Il manifesto lavora, non da oggi, per la costruzione di un processo unitario della sinistra, a volte anche spingendo il cuore oltre l’ostacolo. Lo abbiamo fatto avventurandoci in un dibattito, largo e partecipato, dal titolo «C’è vita a sinistra», per contrastare la penosa coazione del «pochi ma buoni», quella sindrome tafazziana che spinge la sinistra a riprodursi per scissioni infliggendosi una sconfitta dopo l’altra.

A volte ci sembra di combattere una battaglia donchisciottesca perché di fronte alle nostre divisioni, da un lato c’è una destra aggressiva e dall’altro un partito renziano neocentrista: liberale sui diritti civili, liberista sui diritti sociali.

In questa delicata fase che precede le prossime tempeste elettorali, cerchiamo di capire se le recenti iniziative – l’assemblea del Brancaccio e la manifestazione di piazza Santi Apostoli – abbiano avuto l’effetto di recintare e isolare i protagonisti in campo, o al contrario siano stati positivi tentativi di mescolare il panorama e allargare l’orizzonte. (norma rangeri)

IL MANIFESTO Quante chance ciascuno di voi, da uno a dieci, si sente di dare alla possibilità che alle prossime elezioni ci sia una lista di sinistra capace di raccogliere il consenso di quei milioni di ex elettori che non votano più?

Anna Falcone - foto Ginevra Lucidi
Anna Falcone – foto Ginevra Lucidi

Guidata dall’ottimismo della ragione, mi sentirei di rispondere otto possibilità su dieci. Aver aperto un dibattito e averlo reso plurale ha fatto sì che le diverse anime si siano potute esprimere, magari in maniera critica ma comunque orientata alla convergenza. Certo, adesso non abbiamo posizioni comuni. L’appello che ho sottoscritto con Montanari partiva proprio dall’esigenza di dare una risposta positiva al titolo del dibattito promosso da voi: c’è vita a sinistra. Sì, ce n’è così tanta che non si può pensare di organizzarla secondo schemi vecchi. C’è un vasto popolo che vorrebbe poter votare qualcosa di serio a sinistra, non una realtà che faccia da stampella prima o dopo le elezioni a qualcosa di altro che non ha nulla più a che vedere con la sinistra. Per questo il programma deve essere ambizioso, capace di fare un vero e proprio upgrade alla democrazia.

Dobbiamo diventare un’area politica adulta, che non si limita a dire con chi vuole fare l’alleanza dopo le elezioni, ma che punta realizzare per questo paese un orizzonte nuovo. Se non c’è questa ambizione sarà difficile, non perché manca la volontà ma semplicemente perché non raccoglieremo il consenso dei nostri potenziali elettori.

[do action=”quote” autore=”Anna Falcone”]Il primo obiettivo è far partecipare tutti, con un patto su un programma innovativo. Ho l’ottimismo della volontà e darei a 8 su 10 le possibilità della lista[/do]

Nicola Fratoianni - foto Ginevra Lucidi
Nicola Fratoianni – foto Ginevra Lucidi

NICOLA FRATOIANNI Dobbiamo intensamente lavorare perché si raggiunga l’obiettivo di una sola lista a sinistra del Pd, oggi direi che le possibilità sono insieme zero e dieci. Mi spiego. Attorno a noi c’è una domanda molto forte e generalizzata di unità. Questa volta, ci dicono, per favore dateci una cosa da votare, una cosa unica, evitate di metterci di fronte alla scelta tra due o persino tre opzioni che esprimono parzialità insoddisfacenti.

Allo stesso tempo le stesse persone ci dicono fate una cosa seria, che sia credibile per una radicale discontinuità. Non voglio fare un ragionamento su quel che è stato per distribuire patenti, al contrario penso che sia utile una sorta di condono reciproco: la politica non è un insieme di biografie fisse.

