«Ho fatto ciò che avevo deciso, ho vendicato le bombe lanciate sull’Isis, ho eseguito ordini arrivati direttamente dallo Stato Islamico», sarebbero queste le parole pronunciate davanti agli inquirenti da Rakhmat Akilov, il 39enne uzbeko, non ancora ufficialmente incriminato ma ritenuto il conducente del camion che venerdì ha falciato la folla nel centro di Stoccolma, uccidendo quattro persone e ferendone 15. Indiscrezioni dei media sulle quali la polizia per ora tace, anche se il tribunale distrettuale svedese ha confermato l’identità dell’uomo e il fatto che è «collegato all’incidente di Drottninggaten», la via dello shopping per eccellenza della capitale. Sembra anche che Rakhmat Akilov, al quale era stato negato l’asilo ed era latitante dallo scorso 13 febbraio, abbia fatto richiesta per sostituire il suo avvocato con un altro di religione musulmano sunnita, ma pare che il giudice abbia rifiutato il cambio ritenendo la motivazione non sufficiente.

Secondo il responsabile dell’intelligence Anders Thornberg esiste il rischio concreto che organizzazioni di estrema destra stiano progettando azioni di vendetta. «Le cose sono in evoluzione. Si parla esplicitamente di farsi giustizia da soli – ha detto Thornberg – Molti sono arrabbiati. Vendetta e violenza sono termini che sentiamo ripetere in continuazione».

Ieri però, dopo la conferma di un secondo fermo e il rilascio di 4 sospettati, è stato soprattutto il giorno delle lacrime. Un minuto di silenzio, nella zona vicino all’attentato, e una cerimonia solenne che ha radunato insieme i cittadini, la famiglia reale, il primo ministro, il socialdemocratico Stefan Löfven e i politici svedesi. «Sappiate che non siete soli, l’intera Svezia è accanto a voi», ha detto Löfven rivolgendosi ai familiari delle quattro vittime (due svedesi, un britannico e un belga) e dei 15 feriti. «Il nostro pensiero è sempre con voi e vi accompagna – ha aggiunto – E sappiate che non ci arrenderemo mai alla violenza, non lasceremo che il terrorismo vinca». Gli ha fatto eco la sindaca di Stoccolma, Karin Wanngard. «Questa città – ha dichiarato con forza – rimarrà ciò che è stata finora, una città aperta e tollerante». Ieri Donald Trump ha parlato per telefono con Löfven per esprimere le sue condoglianze alle famiglie delle vittime, ha fatto sapere la Casa Bianca, i due leader hanno convenuto di mantenere e rafforzare la già stretta collaborazione tra gli Usa e la Svezia nella lotta globale contro il terrorismo.

Scrivono i due principale quotidiani, Afronbladet ed Expressen, che oggi è prevista l’udienza di custodia cautelare al Tribunale distrettuale di Stoccolma, dunque si dovrebbero sapere i capi d’imputazione della probabile incriminazione di Akilov. Ma per portare a termine l’inchiesta, ha avvertito il capo della polizia Dan Eliasson, ci potrebbe volere «un anno».