Alla fine di marzo, dopo otto mesi di rinvii, il Parlamento ungherese ha ratificato l’adesione della Finlandia alla Nato. La decisione sull’appoggio all”investitura atlantica” della Svezia, invece, è stata rimandata. Il motivo di questo starebbe nell’irritazione delle autorità ungheresi a fronte delle critiche di Stoccolma sulla salute dello Stato di diritto nel paese danubiano.

Su tale punto si sono espressi alti esponenti del governo di Budapest: secondo Balázs Orbán, consigliere politico del primo ministro suo omonimo, a diversi parlamentari ungheresi non è andata giù la frequente messa in discussione della democrazia nel paese da parte dei ministri svedesi.

Gli ha fatto eco il capo della diplomazia ungherese Péter Szijjártó, fedelissimo del premier: il politico ha fatto notare che i ministri svedesi “hanno ripetutamente insultato gli elettori e i politici ungheresi e quindi tutta l’Ungheria”. Szijjártó ha precisato che gli esponenti politici del suo paese sono stanchi del dito puntato contro di esso dai loro omologhi scandinavi e che Budapest si aspetta rassicurazioni da questi ultimi. Chiaramente rassicurazioni sul fatto che cessino una volta per tutte queste critiche che le autorità danubiane respingono fermamente sostenendo che in Ungheria non esiste alcun problema in tema di Stato di diritto.

Orbán consigliere, ad esempio, ce l’ha con la ministra svedese degli Affari Ue, Jessika Roswall, la quale di recente avrebbe sottolineato, in una sede pubblica, la necessità che Bruxelles prendesse presto provvedimenti nei confronti dell’Ungheria anche in termini di sospesa erogazione dei fondi attraverso il nuovo meccanismo di condizionalità.

Un altro politico svedese preso di mira è Johan Pehrson, ministro dell’Occupazione e dell’Integrazione e leader del Partito Liberale. In passato questi avrebbe definito xenofobo e nazionalista il governo ungherese e l’avrebbe incolpato di violare sistematicamente lo Stato di diritto e di non partecipare realmente al sostegno offerto all’Ucraina dall’Ue.

Come già specificato, secondo Szijjártó i ministri svedesi hanno offeso tutta l’Ungheria, ma i principali partiti dell’opposizione  interna respingono questo tipo di messaggio. A parere di Ágnes Vadai, di Coalizione Democratica (DK), soggetto politico che ha per presidente l’ex premier socialista Ferenc Gyurcsány, gli svedesi e i finlandesi non hanno criticato tutto il popolo ungherese, ma solo il governo.

La medesima ha anche stigmatizzato i continui rinvii di queste ratifiche; a oggi, come sappiamo, è arrivata solo quella a favore dell’adesione atlantica di Helsinki dopo una lunga neutralità, da parte di quest’ultima, interrottasi nel frangente della guerra in Ucraina.

Il sì su questo nuovo ingresso nell’Alleanza atlantica è quindi un dato di fatto; va comunque detto che non pochi parlamentari del partito governativo Fidesz avevano da tempo espresso preoccupazioni per i potenziali rischi geopolitici legati all’estensione di oltre mille chilometri del confine fra Russia e Nato con l’adesione della Finlandia. Di fatto, poi, però, la ratifica è passata con 182 voti a favore, solo 6 quelli contrari.

Nel caso della Svezia è tutto un po’ più complesso anche dal punto di vista della Turchia dal momento che Stoccolma presta da tempo sostegno ai curdi del PKK che per la Turchia, per l’Ue e per gli Usa sono dei terroristi. Ma di fatto non vanno dimenticate le persecuzioni da parte delle autorità turche nei confronti dei curdi, cosa per la quale la Svezia ha delle volte accolto membri del PKK come rifugiati politici rifiutandosi di estradarli in Turchia e i due paesi devono vedere come superare questo disaccordo.

Dal punto di vista ungherese, come abbiamo visto, c’è invece l’irritazione delle autorità di Budapest per apprezzamenti poco lusinghieri da parte svedese sullo stato di salute della democrazia nella patria di Orbán. Per questo il parlamento ungherese ha deciso di rinviare la decisione ed esaminare la domanda di adesione alla Nato, da parte della Svezia, separatamente da quella finlandese. Ora bisogna vedere quanto durerà il disappunto ungherese.