Sono quelle che hanno retto l’impatto della crisi economica a volte sostituendo con il loro lavoro quello perso del marito o compagno, si sono adattate a qualunque lavoro, hanno attivato quella straordinaria catena della cura.

Donne che curano le madri ed aiutano le figlie a crescere i loro figli, il tutto con servizi inadeguati sia per la presa in carico delle persone fragili che per i bambini. C’è stata una maggiore fatica che si è tradotta in maggiore consapevolezza delle discriminazioni subite ma anche del proprio valore di donna. Che le sprona ad essere più esigenti verso la società, la politica e le istituzioni.

Non solo le donne hanno retto sul piano sociale e nella conduzione della loro vita quotidiana ma sono state e sono autrici di pratiche di buon governo a livello locale che andrebbero conosciute e valorizzate e sono animatrici di tante iniziative di impegno sociale, formativo e di cittadinanza attiva. Ne ho incontrate tantissime in questi anni in cui ho fatto politica fuori dalle istituzioni dedicandomi al volontariato sociale ed alla Fondazione Nilde Iotti.

Il punto di fondo è che questo sentire e fare delle donne è molto lontano dalla politica e dalle istituzioni. Perché queste ultime in questi anni non si sono messe in atteggiamento di dialogo e di ascolto delle donne italiane e nuove italiane. Conosco la fatica del lavoro parlamentare e di governo , conosco le molte ed eccellenti leggi che son state fate con l’impegno prima di tutto delle donne. Ma quanto questa fatica è stata condivisa e quanto si è cercato il dialogo con le donne? Come e quanto si è cercato un rapporto tra la politica e la vita quotidiana delle persone? Molte e molti lo avranno fatto individualmente sul loro territorio. Ma il punto è quello della pratica politica condivisa, della modalità di essere partito e soggetto politico.

E’ mancato un dialogo , una relazione tra donne nelle istituzioni e le donne della nostra vita quotidiana, quelle impegnate in tante forme di associazioni, in momenti che fossero visibili che dessero il senso della rete, della squadra, dell’interesse delle istituzioni ad ascoltare la voce delle donne. Non a caso, nella sua unicità è stato molto significativo il 25 novembre voluto dalla Presidente Boldrini giornata contro la violenza sulle donne con l’aula di Montecitorio che ascoltava ed accoglieva le donne. Ma, in molte hanno detto «grazie, ma perché solo ora, perché solo una volta?». Non riferendosi a quella specifica modalità ma a forme di relazioni costanti e visibili. Dalle donne emerge che la questione cruciale per ridare autorevolezza alla politica è quella di ricostruire un rammendo tra la politica e la vita quotidiana delle persone. Dunque è decisiva la pratica politica che oggi per essere efficace deve essere scandita da queste parole condividere, prendere in carico, essere utili, trasmettere calore umano, costruire comunità e legami sociali.

Risiede qui il senso e la funzione della sinistra in questo momento di distacco dalla politica, di impoverimento economico, di solitudini ed impoverimento delle relazioni umane .Solo a partire da questa pratica politica si possono affrontare in modo efficace i grandi problemi. Con un pensiero critico e un progetto che, per me, è «la società umana, a misura di donne e uomini». Le donne per essere forti devono dotarsi di un progetto , essere maestre nella pratica politica del prendersi cura , mettere in gioco senza timidezze la propria autorevolezza, fare rete e pretendere di essere riconosciute per questa loro forza. Ricordando quanto insegna la storia: le donne hanno inciso e sono state forti quando hanno espresso la loro differenza e quando hanno fatto gioco di squadra. Sono state forti nei partiti quando sono state forti nella società. Ce lo insegnano le nostre madri Costituenti. La rappresentanza politica ed istituzionale si fonda prima di tutto sul legame profondo con la vita delle persone.