Il piccolo dittatore Lukashenko, tirapiedi di Putin, e il torvo e potente Erdogan ricattano i propri cittadini in nome della sicurezza, della patria o dei valori religiosi tradizionali. Ma anche le pseudo-democrazie autoritarie apprezzano e usano l’arma del ricatto. È il caso di Polonia e Ungheria, troppo deboli per imporre una prospettiva strategica all’Europa, ma abbastanza forti per condizionare le scelte politiche ed economiche dell’Ue. Oggi, lo strumento del ricatto è costituito da poche migliaia di profughi – afghani, iracheni ecc. – ammassati nella no man’s land tra Bielorussia, Polonia e Lituania. Lukashenko ha spinto i profughi alla frontiera polacca...