Russia Unita ha vinto le elezioni per il rinnovo della Duma di Stato, camera bassa del Parlamento di Mosca. Il partito di governo, che con il 99,72 per cento dei voti scrutinati era saldamente in testa con il 49,84 per cento dei voti, ha ottenuto una vittoria netta alle elezioni legislative, riuscendo a mantenere non solo la maggioranza assoluta, ma anche quella costituzionale pari a due terzi dei seggi (301).

SECONDO LE STIME diffuse da Russia Unita, infatti, il partito ha ottenuto 120 seggi nei collegi proporzionali e 195 in quelli uninominali, per un totale di 315. Un risultato scontato, anche se sul raggiungimento della maggioranza costituzionale sussistevano alcuni dubbi, che deve tuttavia fare i conti con un evidente calo di consensi rispetto al 54 per cento ottenuto al voto del 2016.

Un decremento importante, da imputare in parte al malcontento generale per la gestione di alcuni nodi come la gestione della pandemia e della campagna vaccinale o il deterioramento delle condizioni economiche (che si accompagna ad un’inflazione galoppante), che per la prima volta dopo anni ha portato alla Duma cinque forze politiche.

Oltre a Russia Unita, hanno avuto accesso alla nuova legislatura il Partito comunista (con il 18,94 per cento dei voti), il Partito liberaldemocratico (crollato al 7,53 per cento), Russia Giusta (7,34) e il partito New People dell’imprenditore Aleksej Nechaev, appena sopra la soglia di sbarramento con il 5,33 per cento.

IN ATTESA dei risultati ufficiali, attesi per venerdì 24 settembre, le autorità della Federazione devono fare i conti con alcuni aspetti negativi, prima fra tutti un’affluenza piuttosto bassa, attestatasi al 47,71 per cento nei tre giorni di urne aperte. Un dato leggermente superiore rispetto al 2016, ma che va considerato anche in funzione del fatto che a Mosca (così come nelle Regioni di Kursk, Jaroslavl, Murmansk, Rostov, Nizhnij Novgorod e nella città di Sebastopoli) si sia aggiunta quest’anno la possibilità del voto elettronico.

PROPRIO SU QUEST’ULTIMO punto stanno attaccando i rappresentanti del Partito comunista: il risultato a doppia cifra è sicuramente importante per la formazione di Gennadij Zjuganov, che proprio ieri ha annunciato di non riconoscere i risultati delle elezioni nei collegi uninominali di Mosca ed esortato i suoi sostenitori a «difendere i risultati elettorali come i cadetti di Podolsk hanno difeso Mosca».

«Non riconosciamo i dati del voto elettronico: abbiamo visto come è cambiata l’immagine dopo che il risultato digitale è stato buttato fuori», ha aggiunto Dmitrij Novikov, vicepresidente del comitato centrale del partito.

DICHIARAZIONI cui è seguito poco dopo l’annuncio di manifestazioni in Piazza Pushkin a Mosca, dove sono state già installate recinzioni di ferro e dispiegati furgoni delle forze dell’ordine: alle mobilitazioni (che le autorità locali non hanno approvato a causa del rischio epidemiologico) potrebbero infatti partecipare più di cinquemila persone secondo gli organizzatori. Un numero importante, ma non improbabile vista l’impennata dei consensi nei confronti dei comunisti, a cui potrebbe aver contribuito anche la piattaforma Smart Voting promossa dallo staff dell’oppositore Aleksej Navalnyj, che fino a poco prima del voto consigliava agli elettori il candidato più quotato contro Russia Unita nei collegi uninominali: uno strumento che, complice anche il voto elettronico, ha dato modo a molti dissidenti di esprimere la propria preferenza.

Non solo: le elezioni di quest’anno rappresentano anche una tappa importante in vista delle presidenziali del 2024. Nonostante non ci sia più il limite ai mandati consecutivi per il capo dello Stato, Putin sta per compiere 69 anni e una sua ricandidatura nel 2024 potrebbe non essere così scontata. Resta poi aperta, anche se improbabile, l’ipotesi di un rimpasto di governo dopo l’elezione alla Duma dei ministri degli Esteri e della Difesa, Sergej Lavrov e Sergej Shoigu, che potrebbero lasciare gli incarichi ed occupare regolarmente i loro seggi. «Al momento non sono state prese decisioni in merito ad un rimpasto di governo», ha commentato il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov.