I processi di big data governance sono ormai una realtà sia nell’Unione Europea che negli Stati Uniti d’America. Ma cosa succede in Cina — la seconda economia mondiale del pianeta?

Cinque anni fa, il Consiglio di Stato della Repubblica Popolare Cinese ha annunciato la volontà di gettare le fondamenta di un proprio sistema di big data governance.1 Questo sistema sarebbe esistito in piena autonomia dai processi in atto in Europa e negli USA. Esso si sarebbe basato sugli indici di affidabilità creditizia degli individui e delle imprese quali essi già esistevano in Cina. Questi indici sarebbero stati arricchiti e completati da una serie di indicatori algoritmici in grado di misurare non solo la solvibilità creditizia, ma anche il rispetto delle norme morali, giuridiche e sociali, degli standard industriali e dei contratti di diritto privato. La valutazione complessiva delle condotte di aziende, amministrazioni pubbliche e singoli individui avrebbe dato luogo a liste di merito e di demerito. Le liste sarebbero state utilizzate per sanzionare imprese e persone, o anche per ricompensarli, alternativamente limitando il loro accesso al mercato cinese, e anche a tutta una serie di servizi e opportunità, o consentendo loro di godere di varie “corsie preferenziali”.

Se in Europa e negli USA processi analoghi sono designati semplicemente come data governance, in Cina il Consiglio di Stato ha scelto di indicare questi processi con l’espressione “credito sociale” (shehui xinyong 社会信用). Dal 2014 il “sistema di credito sociale” è stato compreso e rappresentato in modi molto diversi. Per le amministrazioni centrali e locali della Repubblica Popolare Cinese, il “sistema di credito sociale” indica una serie di riforme della governance domestica, volte a sostenere il dinamismo dell’economia cinese, e a permettere una migliore integrazione economica sotto l’egida della Belt and Road Initiative. Per gli osservatori Europei, d’oltremanica e d’oltreoceano, il “sistema di credito sociale” rappresenta un’alternativa ai sistemi di big data governance domestici. L’integrazione dei sistemi di big data governance locali con il “sistema di credito sociale” potrebbe essere fonte di ghiotte opportunità, d’altro canto essa pone anche tutta una serie di interrogativi, cui i nostri sistemi di big data governance non hanno ancora dato una risposta. Per chi investe in Cina, il “sistema di credito sociale” pone una serie di obblighi e difficoltà che non possono essere superati ricorrendo a strategie e strumenti di tipo tradizionale – quali il diritto o anche le “guanxi”. Per il grande pubblico, il “sistema di credito sociale” è un’altalena tra scenari futuristici e incubi distopici. Mentre le interpretazioni del “sistema di credito sociale” si scontrano e moltiplicano, in Cina si continua a sviluppare una big data governance che fa naturalmente uso dell’intelligenza artificiale, mentre il paese si è posto l’obiettivo di riuscire a produrre domesticamente il 75% del valore aggiunto di beni e servizi entro il 2025.

La Corsa alle Nuove Tecnologie

Nella seconda metà degli anni ’50, il lancio dello Sputnik 1 da parte dell’Unione Sovietica innescò una gara per il controllo dello spazio tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica. La gara spaziale si sarebbe chiusa alla fine degli anni ’80, con il lancio dell’Iniziativa di Difesa Strategica da parte degli Stati Uniti. La corsa alle nuove tecnologie, però, era appena iniziata. Tre decenni più tardi, la competizione tra i maggiori attori internazionali non si sarebbe più giocata solo nel buio degli spazi siderali. Essa avrebbe coinvolto in pieno la brulicante vita delle città cinesi, europee ed americane, e tutte le attività dei loro abitanti. Oggi, le dinamiche di competizione, di confronto e di collaborazione coinvolgono la raccolta, il controllo, il commercio, l’elaborazione e l’uso delle informazioni sulle attività delle imprese cinesi e straniere, degli individui e delle pubbliche amministrazioni. La data governance però non è una novità. Il governo di uno Stato, la guida di un’azienda, e il controllo della popolazione non possono avere luogo in assenza di informazioni. Già nel 500 a.C. il census introdotto da Servio Tullio aveva prodotto una classificazione dei cittadini in base alla classe sociale di nascita e alla ricchezza, ma anche al merito morale.2 Il magistrato responsabile per il census non era solo un semplice funzionario di anagrafe, ma anche un supervisore delle finanze di Roma, e un guardiano della morale pubblica. Allo stesso modo a Shuihudi i funzionari dell’impero Qin (221 – 206 a.C.) classificavano la popolazione in base al genere, allo stato civile, all’età, e all’altezza, raccogliendo anche informazioni circa la superficie e le caratteristiche delle loro abitazioni. I compiti una volta svolti usando tavolette di cera e stilo, o strisce di bambù e pennello oggi sono stati in gran parte informatizzati ed automatizzati.

