La scena è vuota, solo i corpi degli attori la abitano. Sono tanti – ne contiamo quattordici – tutti pronti con zaino e trolley a partire verso la Siria, per dare sostegno alla resistenza curda. Kobane calling on stage, tratto dall’omonima graphic novel di Zerocalcare, approda come da titolo in teatro con una freschezza dirompente che innerva la tagliente comicità del testo, ma anche la tragica esposizione dei fatti.

LA REGIA e l’adattamento di Nicola Zavagli con Teatri d’imbarco ne ha fatto un lavoro corale punteggiato di personaggi inventati dal fumettista (al secolo Michele Rech), rubandoli alla realtà della sua periferia romana e degli incontri vissuti in quei territori devastati dall’Isis e ora anche dalla Turchia di Erdogan.

Uno stile veloce e sporco, che ai dialoghi alterna brevi a parte di riflessione rivolti alla sala piena di giovanissimi spettatori come poche volte si incontrano a teatro. Concitate espressioni romanesche, godute nella tappa romana (al Teatro Vittoria fino al 15 dicembre) in tutte le sue specificazioni toponomastiche, si intessono al racconto dei due viaggi del protagonista Calcare fino al Rojava, nella Confederazione democratica della Siria del nord, dove la rivoluzione delle donne ha dato vita a una rinascita sociale, unica in quella zona, di convivenza pacifica tra diverse etnie e religioni. Parità di diritti pure nelle unità di difesa Ypg e Ypj, le donne curde lottano per il popolo, sono le combattenti che hanno riconquistato Kobane all’Isis, al fianco delle quali si era schierato Lorenzo Orsetti, Orso, ucciso in battaglia la scorsa primavera, per lui si attende dal Comune di Firenze il Fiorino d’Oro.

SUL FONDALE compaiono gigantesche le strisce del fumetto, talvolta per illustrare quel territorio al confine con la Turchia, altre volte per sottolineare la sequenza scenica. E il racconto procede fino all’attraversamento del Tigri, tra personaggi grotteschi e surreali, e veri come Cappuccio rosso, sorridente, nella foto finale, ennesima «martire della rivoluzione». Mentre l’Armadillo si manifesta, attraverso la grande maschera/copricapo indossata a turno da diversi attori, a scatenare la coscienza di Calcare.
E ci si commuove davvero quando sugli applausi il più giovane del gruppo di attori ricorda che Kobane calling on stage è dedicato proprio a Orso. Credeva nella libertà e aveva coraggio, questo novello partigiano, nome di battaglia Tekoser.