Le indiscrezioni trapelate ieri sulla stampa internazionale danno per quasi raggiunto l’accordo per l’entrata di aziende americane nell’azionariato di ByteDance, compagnia cinese dietro a numerose app per smartphone di successo.

La più celebre è TikTok, piattaforma che permette di condividere brevi video di massimo 15 secondi realizzati con il telefonino su basi audio – canzoni, ma anche spezzoni di film – popolarissima tra gli under 20.

Secondo una rassegna di analisi pubblicata all’inizio dell’anno da TechCrunch, TikTok nel 2019 è finita tra le prime cinque app non giocabili più scaricate al mondo (seconda o quarta posizione, a seconda dei criteri presi in considerazione). Hootsuite prevede 800 milioni di utenti TikTok attivi entro la fine del 2020.

L’enorme successo dell’app è andato di pari passo con il coinvolgimento di ByteDance nelle trame della geopolitica, diventando quest’anno oggetto di misure censorie estese per colpire Pechino.

Ha iniziato l’India a luglio, bannando 59 app cinesi – tra cui TikTok – come rappresaglia per gli scontri sull’Himalaya tra truppe indiane e cinesi. Poche settimane dopo si è aggiunto il presidente statunitense Donald Trump: prima minacciando il blocco totale delle collaborazioni tra aziende statunitensi e ByteDance dal 20 settembre; poi imponendo a ByteDance di vendere TikTok a una compagnia americana per poter continuare a operare negli Usa, deadline 12 novembre.

Tutto, secondo Washington, per motivi di «sicurezza nazionale»: non solo non è chiaro quanti e quali metadata TikTok raccolga dagli oltre 91 milioni di utenti all’interno degli Stati uniti, ma nemmeno chi li utilizzi e per farci cosa.

Da agosto ByteDance ha ricevuto una serie di offerte d’acquisto da parte di aziende americane. Sembrava che la joint-venture Microsoft+WalMart la dovesse spuntare, fino a quando la scorsa settimana è trapelato il «no» della Casa Bianca.

Ieri il Financial Times ha svelato i dettagli dell’accordo di massima al vaglio dell’amministrazione Trump: TikTok sarà scorporata da ByteDance e finirà in una nuova compagnia creata ad hoc formata dalla stessa ByteDance (che rimarrà azionista di maggioranza) più Oracle (secondo azionista) e altre. Secondo FT, Microsoft + WalMart sarà ancora della partita, ma andrà ad Oracle la fetta più grande dell’azionariato di minoranza.

La multinazionale tecnologica con sede in California (software, database e gestione dati sul cloud) vanta un lungo curriculum di partnership con agenzie governative americane. Il primo cliente, negli anni Settanta, fu la Cia, cui si aggiunsero i servizi di intelligence dell’aeronautica, della marina e la Nsa. Per Washington, garanzia che i dati sensibili degli utenti americani rimarranno al sicuro negli Stati uniti.

Il presidente di Oracle, Larry Ellison, è tra i pochi magnati della Silicon Valley ad aver sostenuto pubblicamente la presidenza Trump, per cui si è speso contribuendo anche alla raccolta fondi per la campagna elettorale in corso.

Secondo le fonti interpellate dal FT, ByteDance si sarebbe impegnata a fissare il quartier generale della nuova compagnia negli Usa, portando almeno 20mila nuovi posti di lavoro. In attesa dell’ok definitivo da Washington, non è ancora chiaro se il giro di acquisizioni comprenderà anche il passaggio negli Usa dell’algoritmo di TikTok: Pechino, con una legge ad hoc passata quest’estate, ha proibito la vendita di algoritmi «cinesi» ad aziende «non cinesi».