Ma in definitiva, il sogno della governamentalità è un mondo dove gli Stati e le imprese abbiano a propria disposizione petabytes e petabytes di informazioni altamente diversificate. Intanto, la quantità di informazioni generate su base quotidiana da ciascuno di noi è aumentata in maniera esponenziale. Le nostre opinioni, decisioni e scelte possono essere ricostruite ricomponendo un complesso puzzle composto interamente da dati digitali: video, dati biometrici, finanziari, posizionamento GPS, email, registrazioni vocali, log delle attività in internet, su Facebook e Twitter, informazioni fornite dalle app per lo shopping, il benessere, il fitness, la salute e il tempo libero. Questi flussi massicci di informazioni spesso sono generati in tempo reale da più fonti. Ed è possibile analizzarli in una frazione di secondo, fornendo ai computer una sequenza complessa di istruzioni, che specifica quali informazioni cercare, quale valore attribuire a ciascuna informazione, e come riassumerle. Il tanto citato, e spesso poco compreso, “algoritmo” non è una macchina diabolica, ma uno strumento usato sempre più spesso per prendere decisioni basate su più fattori. O anche per prevedere comportamenti basati su regolarità comportamentali: scelte di investimento, commerciali, politiche, di acquisto e di consumo. Questo è il mondo in cui noi oggi viviamo. In questo mondo, vivono anche la Cina e il suo miliardo e mezzo di abitanti.

Il “Sistema di Credito Sociale”

Le parole “credito sociale” sono ormai entrate nel linguaggio comune. Finora, queste parole non avevano trovato spazio in alcuno dei lessici o dei registri linguistici esistenti. La loro comparsa nel linguaggio segna un’ulteriore dimensione dell’interdipendenza e della transnazionalità dei processi economici, politici e sociali. È nella natura delle parole la capacità di svelare i significati, o anche di ammantarli di un velo di incomprensione. La scelta di riprendere i caratteri 社会信用 e di utilizzare la loro traduzione letterale – “credito sociale” – è una scelta giustificata dal punto di vista linguistico e traduttologico. Ma che spinge il lettore, l’oratore e l’autore verso un vicolo cieco sia semantico che cognitivo.

Se il “sistema di credito sociale” è la big data governance quale esiste e quale è praticata in Cina, perché tutti parlano di shehui xinyong 社会信用 anziché di da shuju zhili大数据治理? Il controllo e la gestione del big data sono processi tecnici, che si esauriscono nella creazione delle architetture di dati, nella raccolta di informazioni, nella loro analisi, e nell’utilizzo dei risultati ottenuti. Tutte queste attività però non hanno luogo entro uno spazio ‘neutrale’. Esse si svolgono in spazi delimitati da concezioni ideologiche e da priorità politiche. 大数据治理 si riferisce solo agli aspetti tecnici della data governance, mentre “credito sociale” comprende soprattutto i suoi aspetti morali, ideologici e politici. In Europa e negli Stati Uniti non è stato necessario adottare due diverse espressioni per riferirsi alla data governance, perché la componente valoriale del sistema è già contenuta nella parola governance – termine che abbiamo reimportato in seguito all’anglicizzazione di gubernaculum. In Cina, zhili 治理 è un neologismo adottato per convogliare una parola tratta dall’inglese. Governance/gubernaculum è un concetto dal percorso storico ed etimologico di lunghissimo periodo. La storia di questo concetto si è dipanata lungo una molteplicità di correnti di pensiero e di prassi politica, che non sono state modellate o influenzate dall’epistemologia marxista. A oggi, in Cina non si è raggiunta una comprensione profonda di questo processo, il che spiega la scelta di utilizzare governance per riferirsi agli aspetti tecnici del big data, anziché anche alle sue componenti valoriali. 大数据治理 infatti è un’espressione priva di connotazioni ideologiche, morali o politiche. Queste ultime connotazioni si ritrovano tutte in 社会信用.

