Non c’è spazio per le mezze stagioni nel programma politico di Wiosna, il nuovo partito di centrosinistra polacco fondato da Robert Biedron a Varsavia il 4 febbraio scorso.

Classe 1976, nato a Rymanow, l’ex sindaco di Slupsk, piccolo centro della Pomerania 150 chilometri ad est di Danzica, primo politico apertamente gay in Polonia, punta alla parità salariale, alla chiusura di tutte le miniere di carbone presenti nel paese entro il 2035 e alla liberalizzazione dell’aborto entro la 12 settimana di gravidanza. Difficile prevedere se la creatura di Biedron sia destinata a diventare la terza forza politica del paese.

Le elezioni del parlamento europeo a maggio rappresentano un banco di prova importante per Wiosna e il suo leader dopo l’esperienza di Slupsk. La cittadina è assurta alle cronache nella primavera del 2016 in occasione delle proteste «no-scudo» durante il taglio del nastro per una base del sistema di difesa missilistico integrato della Nato nel vicino villaggio di Redzikowo.

Durante il suo mandato Biedron aveva continuato a chiedere in vano al governo centrale del partito della destra populista di Diritto e giustizia (PiS) degli indennizzi per i sacrifici imposti agli abitanti della zona. Sono passati quasi due anni da allora. Il completamento dei lavori da parte degli americani è stato rinviato al 2020 per «motivi tecnici». Intanto, questo «Sankara polacco», che aveva rinunciato alle auto blu e tagliato indennità ad assessori e consiglieri per risanare i conti cittadini, ha deciso di scendere in campo per occuparsi della cosa pubblica in tutto il paese.

Un passato da attivista lgbt, fa parte della nuova onda dei sindaci progressisti, spesso indipendenti, che hanno tenuto botta al PiS alle amministrative dell’autunno scorso. Il retroterra di Biedron è lo stesso di Pawel Adamowicz, l’ex sindaco di Danzica tragicamente ucciso su un palco davanti ai suoi concittadini il mese scorso. Wiosna in polacco significa «primavera, e visto che le europee sono ormai quasi alle porte abbiamo deciso di fargli qualche domanda.

Come nasce Wiosna?

Negli ultimi 15 anni la scena politica polacca è stata monopolizzata da due partiti conservatori, il PiS e Piattaforma civica (Po), quest’ultimo più centrista. Alle elezioni politiche del 2015 c’è stata una svolta: l’elettorato progressista si è ritrovato senza nessuna forza che lo rappresentasse in parlamento. Il Po con le sue politiche di austerità aveva voltato le spalle ai cittadini più deboli. Dobbiamo dare una scossa alla politica per garantire alla Polonia un futuro da paese europeista, forte e prospero.

Chi sono i vostri elettori?

Vogliamo superare le divisioni in politica interna. Un terzo delle preferenze che ho ottenuto da sindaco provengono da cittadini che hanno votano PiS alle politiche. Wiosna punta all’affermazione di una nuova classe politica fatta di donne che abbiano qualcosa da dire in campo nazionale ed europeo. Il nostro messaggio è giunto soprattutto nelle grandi città ma adesso vogliamo andare lì dove di solito gli altri politici non vanno. Io sono nato in una cittadina della «Polonia B» (zona che comprende tutte regioni arretrate ad est del fiume Vistola, ndr) e la mia vita è un esempio di sfida vinta agli stereotipi.

L’uccisione di Pawel Adamowicz ha sconvolto i cittadini europei. Come fermare la spirale dell’odio in Polonia?

Viviamo un momento di shock per la sua perdita ma è giunto il momento di onorare quei valori difesi da Pawel: apertura, tolleranza ed efficienza, devono diventare un modello di vita pubblica. Dobbiamo tornare a riflettere sulle categorie deboli per meglio tutelarle, investire nell’educazione. Ma le decisioni prese al tavolino non bastano. Abbiamo bisogno di attivisti e non di politici in carriera specializzati in schermaglie mediatiche.

La «cura Slupsk» può essere adottata a livello nazionale?

Grazie ad una formidabile squadra di amministratori locali siamo riusciti a ridurre il deficit nelle casse comunali e ad ampliare la rete dei servizi sociali. Slupsk ha adesso una maggiore visibilità in tutto il paese. Se applicato su scala più vasta, questo modello di buon governo potrebbe dare risultati ancora migliori.

Come sbrogliare la matassa dei rapporti tra stato e chiesa in Polonia?

La mia posizione su questa questione è semplice: deve esserci separazione. Accesso a finanziamenti pubblici per milioni di euro, esenzioni fiscali, speculazioni immobiliari in favore del clero in cambio di sostegno politico. Le cose vanno avanti così da 30 anni a questa parte. Su questo punto il nostro messaggio è chiaro e questo ce lo riconoscono anche i nostri sostenitori.

Quale è la posizione di Wiosna in politica estera?

Almeno fino al 2015 il posto della Polonia era in seno all’Ue, ora stiamo assistendo ad un’involuzione. Non mancano comunque le ragioni per criticare il Po che ha fatto poco e nulla per affrontare le grandi sfide europee: disuguaglianze, migrazioni, la crescita repentina dell’economia dei dati e la minacce dovute ai cambiamenti climatici. L’ascesa del PiS al governo ha avuto l’effetto di far sembrare “buoni” i difetti della politica targata Po. Il PiS e il suo leader di fatto Jaroslaw Kaczynski trattano l’Ue come se fosse un corpo estraneo, un’entità ostile. E hanno una visione delle relazioni internazionali da XIX secolo. La crisi innescata dalle riforme giudiziarie del PiS ci ha dimostrato che le istituzioni europee possono essere il baluardo dei nostri diritti di cittadini.

Come vi state preparando alle elezioni europee?

Sono da sempre un socialista democratico convinto. Credo nei valori progressisti in materia di economia e politiche sociali. Tutti quelli che condividono questi principi saranno i nostri alleati naturali. Gli estremisti e populisti di destra stanno guadagnando terreno mentre le forze europeiste saranno costrette a reagire e a dar vita ad una collaborazione senza precedenti.