Anticipiamo l’inizio dell’articolo di Erri De Luca sul numero speciale di in movimento di dicembre 2016.

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Il mare è un’antica via di comunicazione attraversata per millenni dall’ingegno marinaro della specie umana.

Le montagne invece appartengono agli ultimi tempi delle esplorazioni. Sono state salite quando non c’erano più terre emerse da aggiungere alle mappe. Perciò i racconti di montagna sono recenti.

La Scrittura Sacra, per niente marinara, nomina qualche altura dall’Ararat al Calvario. Mosè fu il primo scalatore del Sinai e morì in montagna, come succede spesso agli alpinisti. Tranne queste eccezioni le montagne sono state evitate. Alcune civiltà le hanno assegnate a dimora degli dèi. Ancora oggi al campo base dei colossi himalayani le spedizioni di alpinisti celebrano la “puja”, cerimonia buddhista per chiedere alle divinità residenti un lasciapassare. Esiste da quelle parti una montagna sacra, Kailash, proibita da salire.

Questo mi spiega che esiste una letteratura marinara e non una equivalente di montagna. Odissea, Sindbad, Gulliver, Robinson Crusoe, Sandokan, hanno condiviso il loro salmastro con le generazioni dei lettori.

Sul mare si sono svolte battaglie grandiose e determinanti fino dal tempo dei Persiani, dei Greci, dei Romani. Lo scontro di Lepanto arrestò la penetrazione islamica in Europa. L’urto di Trafalgar tolse a Napoleone l’arma navale.

Niente di accostabile a questi avvenimenti ha paragone in montagna, dove si svolse invece l’assurdo paragrafo alpino di una guerra decisa in pianura, la Prima Mondiale. Lassù l’artiglieria era pesce fuori dell’acqua, i cannoni boccheggiavano a vuoto. Ci vollero mine gigantesche, scavate da minatori più che da soldati, per sloggiare qualche postazione inespugnabile. Coldilana, Lagazuoi, Castelletto di Rozes: nomi conosciuti a chi come me pratica alpinismo e passa accanto a quelle trincee maledette da ogni soldato dei due fronti. La guerra portata lassù era intrusa come una rissa canina in una chiesa.

A scrivere storie di alpinismo sono stati gli alpinisti stessi, non l’equivalente di Omero, Swift, Defoe, Salgari.

Il seguito sul numero di in movimento in edicola da giovedì 1 dicembre