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La Nuova via della Seta val bene una fiction

La Nuova via della Seta val bene una fiction

Via della Seta «Canghai silu» racconta le gesta di chi per primo aprì il paese all’Occidente

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 27 febbraio 2018

Canghai silu, letteralmente «Via della Seta marittima», è il titolo della nuovissima serie televisiva creata a supporto di Nuova Via della Seta (One Belt One Road), l’iniziativa lanciata da Xi Jinping nel 2013 che punta alla definizione di una rete commerciale e di infrastrutture che faccia da ponte tra l’Asia, l’Europa e l’Africa, sfruttando le antiche rotte commerciali della Via della Seta. Attualmente è in fase di post-produzione, dopo essere passata al vaglio della CCTV, la televisione di Stato cinese. Le nuove modifiche dovrebbero dar vita alla versione definitiva.

Si tratta della prima serie TV cinese che racconta della Via della Seta marittima aperta oltre duemila anni fa dalla corte degli Han Occidentali. Narra le vicende del generale Zhao, protagonista maschile della serie, paragonato a più riprese dalla stampa cinese alla versione «marittima» di Zhang Qian, funzionario della dinastia Han considerato il pioniere della Via della Seta terrestre, in quanto svolse un ruolo di primo piano nell’apertura dei rapporti con le regioni a occidente della Cina, spianando la strada allo sviluppo dei percorsi carovanieri e delle rotte commerciali che congiungeranno poi l’Asia orientale al Vicino Oriente e al bacino del Mediterraneo. Il generale Zhao, incaricato dall’imperatore Wu, formerà una flotta che salperà poi dal distretto di Hepu, nella provincia del Guangxi, per compiere l’alta missione di diffondere la civiltà cinese, promuovere gli scambi culturali tra la Cina e l’estero e rafforzare i rapporti commerciali. Sotto il suo comando, un gruppo di «pionieri degli oceani» sperimenterà innumerevoli difficoltà e pericoli, scampando alla morte per un pelo, e riuscirà infine ad aprire le nuove rotte che inaugureranno la Via della Seta marittima poi tramandata nei libri di storia. Canghai silu è una fiction profondamente connessa con la Belt and Road Initiative che si pone tra i vari obiettivi quello di far ricercare ai cinesi le radici storiche e culturali della Via della Seta marittima. L’agenzia di stampa Xinhua l’ha definita una serie che “prende in prestito il passato come modello per il presente e guarda all’oggi con la lente della storia”.

Un aspetto interessante è costituito dal fatto che questa serie tv tende a rimarcare alcuni concetti chiave che la leadership di Zhongnanhai ha da sempre voluto collegare all’iniziativa della Nuova via della seta: per Pechino il lancio di questo progetto poggerebbe sulla volontà di instaurare una win-win cooperation basata su uno sviluppo pacifico della Cina. Inclusività, apertura, mutuo vantaggio, win-win e sviluppo armonioso sono solo alcuni dei termini che ricorrono con grande frequenza negli articoli della stampa cinese che presentano la serie e che permettono di individuare quel filo rosso comune che unisce la politica estera del Paese: rassicurare il mondo, sottolineando che la strategia di sviluppo della Cina vuole essere di beneficio non solo per Pechino ma per il globo intero. Le serie televisive rappresentano la forma di narrazione audiovisiva maggiormente in voga nella Repubblica Popolare Cinese.

L’edizione del 2013 del «Libro blu sui mass media: rapporto sullo sviluppo dei mezzi di comunicazione di massa in Cina» mostra che nel 2012 in 80 città del Paese gli spettatori in media hanno dedicato alle serie TV un totale di 310 ore, vale a dire 51 minuti al giorno. Nel suo «Television in Post-Reform China: Serial Dramas, Confucian Leadership and the Global Television Market» (2008), Zhu Ying, una delle maggiori studiose di cinema e media cinesi, scrive che «la Cina è ora il più grande consumatore di drama televisivi al mondo». Come ci fa notare Florian Schneider – docente presso il Leiden University Institute for Area Studies – nel suo «Visual Political Communication in Popular Chinese Television Series» (2012), «all’inizio dell’era delle riforme, lo stesso Pcc ha acclamato la televisione come il metodo di propaganda più importante per raggiungere le famiglie cinesi. Secondo le statistiche ufficiali, negli ultimi 30 anni il governo ha aumentato ininterrottamente l’accesso alla programmazione televisiva, e alla fine del 2010 ha raggiunto un tasso di penetrazione nazionale del 96,8 per cento». «Con quasi tutte le famiglie urbane che hanno ora accesso a un televisore», prosegue Schneider, « il successo di questo mezzo ha spinto gli analisti dei mass media a definire retrospettivamente l’introduzione negli anni ’80 della televisione nelle grandi città cinesi il più importante evento culturale sin dalla Rivoluzione Culturale».

Per quanto riguarda Canghai silu e la Nuova via della seta, la visione del mondo dell’attuale dirigenza cinese è imperniata sulla necessità di portare avanti un progetto basato sullo «sviluppo pacifico«, formulazione teorica che ha sostituito la precedente «ascesa pacifica», che andò scomparendo tra la fine del 2004 e gli inizi del 2005, perché considerata troppo aggressiva e quindi in contrasto con i grandi sforzi compiuti dai leader di Zhongnanhai nel curare l’immagine della Cina nel mondo.

Una parola chiave che si trova spesso sulla stampa cinese è «interdipendenza»: Pechino è convinta che il mondo sarà sempre più interdipendente, e tende a rimarcare con grande frequenza che la cooperazione tra gli Stati risulta un elemento fondamentale per le nuove sfide globali del futuro, ribadendo costantemente la sua intenzione di creare un nuovo modello di relazioni internazionali basato su una cooperazione che avvantaggi tutti i soggetti coinvolti.

Bisognerà vedere se il detto cinese secondo cui «quando un grande fiume ha acqua in abbondanza, anche i piccoli fiumi hanno acqua in abbondanza; e quando i piccoli fiumi hanno acqua in abbondanza, anche i grandi fiumi hanno acqua in abbondanza» si rivelerà adatto a descrivere la reale natura dell’iniziativa. Tale immagine fu utilizzata proprio da Xi Jinping durante la cerimonia d’apertura della conferenza annuale del Bo’ao Forum for Asia 2015 per ribadire l’importanza di una cooperazione che sia vantaggiosa per tutti.

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