È una lotta che va avanti da oltre 17 anni quella in difesa della sovranità argentina sul Lago Escondido, nella provincia di Río Negro in Patagonia. Tutto è iniziato come sempre con un abuso, uno dei tanti di cui la Patagonia è stata oggetto per mano di miliardari stranieri. A compierlo, in questo caso, è stato Joe Lewis, oggi 85enne, detentore della sesta fortuna più grande del Regno Unito, pari a oltre 5 miliardi di dollari, grazie a cui nel 2019 figurava al posto n. 302 nella lista dei miliardari di Forbes.

NOTO COME PROPRIETARIO del Tottenham, uno dei più importanti club della Premier League, e, a capo del Tavistock Group, di diverse imprese in varie parti del mondo, Lewis deve in particolare la sua ricchezza all’attacco speculativo contro la sterlina compiuto insieme a George Soros il 16 settembre del 1992, passato alla storia come Black Wednesday, il Mercoledì nero, quando il governo britannico aveva dovuto ritirare la valuta dal meccanismo europeo di cambio. Se a giudizio di alcuni in quell’occasione aveva guadagnato addirittura più di Soros, è certo che l’operazione gli era riuscita talmente bene che non aveva esitato a ripeterla nel 1995 con il peso messicano, aumentando ancor di più il suo bottino.

Forte di questi successi, nel 1996 Lewis aveva deciso di regalarsi un piccolo angolo di paradiso nella Patagonia argentina. E, per farlo, si era rivolto all’agente immobiliare locale Nicolás Van Ditmar, attuale amministratore della sua tenuta, il quale aveva già facilitato la vendita di sconfinati terreni al gruppo Benetton (che di ettari, solo in Patagonia, ne possiede quasi 900mila). È per suo tramite che Lewis aveva acquistato la proprietà della famiglia Montero, intorno al Lago Escondido, uno splendido lago di montagna immerso in un’area protetta (Area naturale Río Azul-Lago Escondido) che ospita tra l’altro lo huemul del sud, una rara specie di cervo originaria delle regioni andine di Argentina e Cile.

IN REALTÀ L’ACQUISIZIONE non avrebbe mai dovuto aver luogo, in quanto la legislazione argentina vieta la vendita a cittadini stranieri, per motivi di sicurezza nazionale, di proprietà vicine alla frontiera, come era appunto quella dei Montero, situata ad appena 20 km dal confine cileno.

Ma non poteva certo bastare una legge a scoraggiare il magnate britannico, che infatti aveva aggirato l’ostacolo ricorrendo a un’impresa argentina, la H.R. Properties Buenos Aires SA, la quale, una volta completato l’acquisto, aveva ceduto la proprietà alla Hidden Lake SA controllata dal miliardario. Ed è grazie a questa triangolazione che Lewis, benché cittadino inglese, aveva potuto appropriarsi di 7.800 ettari prossimi alla frontiera, con dentro un lago che per legge è di proprietà pubblica (come tutti i corpi idrici del paese), riuscendo poi ad aggiungerne altri 2.700 e costruendosi nel Río Negro anche un aeroporto privato con una pista di quasi duemila metri di lunghezza, privo di radar, in maniera da garantirsi la massima riservatezza su decolli e atterraggi (e da dove un aereo ci metterebbe due ore per arrivare alle Malvinas).

 

DA QUEL MOMENTO, per i locali, raggiungere il lago è diventato un’avventura. L’unico modo per accedervi è ora attraverso un sentiero ripido e in alcuni punti pericoloso – transitabile solo d’estate – che richiede almeno due giorni di viaggio, malgrado esista una strada sterrata, quella di Tacuifí, che permetterebbe di arrivare in poche ore. E per quanto il Tribunale superiore di giustizia del Río Negro abbia ordinato di consentire il passaggio per il cammino di Tacuifí già nel 2009, e poi ancora nel 2013, le autorità non hanno mai fatto nulla perché la sentenza venisse rispettata, cosicché l’accesso al lago continua a dipendere dalla volontà della vigilanza privata di Lewis, di cui si dice che abbia più potere della polizia provinciale.