Avanzo però due punti. Il primo: la sinistra socialdemocratica ha fatto poco i conti con il riformismo. Che è diventato sempre di più il contrario di quello che era, cioè la costruzione graduale di un miglioramento nelle vite delle persone, un allargamento dei diritti. Il riformismo è diventato invece il terreno sul quale costruire mediazioni regressive. L’altro tema riguarda il governo. Si è confusa sempre più la cultura di governo, e cioè l’ambizione a misurarsi con la risposta alla complessità dei problemi, con la cultura dello stare al governo, l’idea cioè che il governo sia il fine al quale sacrificare tutto il resto nel nome del meno peggio. Nel frattempo le primarie americane o il risultato di Corbyn in Inghilterra ci parlano di una risposta diversa. Risposta diversa che bisogna avere la forza di proporre con chiarezza non solo per la campagna elettorale ma anche per anche per il dopo. Non sto proponendo di dire «mai un’alleanza di governo», sarebbe una sciocchezza. Penso per esempio al caso di Padova dove la coalizione che noi abbiamo sostenuto, che ha fatto addirittura l’apparentamento con il candidato poi vincente del Pd, è andata molto bene. Perché ha ricostruito un rapporto di forza.

[do action=”quote” autore=”Nicola Fratoianni”]Ci chiedono di votare per una lista unica ma anche una radicale discontinuità. Come a Padova. Se non ci riusciremo sarà una sconfitta per tutti[/do]

Norma Rangeri e Massimo D'Alema - foto Ginevra Lucidi
Norma Rangeri e Massimo D’Alema – foto Ginevra Lucidi

MASSIMO D’ALEMA Noi abbiamo la fortuna di avere poco tempo. Si impongono delle scelte. Con ogni probabilità avremo una legge proporzionale, con una soglia di sbarramento che io spero sia sfidante e dunque molto utile per noi per rimuovere velleità di separazione. Sarebbe anche un modo di mettere l’elettore di fronte alle sue responsabilità: volete o no che ci sia la sinistra? Registro poi che c’è una convergenza sulle questioni programmatiche di un arco di forze abbastanza significativo. Date queste premesse, penso che sia doveroso, ma anche altamente probabile, che si vada verso una lista consistente, capace di porsi l’obiettivo di esercitare un peso reale nella vita politica italiana. Cosa che si può fare solo traguardando un risultato elettorale a due cifre.

Intorno a questo ci sono una serie di problemi, alcuni di medio-lungo periodo ma ugualmente importanti. Perché quando si parte per un viaggio bisogna avere un’idea dell’itinerario, non solo della prima tappa che nel nostro caso sono le elezioni. Se facessimo un cartello elettorale che si sfascia all’indomani del voto avremmo realizzato la catastrofe definitiva per la sinistra italiana. Che ciò non accada dipende anche dal modo in cui vengono poste determinate premesse. Fare una lista elettorale è certo un’operazione da condurre con rapidità, però siamo di fronte a una questione molto più grande, al problema della ricostruzione della sinistra molto al di là dei confini del nostro paese.

La sinistra non si è riavuta dalla crisi dell’orizzonte in cui si è costruita in occidente nel corso del secolo che abbiamo alle spalle, l’orizzonte dello stato nazionale, del compromesso sociale, del welfare. Oggi viviamo in uno scenario completamente diverso, quello della globalizzazione e della sua crisi. La destra appare spesso più convincente nel dare risposta al grande problema del nostro tempo che è il bisogno di protezione della gente. La base sociale della sinistra, tutto il mondo dei più deboli, è passato dall’altra parte e non solo in Italia.

Se noi vogliamo ragionare sul progetto ambizioso di una grande forza di sinistra non chiusa, che raccoglie anche una parte del mondo cattolico democratico, l’espressione «centrosinistra» non dobbiamo demonizzarla. Certo non deve essere riferita alla ripetizione di esperienze del passato, ma tanto più adesso che Renzi abbandona quella bandiera nel fango in favore di una prospettiva centrista, noi dobbiamo raccoglierla. Se non lo facessimo gli daremmo una mano.

FRATOIANNI Per restare alla tua metafora, temo che il fango abbia cambiato irrimediabilmente la bandiera del centrosinistra. Su questo non sono d’accordo con te.

