La Corte suprema degli Stati uniti, la più alta corte della magistratura federale, ha giurisdizione di appello di ultima istanza su tutti i casi di tribunali federali e tribunali degli Stati federati, ha la facoltà di invalidare una legge e di annullare gli ordini esecutivi presidenziali se ritiene che violino la Costituzione. È composta da 9 giudici che rimangono in carica a vita o fino a quando si dimettono o nel rarissimo caso in cui vengano rimossi dall’incarico. Quando un posto è vacante, è il presidente degli Stati uniti, con il consenso del Senato, a nominare un nuovo giudice.
Donald Trump ha avuto la possibilità di nominare ben tre giudici super conservatori, Brett Kavanaugh, Neil Gorsuch e Amy Coney Barrett che ha sostituito l’icona liberal Ruth Bader Ginsburg spostando la maggioranza della Corte su posizioni di destra.

I TRE NOMINATI di Trump sono tutti giovani, Barrett ha 48 anni, Gorsuch 53 e Kavanaugh 55, e questo dà loro la possibilità di definire cosa saranno gli Usa, per decenni.
La Costituzione non specifica la dimensione della Corte suprema, e il Congresso ha il potere di alterarne la dimensione, ma questo non accade dal 1869, quando la Corte è passata da 6 a 9 membri. Durante la sua campagna elettorale Joe Biden ha più volte parlato di portare il numero dei giudici a 13, ma i risultati preliminari di una proposta di riforma presentati dalla commissione bipartisan voluta da Biden, fino ad ora hanno evidenziato solo i rischi di una mossa simile.

Al momento, quindi, SCOTUS ha una maggioranza conservatrice di 6 a 3, con il potere di aiutare il Gop a frenare il suo declino annunciato. Il partito repubblicano anche per sole ragioni demografiche, sembra destinato a perdere consensi anno dopo anno, mentre nuove generazioni sempre meno conservatrici si affacciano al voto e gli Usa diventano sempre meno bianchi. Una Corte suprema politicizzata che abbraccia posizioni forti su temi come l’aborto o il controllo delle armi, è di per sé un assist fondamentale per il Gop, ma anche se importantissimo questo non sembra essere sufficiente.

CONSAPEVOLI del peso cruciale che hanno i social media nella costruzione del consenso politico, i conservatori stanno costruendo una sorta di bolla parallela. I media conservatori sono sempre stati un elemento cruciale per il partito repubblicano, ma questa fase della loro espansione non riguarda solo le personalità mediatiche come Sean Hannity o Ingraham, ma la costruzione di un intero ecosistema conservatore che va ben oltre la nuova piattaforma di social media di Trump, Truth Social, la cui missione dichiarata è quella di «creare un rivale del consorzio dei media di sinistra e combattere contro le società della Silicon Valley, che hanno usato il loro potere per mettere a tacere le voci dell’opposizione in America».

Ci sono i fornitori di servizi cloud che ospitano siti web di destra che le cloud più grandi hanno bandito; Rumble, un cosiddetto sito di video a voce libera in competizione con YouTube; almeno 7 social network che cercano di competere con Facebook; criptovalute e case editrici come Winning Team Publishing, la casa editrice gestita dall’ex collaboratore della campagna di Trump Sergio Gor e da Donald Trump Jr, che pubblicherà il primo libro dell’ex presidente.

Finora sono più di 1.000 le persone iscritte al Magacoin, una criptovaluta che i suoi promotori descrivono come la «valuta digitale per la comunità MAGA», e Erik Finman, un 22enne che si definisce il più giovane milionario di Bitcoin al mondo, ha pubblicato su Twitter un video per un nuovo tipo di smartphone a basso costo che, secondo lui, libererà gli americani «dalla dittatura liberal della Silicon Valley».

MENTRE I POLITICI sembrano molto desiderosi di trovare nuove strade non regolamentate per il discorso politico, i dati di Apptopia, la piattaforma di data intelligence che consente di analizzare e ottenere informazioni approfondite su app mobili e dispositivi connessi, mostrano che i consumatori non stanno proprio correndo verso queste nuove alternative, come era invece accaduto durante le elezioni e nelle settimane successive alla cacciata di Donald Trump da tutte le piattaforme social durante l’insurrezione del Campidoglio; da allora i download sono molto rallentati.