Il “sistema di credito sociale” quindi è innanzitutto un complesso di priorità politiche e di imperativi morali. Questa componente indirizza l’attività di chi, in concreto, progetta le architetture di dati, raccoglie, analizza, compra e vende informazioni. In Cina, tutti questi aspetti sono strettamente collegati e coordinati. Essi sono diretti dal settore pubblico, che si pone in veste di guida del settore privato, o anche come appaltatore di processi e forniture meramente tecnici. Altrove, la coordinazione tra le componenti valoriali e tecniche della big data governance assume forme molto diverse.

Le tecniche e tecnologie del data governance arrivano in Cina nei tardi anni ’90, in risposta alle esigenze di valutazione della solvibilità di aziende e individui. Inizialmente esse sono limitate al settore finanziario e bancario. Però esistono fianco a fianco ad altre tecniche di data governance solo parzialmente automatizzate, impiegate soprattutto per la “gestione della società” (shehui guanli 社会管理), per l’educazione morale della popolazione, per il controllo dei processi di riforma economica. Fino al 2014, tutte queste componenti ideologiche, morali, di policy e tecnologiche sono esistite al di fuori di un più ampio quadro di regolamentazione. Esse correvano lungo binari paralleli, ed esistevano in forme più o meno decentralizzate. Il consenso sulla necessità di integrare e coordinare ciascuno di questi sistemi di data governance ha raggiunto la sua forma definitiva nel 2014. Fino ad allora, la decentralizzazione dei processi di controllo dell’economia, della società e della morale pubblica e privata era stata vista con favore, in quanto aveva consentito una notevole flessibilità delle politiche pubbliche. Però, tale decentralizzazione aveva anche reso possibile la deviazione di importanti apparati istituzionali dello Stato,3 e più in generale la relativa mancanza di coordinamento tra processi di riforma per loro natura complementari.

I primi passi nella costruzione del “sistema di credito sociale” hanno previsto il superamento della condizione di decentralizzazione e frammentazione della big data governance. Essi hanno coinvolto la creazione di un’architettura di big data capillare, il perfezionamento del già esistente mercato nazionale del big data, l’articolazione di un sistema di liste di merito e di demerito, e la definizione di un quadro giuridico per disciplinare la big data governance. È chiaro che il “sistema di credito sociale” concepito e articolato dall’amministrazione Xi Jinping è molto diverso dai meccanismi esistenti sotto l’amministrazione Hu-Wen.

La Componente Morale del “Sistema di Credito Sociale”

Il “sistema di credito sociale” non è solo un complesso di sofisticati algoritmi. Né si esaurisce nello sforzo di coordinare, collegare, arricchire e migliorare le banche date e gli indicatori di performance che erano esistiti fino al 2014. La big data governance con caratteristiche cinesi non può esistere in assenza di una componente morale. La principale differenza tra i sistemi marxisti-leninisti e i sistemi politici fondati su filosofie politiche liberal-democratiche è nel ruolo giocato dall’ideologia. In Cina, il “sistema di credito sociale” ha bisogno di una componente morale solida, in grado di garantire la coerenza dei processi di big data governance con i presupposti ideologici esistenti nella Repubblica Popolare Cinese. Questa componente morale deve anche permettere la comunicazione tra i sistemi di data governance cinesi, e i sistemi di data governance esistenti in altri Paesi.

La componente morale della big data governance ‘con caratteristiche cinesi’ è tutta contenuta nei caratteri诚信. Chengxin 诚信 in cinese è un composto spesso tradotto come ‘onestà’ o ‘integrità’. Più in generale, esso esprime il concetto di affidabilità. Affidabile è chi tiene fede alle proprie promesse, colui che mantiene una stretta coerenza tra parole ed azioni. “Se un uomo non è affidabile, non so proprio a cosa possa servire” (人而无信, 不知其可也),4 e “le parole devono essere sincere, e le azioni leali e corrette” (言必诚信,行必忠正)5 non sono solo vecchi adagi di un tempo ormai passato. Né si tratta di mere figure retoriche.6 Dal 1992, la Cina ha adottato un sistema economico di mercato. Tale sistema si regge sì sul libero gioco di domanda ed offerta, pur se indirizzato e regolamentato dall’intervento statale. Molto più importanti sono le nozioni di credito, concepito non solo come il diritto ad esigere una prestazione finanziaria, ma anche nella sua più ampia accezione di prestigio, fiducia, affidabilità e credibilità. In mancanza di queste componenti valoriali, gli scambi economici tra la Cina e i rispettivi partner non sono reciprocamente utili, e diventano oltretutto improduttivi. Nessuno ha interesse a formare partnerships con soggetti non in grado di mantenere le proprie promesse. Beni e servizi di scarsa qualità, non conformi agli standard internazionali o addirittura realizzati con componenti o ingredienti tossici, non hanno mercato né in Cina né su scala globale. Se considerato poco affidabile, un sistema-paese non è in grado di proporre alternative credibili alla forma di globalizzazione attualmente esistente.

