La destra lombarda non poteva essere più chiara: «Il referendum distruggerebbe la nostra sanità». Il referendum è quello chiesto da associazioni e sindacati e sostenuto dalle opposizioni contro la privatizzazione della sanità lombarda, la «nostra» sanità da difendere è, per la destra, la loro, quella privata.

Con 45 voti favorevoli il consiglio regionale ha sostenuto l’inammissibilità dei tre quesiti depositati dal Comitato promotore. Chiedevano di abrogare alcune parti della legge sanitaria regionale targata Fontana e Moratti. I consiglieri di Pd, M5S, Avs e Patto Civico non hanno partecipato al voto. Il capogruppo del Pd Pierfrancesco Majorino ha parlato di «una prova di violenta e arrogante debolezza della destra che non vuole dare la parola ai cittadini». Per i 5S «oggi è stata fatta una scelta politica che non riteniamo corretta – ha detto Nicola Di Marco -. Non dovevamo discutere sulla bontà della legge Moratti ma sul dare o meno seguito a una richiesta avanzata da cittadini, associazioni e sindacati. Principio previsto dal nostro statuto».

Anche per i consiglieri del Patto civico Michela Palestra e Luca Paladini un’«enorme responsabilità decretando l’inammissibilità di quesiti che, come previsto dalla legge, si sarebbero potuti riformulare per superare eventuali criticità. Il presidente Fontana che arriva in aula pochi minuti prima della votazione finale è l’immagine dell’arroganza». Per il consigliere di Avs Onorio Rosati «è un fatto che non trova precedenti nella storia dell’istituzione di regione Lombardia».

La battaglia proseguirà in varie forme, dalla mobilitazione ai ricorsi al Tar. Il Comitato promotore si riunirà già oggi o per decidere i prossimi passi. «Si tratta di un affronto nei confronti degli elettori lombardi e dei principi di base della democrazia» hanno detto i rappresentanti del Comitato Marco Caldiroli di Medicina democratica, Federica Trapletti della Cgil, Vittorio Agnoletto dell’Osservatorio Salute, Massimo Cortesi dell’Arci e Andrea Villa delle Acli. In ballo c’è il deterioramento del diritto alla salute nella regione dove si è arrivati a inaugurare i Pronto soccorso privati a pagamento, come nella bergamasca.

Secondo la destra lombarda il referendum proponeva «esattamente il contrario degli obiettivi che le giunte di centrodestra negli anni si sono prefissate, ovvero dare modo a tutti, indipendentemente dal reddito, di rivolgersi a strutture pubbliche o private» hanno dichiarato i consiglieri di maggioranza. «A una sinistra scriteriata che vuole smantellare la sanità e i servizi che oggi rappresentano un modello di eccellenza a livello nazionale non possiamo assolutamente dare spazio». Oltre gli alternative facts teorizzati da Trump negli Stati Uniti c’è la realtà alternativa nella quale vive la destra lombarda e nella quale prosperano i padroni della sanità.