Agli inizi di giugno era atteso un nuovo verdetto della Corte d’Appello di Bariloche, chiamata a pronunciarsi sul mancato rispetto da parte di Lewis della sentenza emessa nel 2013 dal giudice Carlos Cuellar, il quale aveva dato 90 giorni di tempo al governo del Río Negro per garantire il libero accesso al lago.

DA ALLORA, NON TRE MESI ma 9 anni sono passati, e anche il nuovo verdetto si sta facendo aspettare, come denuncia, in un comunicato, un insieme di oltre 50 organizzazioni sociali, sindacali e politiche. Le quasi esigono anche che la Giustizia applichi le risoluzioni 393 e 503 emesse il 18 aprile e il 5 maggio dall’Inspección General de Justicia, organo di controllo delle imprese in Argentina, che aveva disposto di procedere alla liquidazione dell’impresa di Lewis e del suo patrimonio, compresi dunque i terreni che circondano il Lago Escondido.

Con due motivazioni: il mancato rispetto della sentenza del 2013 e la natura della Hidden Lake SA come società fantasma non finalizzata ad alcuna produzione di beni o prestazione di servizi, ma usata appena «per nascondere il consistente patrimonio di Lewis in Patagonia». Una società di cui, si legge nella risoluzione 393, il magnate si serve «per il suo proprio ed esclusivo interesse, che non è altro che quello di vivere in un luogo paradisiaco, circondato da montagne e laghi, senza permetterne l’accesso a nessuno, salvo che a una ristretta cerchia di amici e invitati, e senza offrire una via di accesso per ammirare queste bellezze naturali, il cui godimento non può essere un suo esclusivo privilegio».

DIFFICILE, TUTTAVIA, che il suo «Stato parallelo», come lo ha definito nel 2019 la giornalista di MintPress News Whitney Webb, abbia i giorni contati. Nel braccio di ferro in corso, infatti, Lewis esercita il pieno controllo sul potere politico locale, come ha denunciato il giornalista di El Bolsón Reynaldo Rodríguez. E ne sa sicuramente qualcosa la governatrice Arabela Carreras, che ha prima ricondotto il conflitto a «una questione ideologica» e poi è stata chiara a indicare come l’accesso al lago non rientri tra le sue priorità.

Un potere, quello del magnate, apparso in maniera evidente anche in occasione della sesta marcia per la sovranità sul Lago Escondido svoltasi a febbraio – ma già un’altra è stata annunciata per settembre -, quando un gruppo di manifestanti che rivendicavano l’accesso al lago era stato fermato e violentemente aggredito dalle guardie private di Lewis, guidate, così avevano denunciato, proprio da Nicolás van Ditmar. Del resto, che il braccio destro del magnate avesse familiarità con le minacce era stato già dimostrato nel 2011, quando aveva dichiarato pubblicamente di essere pronto a impedire ai locali l’accesso al cammino di Tacuifí, da cui la residenza principale di Lewis dista pochi metri, «con una Winchester in mano».

LIBERO ACCESSO AL LAGO ha sempre avuto invece l’ex presidente Mauricio Macri, che, già accusato nel 2016 di aver ricevuto da Lewis un finanziamento per la sua campagna elettorale, è stato ora denunciato penalmente dal deputato del Frente de Todos Rodolfo Tailhade proprio per aver favorito il magnate inglese. Attraverso il decreto 820/2016, l’ex presidente avrebbe infatti modificato la legge 26.737 che poneva un limite al «crescente processo di cessione a cittadini stranieri di grandi superfici di terra nel nostro paese». Non a caso, la redazione del decreto sarebbe stata affidata proprio allo studio giuridico Brons & Salas, il cui domicilio è lo stesso della Hidden Lake SA.
Vale a dire che, secondo Rodolfo Tailhade, «attraverso i suoi avvocati, Joe Lewis aveva redatto il decreto da cui avrebbe tratto vantaggio».