La legge marziale e la legge sulla mobilitazione sono in vigore fino alla metà di agosto. Vengono rinnovate ogni 90 giorni. Accade così dal febbraio del 2022, ma ogni volta c’è un giro di vite in più.

La risposta dell’opinione pubblica ucraina è sempre più scettica. I centri di reclutamento hanno fatto sapere che circa 94.500 uomini recentemente non hanno riposto alla chiamata: un dato ufficiale che evidentemente nasconde una realtà ancora più consistente. Tutti i maschi di età compresa tra i 18 e i 60 anni sono arruolabili, secondo il recente decreto presidenziale sulla mobilitazione che restringe sempre di più i casi di esenzione o differimento previsti dalla legge sul servizio militare. Un decreto fortemente impopolare, che i giovani studenti universitari o lavoratori rifiutano radicalmente, fino a preferire l’espatrio anche se illegale.

Per tentare di arginare il fenomeno, il Ministro degli Esteri Kuleba ha disposto che i consolati esteri ucraini nei paesi europei non forniscano più alcun servizio ai cittadini ucraini espatriati in età di coscrizione: «Il nostro paese è in guerra. Trovarsi all’estero non esonera il cittadino dai suoi doveri verso la patria». Attualmente il personale a disposizione delle forze armate ucraine è stimato in 800.000 unità (di cui 62.000 donne, volontarie). Sono invece 860.000 gli uomini adulti ucraini che si trovano all’estero, di cui si stima 650.000 in età militare per evitare di essere mandati al fronte e che non potranno rinnovare i passaporti in scadenza o ottenerne di nuovi, né ricevere documenti e certificati ufficiali; molti di loro rischiano di perdere la cittadinanza ucraina, ma nonostante questo il provvedimento sembra non essere efficace. Di fatto, siamo di fronte al più grande fenomeno di renitenza alla leva registrato in Europa dopo la Seconda guerra mondiale. Un fenomeno che il 54% degli ucraini, secondo il sondaggio dell’Istituto di Sociologia di Kiev, comprende e approva: «I renitenti alla leva si possono capire: nessuno vuole morire», ma che il vescovo di Odessa, Stanislaw Szyrokoradiuk, condanna, tanto da chiedere ai suoi compatrioti fuggiti all’estero di tornare in Ucraina: «Se amiamo la nostra patria, dovremmo difenderla insieme».

Dopo 27 mesi di guerra, con il rischio di un tracollo militare sul campo, il governo di Zelensky si ritrova con una bassissima disponibilità di uomini da combattimento, ma paradossalmente con una nuova potenza di fuoco tecnologica in arrivo dagli alleati europei e americani. Tante armi, poca truppa. È forse per questo che un recente decreto (motivato anche dall’alto livello di corruzione nel mondo militare) impone ai medici in divisa di non praticare la “rivedibilità” per le reclute: o idonei o non idonei, e tutte le pratiche dei “parzialmente idonei” devono essere riesaminate.

Espatriare sembra essere l’unica soluzione per chi rifiuta la guerra e cerca soluzioni di pace, poiché la strada legale per esercitare il diritto umano all’obiezione di coscienza, in Ucraina non è più contemplata, nonostante sia addirittura prevista dalla Costituzione ucraina e nonostante tutti i tentativi di introdurre il servizio civile alternativo in tempo di guerra, secondo una proposta del Movimento Pacifista Ucraino, come ci spiega Yurii Sheliazenko, il leader del Movimento: «L’esercito ucraino si rifiuta ostinatamente di riconoscere il diritto all’obiezione di coscienza, in violazione dei trattati internazionali a cui l’Ucraina ha aderito. Se vogliamo essere europei, dobbiamo attuare gli standard europei invece di incarcerare i prigionieri di coscienza». Sheliazenko è assurdamente accusato di giustificare l’aggressione russa per una sua dichiarazione contenuta nell’Agenda di pace per l’Ucraina e il mondo, che invece condanna esplicitamente l’invasione del febbraio 2022. «È un pretesto per reprimere la mia difesa della pace e dei diritti umani. Mi hanno sequestrato il computer e lo smartphone, e vivo da mesi agli arresti domiciliari notturni».

L’11 giugno, dopo una lunga inchiesta, inizierà un processo nel quale Yurii potrebbe essere condannato fino a 5 anni di reclusione. Inoltre, il Servizio di Sicurezza dell’Ucraina ha esercitato pressioni su altri organi governativi per sciogliere il Movimento Pacifista Ucraino e vietarne le attività pubbliche, e ha impedito la registrazione del sito web “Free Civilians. Herald of peace and conscientious objection” (Civili liberi. Araldo di pace e obiezione di coscienza) da parte del Consiglio nazionale per la regolamentazione dei media (l’organismo militare che controlla la stampa ucraina).