D’ALEMA Bisogna riflettere su questa questione, ma non si tratta di essere più o meno d’accordo, è così. Dobbiamo collegare un’assai prossima operazione elettorale, fondamentale, con una riflessione di medio e lungo periodo su cosa è sinistra. Con l’obiettivo della creazione di una forza politica, non un cartello, certo con caratteri nuovi perché anche sulla forma partito c’è molto da pensare e innovare. Non basta invocare Corbyn.

[do action=”citazione”]L’obiettivo è un consenso a due cifre per dimostrare di poter cambiare le cose. Ma la vera sfida per tutti è coinvolgere soprattutto i giovani e parlare con i milioni di persone che ormai non votano più[/do]

Maurizio Acerbo - foto Ginevra Lucidi
Maurizio Acerbo – foto Ginevra Lucidi

MAURIZIO ACERBO Noi lavoriamo con il massimo impegno affinché ci sia una lista unitaria a sinistra, la proponiamo da anni, non so però se sia la stessa lista a cui pensa D’Alema.
Una lista pacifista, antiliberista ed ecologista c’è in tutti i paesi europei. In Italia no perché da noi la forza dell’ideologia neoliberista è tale che molti di quelli che dovrebbero concorrere con noi a fare quello che i compagni di Podemos fanno in Spagna, Syriza fa in Grecia e Mélenchon fa in Francia continuano a ragionare in termini di centrosinistra.

I problemi vanno un po’ oltre l’anti-renzismo. Io spero che si sviluppi una grande forza politica del centrosinistra europeo ma in Italia non vedo nessun Corbyn e nessun Sanders. Persone che diventano degli eroi popolari perché per 30 anni hanno tenuto fede agli ideali della loro gioventù opponendosi al neoliberismo e alla guerra.

Bisogna rendersi conto che Renzi non è il frutto del destino cinico e baro ma è l’esito del percorso che c’è stato nel Pd, in quel centrosinistra che non ha abolito il cumulo dei vitalizi né è stato capace di accettare la sfida di Grillo su Rodotà presidente della Repubblica.

Non sono d’accordo con D’Alema, non è passata a destra la base sociale della sinistra, sono stati i dirigenti della sinistra che per quella base sono passati dall’altra parte. E allora è ovvio che i più deboli, quelli che stanno in basso quando non ha punti di riferimento vanno da tutte le parti.

Nel Regno Unito gli stessi che avevano votato per la Brexit sfogando a destra la loro rabbia sociale, hanno votato Corbyn spostando a sinistra l’asse del paese. Rifondazione comunista e Sinistra italiana dovrebbero allora lavorare alla costruzione di una grande forza politica riconoscibile di sinistra. Anche perché se non ci fosse un’altra sinistra rispetto a quella di piazza Santi Apostoli, condanneremmo la gente a scegliere tra l’astensione e il voto al Movimento 5 Stelle.

Ci viene proposto di essere una ruota di scorta invisibile al progetto di Pisapia e Bersani? No grazie. Dopo di che non escludo che, come in Spagna e in Portogallo, la sinistra possa poi sfidare le forze socialdemocratiche a governare insieme.

Ma dopo che è stata capace, com’è in Spagna e Portogallo, di costruire una prospettiva autonoma. Sto parlando di formazioni politiche che hanno il venti per cento.

D’ALEMA È chiaro il modo in cui Acerbo intende il processo unitario: anziché una lista ne vuole fare due.

[do action=”citazione”]Si deve essere disponibili a mettere in discussione qualcosa, non nei principi e nei valori ma nei programmi, altrimenti ognuno resta solo[/do]

norma sorride

IL MANIFESTO Per costruire un processo unitario ciascuno deve essere disposto a mettere in discussione la sua verità, non nei principi e nei valori ma nei programmi. Altrimenti ciascuno pensa di fare la rivoluzione a casa sua e intanto gli equilibri del paese si spostano a destra.

