Nella crisi politica e militare che coinvolge il governo federale etiope e lo stato ribelle del Tigray ci sono due anni di tensioni legate all’estromissione dal potere dei rappresentanti del Tplf (Tigrayan People’s Liberation Front), ma vi è un aspetto che forse non è stato sufficientemente analizzato: il cambio della moneta.

Lo scorso settembre il premier Abiy ha introdotto le nuove banconote e secondo i ben informati è stato un attacco diretto ai dirigenti del Tigray, che avevano portato con sé lasciando Addis Abeba camion di banconote sottratte al governo federale: «Così tante da far sparire dalla circolazione i 100 birr». Lo scorso 14 settembre, il governo etiope ha svelato le nuove banconote. Il cambiamento, il primo in 23 anni, è stato oggetto di analisi economiche e sugli effetti che la nuova moneta avrebbe avuto nel ridurre l’inflazione e nel limitare la circolazione fuori dal circuito bancario.

 

La nuova banconota da 100 birr

 

Il governatore della Banca Centrale, Yinager Dessie, ha affermato che le nuove banconote aiuteranno il paese a limitare l’accumulo, la contraffazione e la corruzione. Tuttavia, pochi hanno analizzato la tempistica (il cambio avvenuto subito dopo le elezioni del Tigray). Il governo ha spiegato che la stampa di nuove banconote (e il ritiro delle vecchie) è parte integrante degli sforzi per frenare le attività commerciali illegali e i flussi finanziari illeciti. Una decisione a cui fa seguito l’ordine di confiscare le somme di denaro superiori a 1,5 milioni di birr (circa 35 mila euro). Anche il prelievo di contanti dalle banche non dovrebbe superare i 100.000 birr (2.000 euro).

La guerra avrebbe quindi una matrice economica: sottrarre il potere economico che i governanti del Tigray avrebbero accumulato, ma il mezzo (le armi) potrebbero essere la risposta meno adatta ad affrontare il problema.

Infatti, come in economia esiste la maledizione del vincitore, quando un acquirente paga in un’asta un bene ad un prezzo più alto del suo valore, qui la maledizione ha un costo che rischia di essere pagato da un intero popolo (e non solo).