L’imperativo morale della credibilità è un imperativo neutrale, condivisibile da soggetti portatori delle posizioni morali, ideologiche e politiche più diverse. La scelta di fondare la big data governance ‘con caratteristiche cinesi’ sul valore morale della credibilità non sembra essere una scelta casuale, ma una decisione dettata dalla volontà di mantenere la fondamentale coerenza tra innovazione negli strumenti di governance, e tradizione ideologica. Credibilità non è solo il valore fondante del “sistema di credito sociale”. Essa è anche una componente del Sistema dei Dodici Valori Essenziali del Socialismo (shehuizhuyi hexin jiazhiguan 社会主义核心价值观).7 Nel 2018, questo sistema valoriale ha trovato spazio nel Preambolo della Costituzione della Repubblica Popolare Cinese, ed è quindi stato riconosciuto come parte integrante della governance domestica. Una big data governance improntata al valore della credibilità, pur se condivisibile a livello globale in quanto inspirata a un valore moralmente neutro, è e resta una “componente importante dell’economia socialista di mercato e del sistema di governo della società.”8

Big Data Governance, Credibilità (诚信) e Transnazionalità

L’uso del valore morale della credibilità quale componente centrale della big data governance con caratteristiche cinesi riesce fin dal primo istante a collocare il “sistema di credito” sociale in maniera trasversale alla sfera economica, amministrativa, politica, giuridica e sociale della Repubblica Popolare Cinese. E a raccogliere un ampio consenso circa la necessità di punire chi, pur di soddisfare il proprio interesse economico o politico, non esita a violare qualsiasi norma di condotta. La big data governance però non si esaurisce nel tentativo di rimediare alle storture inevitabilmente indotte da un processo di crescita economica vorticoso. Il “sistema di credito sociale” non può essere ridotto a un semplice incubo distopico, ispirato dalla narrativa visuale – per giunta prodotta in “occidente” – di Black Mirror. Chi, tra noi, non teme di finire sulla ‘lista nera’ dei cattivi pagatori? Chi non ha un passaporto o una carta di identità biometrica? Chi non pensa e ripensa all’impatto che la condivisione di contenuti social potrebbe suscitare sui propri rapporti professionali e personali? La big data governance esiste tutto intorno a noi. L’importanza del “sistema di credito sociale” va ben oltre tutto ciò.

Nessun sistema sociale, economico o politico può sopravvivere e svilupparsi in assenza di rapporti con altri sistemi. Il sistema dell’economia socialista di mercato non fa eccezione a questa logica. Infatti, la vorticosa ascesa della Cina è iniziata nel momento in cui la leadership ha preso la decisione di dotare l’apparato di governance di una componente transnazionale altamente dinamica. La Cina è legata a ciascuno dei suoi partner da una fitta rete di flussi di investimenti, di scambi commerciali, e di catene di valore. Fino a pochissimi anni fa, i flussi di investimento, gli scambi commerciali e le attività delle catene di valore erano stati ‘governati’ dal semplice diritto privato, ma anche dagli standard industriali. Una catena di valore, però, è più simile a un ‘serpente d’acqua’ che a un’entità facile da individuare e da governare.