La discussione che c’è stata poco fa sulla «bandiera» del centrosinistra dimostra che, al contrario di quanto invocato da Fratoianni, sono proprio la storia recente e persino le biografie a rendere faticoso il processo unitario, assai più che la discussione sui programmi. La differenza con D’Alema è nel giudizio sul centrosinistra che è stato. È vero che una difficoltà del genere si amplifica nel momento in cui il processo è tutto giocato a livello di vertici, però nelle due occasioni in cui si è tastato il polso agli elettori, Brancaccio e santi Apostoli, non si sono fatti certo passi in avanti. E allora perché non approfittate della grande occasione offerta dalla legge elettorale che, è praticamente certo, sarà proporzionale con soglia di sbarramento almeno al senato alta, e avanzate una proposta politica unitaria e di sinistra contro Renzi e il suo partito semi personale? Senza dubbi o sfumature. Il problema del centrosinistra magari verrà dopo, magari non verrà mai. E sarà diverso affrontarlo con una forza elettorale consistente che solo una lista unitaria alternativa al Pd, auguriamocelo, può conquistare.

FALCONE Non è questione personale, Pisapia, Fratoianni o chi altro, ma di coinvolgimento delle persone. La metà degli italiani ha rinunciato a partecipare alla dinamica democratica, c’è rifiuto della democrazia meramente rappresentativa. A questo punto il primo obiettivo è di farli partecipare.

E allora noi abbiamo la forza di costruire insieme un grande incontro nazionale, di convocare una convention? Servono coraggio, metodo democratico e credibilità e quest’ultima non è data soltanto dalle biografie, ma dalla capacità di stringere un patto, un vincolo forte su un programma innovativo.

[do action=”citazione”]Lavoro, ambiente, università e ricerca, casa, pace, sostegno universale al reddito. Non è impossibile un programma chiaro e condiviso[/do]

FRATOIANNI Il dissenso con Massimo D’Alema sul centrosinistra forse ha anche a che fare con la storia recente ma in realtà io penso che se andassimo in giro nel paese a chiedere chi ci governa oggi la risposta sarebbe «il centrosinistra». Perché Renzi non ha affatto rinunciato a quella parola, lui dice «il centrosinistra sono io», o meglio, «senza di me non c’è il centrosinistra». Quello che oggi è assente in questo paese è una sinistra degna di questo nome.

Certamente servirebbe cominciare a discutere del programma. Sabato ho scritto una lettera aperta a Pisapia, alla quale non ho ricevuto risposta. Non è che mi sia offeso ma così l’interlocuzione è difficile. Fischiare Gotor al Brancaccio è stato certamente un grave errore e io l’ho applaudito per le cose che ha detto ma i fischi non mi spaventano perché arrivano quando ci si confronta. Dico che dobbiamo passare al merito delle questioni.

Per esempio, se riparte il dibattito sulla legge elettorale io penso che la sinistra debba battersi per una legge elettorale proporzionale. Sul lavoro, vogliamo dire che si cambia strada e si propone la reintroduzione ed estensione a tutti dell’articolo 18? Siamo d’accordo su una misura universale di sostegno al reddito? Sulla riduzione del tempo di lavoro? E poi, a proposito di protezione, cosa diciamo sulla casa, la sanità, la scuola e l’istruzione universitaria?

Da queste questioni può partire lo sforzo di ricostruire un punto di vista sul mondo. Potremmo scoprire che costruire un programma chiaro e condiviso è molto più semplice del previsto. Oppure che ci sono differenze non componibili tra noi ma almeno in questo caso sapremmo perché non è possibile una lista unitaria, cosa che io considererei una sconfitta. Un’ultima cosa per non eludere il tema della leadership che certo si pone. Non ne abbiamo una che si impone perché tutti la riconoscono e allora dobbiamo trovare un percorso democratico per sceglierla. Sono pronto da subito a tutte le tappe che vogliamo.

