk rimane quello statunitense con circa 20 mila consegne, ma la macchina americana si vende bene anche in Europa: nella ricca Norvegia e nelle grandi città della Germania.

Merito del design e delle prestazioni affinate grazie all’esperienza della Lotus anche se la formula del motore è «Open Source», a disposizione di chiunque volesse copiare. Brevettata è solamente la tecnologia «Ac Propulsion» appesa comunque alla causa legale con Fisker Automotive che ne rivendica la paternità. Un po’ come nel mondo del Web, da cui provengono fondatori e investitori di Tesla, seppure l’acquisto della fabbrica di Fremont in California imposto dal contratto con Toyota non è per niente virtuale e corrisponde al più avanzato stabilimento automobilistico al mondo. Ma Tesla guadagna anche e soprattutto con i «Supercharger», le colonnine di ricarica a pagamento (25 cent a kilowattora, gratis per i clienti del marchio).

A livello globale i carica-batterie Tesla hanno raggiunto quota 8.250, compresi i distributori installati lungo l’Autostrada Milano-Genova, i primi in Italia.