La destra non digerisce l’exploit dell’insegnante antifascista
Fuori dal pozzo Il ministro Antonio Tajani a Roberto Salis: prima di parlare bisogna studiare il diritto. Lui: il governo si muova. A Milano e Lucca consiglieri comunali di FdI scatenati
Fuori dal pozzo Il ministro Antonio Tajani a Roberto Salis: prima di parlare bisogna studiare il diritto. Lui: il governo si muova. A Milano e Lucca consiglieri comunali di FdI scatenati
Pignoratele lo stipendio, studiate diritto o perfino: facciamo un minuto di silenzio. Alla destra italiana, sempre pronta a usare i risultati elettorali contro le vicende giudiziarie che riguardano ricchi e potenti, proprio non va giù che un’insegnante antifascista detenuta e processata fuori dalle grazie dello Stato di diritto abbia ottenuto 176mila voti e si prepari a sbarcare all’europarlamento. Libera.
Così ieri c’è stato un altro capitolo di accuse e offese contro Ilaria Salis, cittadina italiana che al momento si trova ancora prigioniera in un paese come l’Ungheria di Viktor Orbán. Il consigliere comunale milanese Enrico Marcora, uno che è subentrato per due volte in Comune prima con la lista Sala e poi con Fratelli d’Italia, chiede il pignoramento del quinto dello stipendio affinché la neo deputata di Alleanza verdi sinistra ripaghi il presunto debito con l’Aler che deriverebbe dall’occupazione di una casa. Il pignoramento non è possibile per i parlamentari italiani, ma si può far valere nei confronti di quelli europei.
«Non c’è un provvedimento dell’autorità giurisdizionale che accerti che vi sia stata un’occupazione senza titolo dell’immobile. Per il momento non esiste alcun titolo esecutivo per procedere alla messa in mora e alla richiesta di pagamento. Quella riportata nei giornali è una contabilizzazione interna, forse necessaria ai fini di bilancio, ed è basata su un accesso nel 2008 senza altri accertamenti», chiarisce Eugenio Losco, avvocato di Salis. Del resto quando non ci sono di mezzo interessi d’area alla destra i processi piace farli sulla stampa. Dove non arrivarono analoghe richieste per i soldi che il Carroccio doveva allo Stato: non 90mila euro, ma 49milioni (di rimborsi elettorali).
Qualche ora prima il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani aveva puntato il dito contro il padre dell’eurodeputata, l’infaticabile Roberto Salis che da un anno e mezzo combatte per restituire la libertà alla figlia. «Bisogna conoscere le norme e il diritto prima di parlare. Io non posso comunicare nulla finché non c’è la comunicazione dell’elezione», ha detto il forzista rispondendo alla richiesta della famiglia di trasmettere ufficialmente al giudice ungherese l’esito delle elezioni.
«I lavori della decima legislatura del parlamento europeo si apriranno il 16 luglio. Tra quattro settimane e mezzo ci sarà la proclamazione e a quel punto si potrà parlare di immunità e liberazione, ma ci aspettiamo che il governo italiano si muova per fare in modo che Ilaria possa tornare a casa molto prima», aveva ribadito Roberto Salis. Aggiungendo che la neoletta «è già al lavoro. Sta studiando. Vuole arrivare preparata a Strasburgo perché ha preso sul serio sia la candidatura, sia l’elezione. È una ragazza coscienziosa e sono certo che farà il suo mestiere in modo professionale».
Il successo di Avs è rimasto sullo stomaco anche alla consigliera comunale di Lucca Laura Da Prato, sempre del partito di Meloni, che durante una seduta ha detto: «Buonasera a tutti, devo fare una premessa: andrò un po’ fuori tema. Mi sembrerebbe necessario fare un minuto di silenzio, forse basterebbero solo 60 secondi, per l’elezione della Salis alle europee».
La surreale richiesta è stata avanzata martedì, ma il video è diventato virale ieri, pubblicato dal consigliere d’opposizione Francesco Raspini (Pd). A Da Prato, comunque, ha risposto subito in aula il presidente dell’organo comunale Enrico Torrini, eletto con la lista civica del sindaco di destra Mario Pardini. «Evidentemente – ha sbottato – non è possibile fare un minuto di silenzio per l’elezione di qualcuno»
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