[do action=”quote” autore=”Massimo D’Alema”]Spero in una soglia di sbarramento sfidante, utile per rimuovere velleità di separazione. L’obiettivo è creare una forza politica non un cartello elettorale[/do]

D’ALEMA Se noi facciamo una convention per discutere di tutte queste cose temo che sarebbe un evento assai confuso, andrebbe per lo meno preparato. Quanto a Mdp, noi abbiamo ampiamente avviato questa discussione. Abbiamo fatto un’iniziativa programmatica e abbiamo delle idee sulle quali ci siamo già confrontati. Vorrei dire una cosa sulle biografie. Giuliano Pisapia è stato deputato di Rifondazione comunista, candidato sindaco di Milano di Sel contro il candidato Pd, che ha battuto, se c’è uno che dovrebbe avere delle obiezioni su Pisapia sono io, non voi.

FRATOIANNI Io non ho posto questo problema.

D’ALEMA Vogliamo fare una discussione sul centrosinistra? La faremo. Io sto organizzando un convegno scientifico sul tema, sarà una cosa molto significativa e importante.

ALBERTO ASOR ROSA Questo in genere si dice a posteriori.

D’ALEMA Allora farò una cosa che ha l’ambizione di essere significativa e importante, va bene?

ASOR ROSA Questa è una deviazione dalla tua tonalità caratteriale dominante, ma noi l’apprezziamo molto.

D’ALEMA Pisapia ha parlato in piazza Santi Apostoli. Ha fatto un discorso nel quale ha detto che è per il ripristino dell’articolo 18. Che è contrario alla parola d’ordine «meno tasse per tutti» perché chi ha di più deve pagare di più. Ha detto che bisogna tassare i patrimoni, cosa che spesso fa paura anche a sinistra.

È stato molto netto, certo con il suo tono, nel dire che ci vuole una discontinuità rispetto all’esperienza di questi anni. A me pare una buona base di discussione. Non sono un fan di nessuno, sono un dalemiano critico.

ASOR ROSA A questo crediamo poco.

D’ALEMA Sono critico, moderatamente critico. Ma comunque quando parliamo di Pisapia non stiamo parlando di una quinta colonna della reazione in agguato. Santi Apostoli non è stata una manifestazione oceanica, vero, d’altro canto è stata organizzata in pochi giorni per un pomeriggio di luglio. Ma sicuramente ha fatto fare un salto di qualità a questo progetto, ne hanno parlato giornali e telegiornali, ha preso quota nella larga opinione pubblica.

Pisapia ha preso atto che la sua ipotesi iniziale di creare una forza che potesse condizionare il Pd attraverso un rapporto coalizionale sta perdendo consistenza. Di conseguenza si sposta, e lo ha detto chiaramente, verso la creazione di una forza politica in competizione con il Pd di Renzi sulla base di un programma più avanzato. E abbiamo molte idee convergenti su fisco, lavoro, Europa che vanno senz’altro approfondite, aggiungerei che dobbiamo avere una proposta forte sul mondo giovanile per i tre milioni che né studiano né lavorano.

Abbiamo gli elementi su cui aprire una discussione nel paese un confronto su un certo numero di punti programmatici. Immagino comitati promotori ai quali partecipano le forze politiche ma anche i cittadini e le associazioni, non vedo scogli insormontabili lungo questo cammino. È meglio che il processo parta con un manifesto programmatico di sette-otto punti, magari esposti in modo problematico, che con un’iniziativa nazionale che può invece arrivare alla fine.

Intanto nessuno si deve fermare nell’organizzazione delle proprie forze, sperando che a un certo punto decideremo di conferirle a una forza comune. Agli elettori dobbiamo dare l’idea di essere in condizione di costruire una formazione politica a due cifre, in grado di incidere. Perché la gente non chiede la luna, chiede che siamo in grado di fare qualcosa di quello che proponiamo. Ed è disamorata dalla politica. Non è che se diciamo «noi siamo la sinistra» allora tutti si accodano commossi dietro le nostre bandiere. A Genova ha votato il 35% e c’era la lista di sinistra, che è andata male.

La percezione di forza è essenziale, la capacità di attrazione è proporzionale alla massa. È un principio della fisica ma anche della politica.

