Attacchi mirati dalla distanza per le forze di Kiev e tentativi di sfondamento via terra per i soldati russi. La guerra in Ucraina si caratterizza sempre di più dal punto di vista tattico e le operazioni di questi giorni lasciano presagire alcune delle mosse dei generali nel prossimo futuro. In attesa di nuovi aiuti economici e militari da un lato e di nuove armi dall’altro.

I DUE TERMINI DI PARAGONE sono Marinka e Feodosia, due nomi che sembrano evocare le protagoniste di qualche fiaba russa ma invece si riferiscono ad anonime località ucraine.

Nell’est la prima, sul Mar Nero la seconda. In questi giorni natalizi, i due toponimi sono stati citati un’infinità di volte dai commentatori del conflitto in Europa dell’Est poiché sono stati teatro di attacchi molto significativi che, nonostante non cambino le sorti della guerra, ci restituiscono un quadro abbastanza preciso dell’andamento delle operazioni militari.

A Marinka, una cittadina del Donetsk a pochi chilometri dalla capitale separatista, si combatteva ferocemente da settimane. Lunedì i russi ne avevano annunciato la conquista ma i portavoce militati di Kiev avevano smentito. Il giorno di Santo Stefano è arrivata la conferma definitiva da parte del comandante in capo delle forze armate ucraine, Valerii Zaluzhny.

«Il fatto che ci siamo spostati alla periferia di Marinka» ha dichiarato il generale, «e che in alcuni punti abbiamo già oltrepassato i limiti della città, non dovrebbe suscitare clamore nell’opinione pubblica». Ma il clamore invece c’è stato. Dopo mesi di smentite, negli ultimi tempi gli uomini più vicini a Zelensky hanno ammesso che «la controffensiva non è andata come speravamo».

Sempre Zaluzhny ieri ha ammesso, durante la conferenza stampa di fine anno che fa da contraltare a quella del presidente Zelensky, di aver sottostimato il nemico. «Il mio sbaglio più grande è stato di pensare che un numero così elevato di perdite inflitte al nemico lo avrebbe fermato».

MALGRADO DIVERSI CENTRI STUDI, come l’Istituto per gli Studi sulla guerra statunitense, si siano affrettati a precisare che «Marinka ha un’importanza strategica limitata», la sua caduta segna definitivamente un cambio di tono nel racconto della guerra.

Non siamo ancora ai titoli a tutta pagina, ma sembra che in molte zone operative l’Ucraina sia passata sulla difensiva. Si noti che nei pressi di Marinka c’è Avdiivka, che è teatro di una delle battaglie più sanguinose dall’inizio del conflitto. Non se ne parla come di Mariupol o di Bakhmut, ma il numero di caduti in entrambi gli schieramenti è spaventoso e oscilla tra i 20 e i 200 uomini al giorno. Più di una volta i russi hanno annunciato di aver sfondato ad Avdiivka e puntualmente gli ucraini hanno smentito, o al massimo ammesso un «riposizionamento tattico». Di fatto la linea del fronte è quasi immutata.

Feodosia si trova in Crimea, sulle coste sferzate dal vento gelido del Mar Nero. È in porto militare di quest’area che a inizio settimana un attacco di successo ucraino ha danneggiato seriamente la nave da sbarco russa Novocherkassk. Zelensky e il suo entourage hanno esultato all’indebolimento ulteriore della potenza navale di Mosca nel Mar Nero e hanno promesso ulteriori attacchi. Non è la prima volta che gli ucraini mettono a segno un colpo così importante, ma stupisce che ancora riescano a farlo con tanta precisione nonostante (almeno in teoria) la marina russa a questo punto avrebbe dovuto imparare a stare all’erta. Ad ogni modo gli ucraini sembrano puntare a questo: attacchi eclatanti con il massimo effetto mediatico e il minimo rischio. Risparmiare uomini è fondamentale per resistere a un nuovo anno di guerra.

SI È TRATTATO PROBABILMENTE di una risposta all’attacco alla Novocherkassk il bombardamento russo di ieri su Odessa e Kherson, almeno due morti e diversi danni a edifici residenziali e infrastrutture. Mentre, in serata, l’agenzia Reuters ha smentito la notizia data in precedenza secondo cui il Cremlino intendeva schierare i nuovi semoventi d’artiglieria «Koalitsiya» nei pressi del confine nord-occidentale con Finlandia e Norvegia. Per ora tali mezzi saranno dislocati solo nel territorio ucraino di supporto ai battaglioni sul fronte orientale.