L’intensa giornata diplomatica di oggi a Pechino, con l’atteso trilaterale tra il presidente cinese Xi Jinping, quello francese Macron e la presidente della Commissione europea von der Leyen ha confermato le premesse che lo hanno anticipato: tutti volevano portare a casa qualcosa, sapendo che si sarebbero dovuti accontentare di poco. Xi Jinping ha mostrato la consueta ospitalità di riguardo.
Con i tappeti rossi per gli amici europei e ha potuto dimostrare di essere «responsabile»; Macron ha rimediato ai «buchi» presi a Mosca con Putin da un anno a questa parte e soprattutto ha firmato e firmerà tanti contratti commerciali; Ursula von der Leyen ha potuto confermare la sua impostazione più dura rispetto alla Cina, in particolare ribadendo la sua dottrina del “de-risking”, ma comunque non completamente chiusa alla Cina.

In ballo in queste giornate diplomatiche c’erano principalmente tre cose: intanto la guerra in Ucraina con l’Ue che si diceva preoccupata del supporto cinese alla Russia, poi la volontà di von der Leyen di spingere per ricalibrare i rapporti commerciali con la Cina e gli affari francesi.
Sulla questione della guerra in Ucraina tutti sapevano bene che si sarebbe mosso poco, ma era importante che ognuno potesse confermare le proprie posizioni e che uscisse qualche risposta benché ampiamente prevedibile. Ma tra tante conferme, come ad esempio la concordanza tra Xi, Macron e von der Leyen contro l’uso di armi nucleari (già ribadita dal presidente cinese in più occasioni), pesano in particolare alcune parole di Xi, soprattutto quando ha detto che è importante non aggravare la crisi e «astenersi dagli attacchi ai civili, in particolare donne e bambini». È un altro messaggio piuttosto chiaro al «partner» Putin che ormai da tempo il leader cinese e in generale tutta la comunicazione diplomatica cinese non chiama più «amico», tanto meno «illimitato»: lo ha confermato anche l’ambasciatore cinese a Bruxelles quando ha parlato di «retorica» rispetto all’utilizzo dell’espressione «amicizia illimitata».

Poi i media francesi hanno riaperto il balletto della telefonata a Zelensky dicendo che Xi sarebbe pronto a farla. Sul punto ha risposto indirettamente von der Leyen, dicendo di aver «incoraggiato il presidente Xi Jinping a contattare il presidente Zelensky. È stato interessante sentire che il presidente Xi ha ribadito la sua disponibilità a parlare con lui quando i tempi e le condizioni saranno le più opportune».
Anche in questo caso tutti contenti: l’Ue ha ribadito la sua richiesta per un contatto Pechino-Kiev, Xi non lo nega ma si arroga il diritto di scegliere da solo i tempi.

Peraltro Mosca (attraverso il portavoce del Cremlino Peskov) aveva ribadito quanto già sapevamo, che cioè la Cina non è mediatrice perché «la situazione è complessa e non c’è prospettiva di una soluzione politica». Sono esattamente i motivi per cui la Cina non ha mai provato davvero a mediare. Tant’è che Xi Jinping ha tenuto a tenere un altro punto importante, quando ha detto a Ursula von der Leyen, per rispondere alla richiesta della presidente della Commissione a ragionare su una pace giusta che dunque preveda il ritiro di Mosca dalle zone occupate: ovvero che la Cina a sua volta chiede di rispettare le esigenze di sicurezza di Mosca.

Risposta che era già nei documenti e nelle dichiarazioni precedenti di Pechino. Insomma, sulla guerra in Ucraina, siamo al gioco delle parti: tutti possono dire che ci stanno provando, poi vedremo come queste parole troveranno seguito nei fatti.
Di sicuro alla Cina interessava più la questione commerciale e probabilmente anche a Macron. Francia e Cina firmeranno importanti accordi compreso uno tra i due principali operatori di centrali nucleari dei due paesi. Anche in questo caso siamo in una situazione di potenziale win-win: Xi coccola Macron che vuole fare il Merkel della situazione, Macron fa l’uomo di pace e intanto intasca accordi per il seguito di businessmen che si è portato in Cina.

Poi von der Leyen è tornata su un tema che è ormai un classico, dicendo: «Contiamo che la Cina non fornisca sostegno militare alla Russia. Farlo sarebbe una violazione delle leggi internazionali e danneggerebbe la nostra relazione. Vogliamo risolvere le questioni attraverso il dialogo. Quindi, fondamentalmente, si tratta di disinnescare i rischi con la diplomazia». Su questo tema Reuters ha riportato una fonte diplomatica secondo la quale anche Macron avrebbe esortato Xi a non fornire armi alla Russia e Xi avrebbe risposto che quella in Ucraina «non è la sua guerra». Quindi von der Leyen ha confermato la sua dottrina del “de-risking”, cioè facciamo affari ma equilibriamo il rapporto e soprattutto patti chiari sui rischi e ha pure ricordato la repressione cinese in Xinjiang. Xi in questo caso incassa poco sul fronte del Cai (l’accordo sugli investimenti saltato alla fine del 2020) ma fondamentalmente ottiene una conferma che le relazioni tra Ue e Cina possono procedere seppure in una cornice ancora tutta da immaginare. Ed era quello che Pechino voleva.