[do action=”quote” autore=”Alberto Asor Rosa”]Berlusconi, Salvini e Grillo sono avversari dichiarati, è Renzi che va smascherato. Se alle elezioni lui si rafforza, la sinistra ha chiuso per molti anni[/do]

Alberto Asor Rosa - foto Ginevra Lucidi
Alberto Asor Rosa – foto Ginevra Lucidi

ASOR ROSA Le priorità oggi sono più politiche che programmatiche. Il nostro fondamentale avversario è Matteo Renzi. Più di Berlusconi, Salvini e Grillo che sono avversari dichiarati, Renzi va invece smascherato. Se esce dalle prossime elezioni rafforzato, di tutti i discorsi che abbiamo ascoltato non resterà traccia per anni.

Per evitare che questo accada bisogna che ci sia una lista unitaria. Altrimenti le sinistre sono destinate a una matematica sconfitta. Il problema del programma è importante, ma vorrei dire che anche la formazione di una lista elettorale unitaria fa parte di un programma politico strategico, non è una cosa separata di cui si possa discutere separatamente o peggio posteriormente. Non funziona che siccome siamo d’accordo su tutto dunque facciamo la lista unitaria, né siamo in Inghilterra, dove Corbyn rappresentava comunque una forte componente unitaria laburista. Siamo in Italia e le condizioni dello scontro sono assai più complicate.

A proposito del famigerato centrosinistra, a Fratoianni dico che in Italia non c’è prospettiva di governo senza lavorare per un centrosinistra. È matematico. Una sinistra sola e separata non arriverà mai a governare. La scelta di non scegliere la strada di un governo possibile è assolutamente legittima, anche fortemente comprensibile, ma è un’altra cosa. E Renzi è il massimo avversario del centrosinistra, tutto quello che immagina, pensa e dice volge in direzione contraria al centrosinistra.

D’ALEMA Basta vedere l’aggressione a Prodi, nella quale non lo seguirei.

ASOR ROSA Se ci si batte contro Renzi ci si batte per un centrosinistra diverso. La domanda quindi non è se possiamo farlo con Renzi, questione che ovviamente non si pone perché è impossibile. La domanda autentica è se la sconfitta di Renzi possa restituire oppure no quel che resterebbe del Pd a una prospettiva di centrosinistra.

Sconfiggere Renzi dovrebbe significare anche recuperare una parte di quelle forze a una prospettiva di governo di centrosinistra. Se le cose stanno così, per fare la lista unitaria basterebbe il massimo dei consensi possibili.

Non la totalità. Bisogna che ci siano quelle sette o otto cose intorno alle quali le discriminanti siano chiare ma non dirimenti. Nel senso che chi ha delle riserve su questo o su quel punto può non essere estraneo alla prospettiva della lista elettorale comune. Bisogna avere il senso delle opportunità e dei limiti storici.

[do action=”quote” autore=”Massimo Villone”]Bisogna essere pronti con qualsiasi legge elettorale. Arrivare a due cifre è condizione di sopravvivenza. Per la lista unitaria vedo cinque possibilità su dieci[/do]

MASSIMO VILLONE Se si dovesse votare oggi, ve lo dico da cittadino elettore, non voterei per nessuno di voi. Perché nessuno di voi mi ha convinto, vorrei che fosse chiaro. Naturalmente spero che la situazione cambi nel poco tempo che abbiamo. Per riprendere la domanda iniziale di Norma, direi che abbiamo cinque possibilità su dieci che si faccia questa lista unitaria, ma se non si fa per settembre-ottobre vuol dire che non si fa più. A quel punto saremo già nella battaglia elettorale.

Io credo che in questo paese ci sia una domanda di sinistra, ci siano esigenze di sinistra ma questo non significa necessariamente che ci debba essere un soggetto politico di sinistra che li rappresenta. E non basta una convention a risolvere questo problema, non c’è nulla di più ingannevole di confrontarsi con qualche centinaio o migliaio di entusiasti.

Il problema sono sempre i milioni che stanno fuori. Io ancora sto cercando di capire perché Pisapia ha dato un assist a Renzi con quella proposta di partecipare alle primarie, personalmente non sono tanto disposto a metterlo da parte. Come pure il suo sì al referendum costituzionale.

