L’autobiografia di Marat Gabidullin intitolata Due volte nello stesso fiume in uscita in Russia tra un mese rischia di far parecchio rumore e sarà letta – si può esser certi – anche ai piani alti del Cremlino. Gabullin non è il primo foreign fighter della compagnia dei «wagneriani», l’esercito privato di Evgeny Prigozhin che si vocifera risponda agli ordini di Vladimir Putin in persona, a parlare, ma è il primo a farlo non usando pseudonimi.

Lui ne ha fatto parte per ben quattro anni e sostiene di conoscerne tutti i segreti. La compagnia ha iniziato operare in Siria nel 2015 e da allora ha preso parte a una dozzina di conflitti locali. Ora l’ex-mercenario svela nei dettagli quanto successo in quel pezzo di Medio Oriente nella fase più calda del conflitto. «Ci sono stati centinaia di mercenari morti e avemmo uno scontro diretto con l’esercito degli Stati uniti» afferma l’autore. Dettagli che se confermati getterebbero una luce nuova sull’intera guerra dove russi e americani si sarebbero scontrati direttamente. «Prigozhin nelle prossime elezioni legislative del 2021 vorrebbe come premio essere eletto alla Duma e partecipare direttamente alla vita politica del paese» rivela ancora l’autore del libro.

I wagneraini per Gabullin sarebbero stati uno strumento per l’ascesa di Prigozhin che ultimamente starebbero degenerando in una formazione senza professionalità e futuro. «Nel 2015-2017, eravamo guidati da una squadra di soldati capaci ed efficienti ma sono stati trasformati in un esercito di schiavi. La maggior parte dei comandanti attuali non corrisponde affatto al livello delle loro posizioni. I veterani che rimangono ancora affermano che ormai l’obiettivo principale sarebbe sopravvivere». E avrebbero portato tale disfattismo anche in Libia, dove l’ex-mercenario conferma, sarebbero attivi alcuni centinaia di russi al servizio del generale Haftar.

Ma la descrizione dell’operato dei reparti americani attivi in Siria nel 2016 non è migliore. «Hanno combattuto anche loro una guerra sporca fatta soprattutto di imboscate e sequestri» sostiene Gabullin. Si salverebbero secondo lui solo i soldati russi dell’esercito regolare che avrebbero evitato all’esercito di Assad parecchie brutte figure. «L’esercito siriano è fatto di incapaci», conclude Gabullin.