Essa è composta da migliaia di agenti autonomi, che operano in paesi diversi, e sono sottoposti a diverse giurisdizioni. E che operano in base codici di regolamentazione interni di tipo molto diverso, oltre che mediante una lunga serie di contratti e sub-contratti. Nessuno stato riesce a governare una catena di valore, perché gli unici strumenti a disposizione di uno stato sono il diritto e le leve macroeconomiche. Le catene di valore sfuggono alla logica e alle dinamiche di politica interna sottintese da questi strumenti. La catena di valore è indipendente dallo stato. Essa può, in base ai propri spostamenti e alle proprie decisioni, riuscire a influenzare le scelte politiche ed economiche degli stati. Essa è in grado di produrre conseguenze notevoli sul benessere e sulle condizioni di vita della gente comune. Di per sé, una catena di valore è moralmente neutra. Nel momento in cui tutte le sue componenti operano in maniera etica, essa è in grado di produrre benefici per tutti. Diverso il caso in cui le sue componenti lasciano da parte ogni considerazione di tipo etico nella propria condotta.

Il sistema dell’economia socialista di mercato è, al pari del sistema economico degli stati membri dell’Unione Europea o degli USA, un sistema che si regge nella quasi sua totalità su catene di valore. Negli anni ’80 le catene di valore nascevano in Europa e negli Stati Uniti, per terminare in Cina. Oggi, le catene di valore nascono anche in Cina, e si dipanano in maniera rizomatica lungo il continente asiatico, per approdare in Europa, in Africa, in America Latina, e negli Stati Uniti d’America, creando legami inscindibili tra ciascuno di questi territori. Se in ‘Occidente’ le catene di valore non sono concepite come regolamentabili, il punto di vista Cinese è diverso. Dal punto di vista della Repubblica Popolare, la regolamentazione delle catene di valore che hanno origine in Cina è una necessità. Essa non è solo coerente con l’approccio ai meccanismi di mercato adottato in Cina, e non è solo una necessità basata su considerazioni di tipo squisitamente morale.

L’amministrazione Xi Jinping si è posta l’obiettivo di avviare una nuova fase della politica di riforma e apertura – la cosiddetta “Nuova Era” del socialismo con caratteristiche cinesi. L’obiettivo della “Nuova Era” è riportare la Cina alla condizione che, secondo la sua leadership, il paese per sua natura merita di ricoprire. Per realizzare questo obiettivo, l’amministrazione Xi Jinping ha adottato la politica della Nuova Via della Seta, il piano Made in China 2015, e il “sistema di credito sociale”.

Si tratta di tre linee di policy complementari ed interdipendenti. Come ben noto, la politica della Nuova Via della Seta ha lo scopo di realizzare una forma di globalizzazione alternativa alla Pax Americana. In ciò, un ruolo di spicco è ricoperto non solo dalle imprese private cinesi e internazionali, ma dalle imprese multinazionali di stato. È da esse che hanno origine le catene di valore che, nate in Cina, connettono e collegano Paesi molto diversi da loro, per storia e per cultura. Le catene di valore che hanno origine in Cina non sono solo importanti ai fini della Nuova Via della Seta. La Nuova Via della Seta sta indubbiamente fornendo molte occasioni di cooperazione di mutuo vantaggio tra la Cina e i propri partner. Secondo il piano Made in China 2025, però, entro 6 anni il 75% del valore aggiunto di tutti i beni e i servizi prodotti in Cina dovrà essere creato da imprese cinesi, per essere commercializzato in Cina e su scala globale.

Le catene di valore sono utili al raggiungimento di entrambi gli obiettivi, ma a patto che si riesca a indirizzare la loro attività. L’indirizzo e la regolamentazione delle attività economiche transnazionali sono una sfida non solo per l’“Occidente”, ma anche per la Cina. È possibile governare un’intera catena di valore mediante il solo strumento del diritto? L’armonizzazione del diritto, l’eliminazione degli ostacoli di tipo amministrativo o normativo agli investimenti è importante, ma non è tutto. Le catene di valore trascendono ogni forma giuridica, pubblica o privata, di “hard law” e di “soft law”. Esse operano “al di sopra” di esse, poiché riescono a utilizzare ciascuno di questi strumenti, nel modo che è a esse più utile.

Se il fin troppo citato Sunzi insegna alcunché, il suo insegnamento è tutto nei concetti di “forma” e “adattamento”. La portata della big data governance con caratteristiche cinesi va ben oltre gli aspetti attinenti alla vita ed alle attività degli individui. Il “sistema di credito sociale” trascende ogni forma giuridica pubblica e privata, di “hard law” e di “soft law”. Esso ingloba al suo interno “le leggi, i regolamenti, gli standard [industriali], e i contratti”,9 per cercare di giungere al cuore delle attività delle imprese pubbliche, private o miste, adattandosi alle forme di regolamentazione che esse adottano. E cercando così di realizzare l’obiettivo del grande ringiovanimento della nazione cinese.