D’ALEMA Ma Renzi ha risposto di no alla proposta di primarie.

Massimo Villone - foto Ginevra Lucidi
Massimo Villone – foto Ginevra Lucidi

VILLONE Il problema è nel fatto che Pisapia glielo abbia proposto. Dici che l’ha fatto apposta per farsi rispondere di no? Allora io non sono abbastanza sofisticato. Aggiungo che la questione della legge elettorale non è detto che sia chiusa, possiamo immaginarne una perfettamente coerente con le sentenze della Consulta e omogenea tra camera e senato, ma che stermina la sinistra. Non possiamo far conto che tutto vada come noi pensiamo debba andare e bisogna essere pronti a sopravvivere con qualsiasi legge elettorale. Arrivare a due cifre è una condizione di sopravvivenza. Ma dove si trovano questi voti? Si può grattare qualcosa dal Pd ma non tanto. Nemmeno dal M5S si prenderà tanto, vorrei che non ci facessimo illusioni.

Bisogna allora andare sui giovani e sugli astenuti. Bisogna fare una campagna mirata. Per esempio Corbyn ha proposto di azzerare le spese per l’Università. Non basta dire ai giovani «farò qualcosa per te», devi avere una proposta credibile che dica cosa, come e con quali risorse. Altrimenti vanno nella protesta dei 5 Stelle. Anche il non voto è ormai consolidato e non è facile convincere uno che da tre giri elettorali non va alle urne a votare per te.

Conclusione: non possiamo fare una campagna elettorale generica dai toni blandi. Servono proposte mirate e forti e soprattutto contro il Pd. Perché il Pd farà inevitabilmente la campagna contro la sinistra.

[do action=”quote” autore=”Maurizio Acerbo”]Non ci può essere un accordo politico strategico con chi non è alternativo al partito socialista. Difficile pensare di unirsi solo per battere Renzi[/do]

ACERBO Sul fatto che la lista unita non può essere un elemento del discorso politico strategico sono molto d’accordo con Asor Rosa.

ASOR ROSA E questo mi preoccupa un po’.

ACERBO Probabilmente fai bene a preoccuparti. Perché dal mio punto di vista non ci può essere un accordo politico strategico con chi non è alternativo al partito socialista. Mi sembra molto difficile che in Italia si possa pensare a una confluenza solo sull’obiettivo di battere Renzi. Il tentativo c’è stato, nella convocazione dell’assemblea del Brancaccio, ma Pisapia ha risposto che non c’erano le condizioni. La sua leadership non mi pare che possa raccogliere i giovani e il popolo del no, tantopiù che lui ha votato sì.

Io sono preoccupato perché Fratoianni, Falcone ed io rischiamo così di perdere altri mesi e veder sfumare la possibilità che ci sia una lista di sinistra e dei movimenti che vada oltre il 5%. E voglio dire meno male che Mélenchon non si è ritirato quando Hamon glielo chiedeva. Oggi in Francia ci sono due gruppi a sinistra del partito socialista che hanno più parlamentari di Le Pen. Hanno avuto il coraggio di portare avanti una proposta di sinistra-sinistra, cosa che dovremmo fare anche in Italia.

***
Il forum si è svolto nella redazione del manifesto il 6 luglio scorso dalle 11 alle 14. Servizio fotografico di Ginevra Lucidi. Editing del testo a cura di Andrea Fabozzi, Matteo Bartocci e Micaela Bongi. Le enfasi in grassetto sono della redazione.

Coniglio

Al forum hanno partecipato Massimo D’Alema (Mdp,presidente della Fondazione Italianieuropei), Nicola Fratoianni (segretario nazionale di Sinistra italiana), Maurizio Acerbo (segretario nazionale di Rifondazione comunista), Anna Falcone (avvocata, già vicepresidente del comitato del No al referendum costituzionale, il 18 giugno scorso ha promosso insieme a Tomaso Montanari l’assemblea del teatro Brancaccio), i professori Alberto Asor Rosa e Massimo Villone.

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