Dopo le elezioni legislative di sabato scorso la situazione politica in Lettonia si muove. Il partito socialdemocratico Armonia, moderatamente filo-russo, si conferma primo partito con il 20%, riuscendo a canalizzare il voto di protesta della minoranza di etnia russa (il 26% della popolazione) contro le discriminazioni linguistiche e sociali.

Crollano invece i tre partiti di centrodestra, puniti per la dilagante corruzione della loro amministrazione e che formavano l’ossatura della coalizione europeista e pro-Nato. Il centrodestra ha lasciato sul campo metà dei voti rispetto alle ultime elezioni: l’Unione dei Verdi del premier Maris Kucinskis è scesa sotto il 10% e il partito di Valdis Dombrovskis è passato dal 22% al 6,7%. A trarne profitto i populisti euroscettici del movimento «Chi possiede lo Stato?», saliti al14,1%.

Se difficilmente Armonia riuscirà a formare un nuovo esecutivo, i tradizionali equilibri su cui si basava la repubblica baltica sembrano ormai tramontati. Si prospetta una nuova fase in cui la sinistra potrebbe rientrare in gioco in un contesto sociale devastato da 20 anni di cure di austerità e iperliberismo.