L’innovazione nella governance va ben oltre lo spauracchio dell’“algoritmo”, l’adozione di valori morali al di sopra di ogni possibile contestazione, o anche l’uso massiccio di tecnologie di sorveglianza. La posta in gioco è molto più alta, e coinvolge equilibri internazionali e domestici in via di definizione e di riaggiustamento. Equilibri che potrebbero subire bruschi capovolgimenti, o anche seguire il proprio attuale corso. L’uso dell’anglicismo big data governance oscura la reale portata e le potenzialità del fenomeno di cui siamo spettatori. L’uso del sinismo “sistema di credito sociale” è dal suo canto fonte di incomprensione. In ogni caso, la franchezza del linguaggio politico cinese getta luce su scenari di governance domestica e transnazionale e problematiche teoriche finora esplorati solo in parte.10

1 “Guowuyuan guanyu yinfa shehui xinyong tixi jianshe guihua gangyao (2014-2020 nian)” 国务院关于印发社会信用体系建设规划纲要(2014—2020年)的通知 [Circolare del Consiglio di Stato sullo Schema di Pianificazione della Costruzione di un Sistema di Credito Sociale (2014-2020)]. Zhonghua Renmin Gongheguo Zhongyang Zhengfu, 14/04/2014.

2 Georges Dumézil, Servius et la Fortune (Paris: Gallimard, 1943), 174-175.

3 Quali l’apparato di pubblica sicurezza e di intelligence, che tra il 2012 e il 2013 furono coinvolti in vicende complesse, per lo più sconosciute, culminate nel tentativo di defezione del dirigente della pubblica sicurezza di Chongqing, Wang Lijun, e nella misteriosa morte dell’imprenditore Neil Heywood. Per una cronologia della vicenda, si veda “Bo Xilai Scandal: Timeline”, BBC, 11/11/2013.

4 Wang Xingkang 王兴康, Lunyu 论语 [I Dialoghi] (Shanghai, Shanghai Guji Chubanshe: 2008) 9.

5 Wang Su 王肃, Kongzi jiayu yizhu孔子家语译注 [I Detti di Confucio Tradotti e Annotati] (Nanning, Guangxi Shifan Daxue Chubanshe: 1998), 35.

6 Questi e altri detti della tradizione cinese sono parte integrante del linguaggio politico della Repubblica Popolare Cinese. Per un esempio del loro uso, si veda “Xi Jinping: Ren er wuxin buzhi qike ye” 习近平:人而无信不知其可也 [Xi Jinping: Se un uomo non è affidabile, non so proprio a cosa possa servire]. Renminwang, 23/04/2015.

7 Per una descrizione e un’analisi del sistema dei 12 Valori Essenziali del Socialismo si veda Flora Sapio “The ‘Four Nevers’, Socialist Core Values and ‘Western Values’”, Telos, 171, 2015, 99-106.

8 “Guowuyuan guanyu yinfa shehui xinyong tixi jianshe guihua gangyao (2014-2020 nian)” 国务院关于印发社会信用体系建设规划纲要(2014 – 2020年)的通知 [Circolare del Consiglio di Stato sullo Schema di Pianificazione della Costruzione di un Sistema di Credito Sociale (2014-2020)]. Zhonghua Renmin Gongheguo Zhongyang Zhengfu, 14/04/2014.

9 “Guowuyuan guanyu yinfa shehui xinyong tixi jianshe guihua gangyao (2014-2020nian)” 国务院关于印发社会信用体系建设规划纲要(2014—2020年)的通知 [Circolare del Consiglio di Stato sullo Schema di Pianificazione della Costruzione di un Sistema di Credito Sociale (2014-2020)]. Zhonghua Renmin Gongheguo Zhongyang Zhengfu, 14/04/2014.

10 Quali, ad esempio, Rogier Creemers, “Cyber China: Upgrading propaganda, public opinion work and social management for the twenty-first century” Journal of Contemporary China 26, 2017, 85-100, ma anche Larry Catà Backer, “Next Generation Law: Data-Driven Governance and Accountability-Based Regulatory Systems in the West, and Social Credit Regimes in China” Southern California Interdisciplinary Law Journal, 2, 2018, 123.