In attesa della visita di papa Bergoglio, prevista per il 2017, la chiesa cattolica uruguayana ha messo a disposizione del gruppo di Familiares de Detenidos Desaparecidos le parrocchie di tutto il paese per raccogliere dati e testimonianze e consentire il ritrovamento dei resti degli scomparsi durante la dittatura militare.

Il cardinal Daniel Sturla ha raccolto così la richiesta del comitato di famigliari, che da anni si batte per ottenere verità e giustizia in un paese ancora preda dell’oblio. Grazie a una legge che, alla fine della dittatura ne ha consentito l’impunità, i militari non hanno consentito di far luce sulla guerra sporca di quel periodo e solo di recente, grazie a una parziale revisione di quella legge, anche l’Uruguay sta parzialmente facendo i conti con il suo passato. Il gruppo dei famigliari ha lanciato una campagna di «sensibilizzazione» chiedendo alla popolazione di portare messaggi e testimonianze nelle parrocchie o di chiamare al numero verde messo a disposizione, anche in modo anonimo: «Vi chiediamo un gesto di umanità – dicono i famigliari degli scomparsi nei loro comunicati – non importa in quale circostanza vi siate venuti a trovare».

Il gruppo dei famigliari ha anche partecipato all’attività della magistratura che ha condotto al processo Condor, attualmente in corso a Rebibbia. La rete criminale del Piano Condor, che ha consentito alle dittature latinoamericane degli anni ’70-80 di perseguire gli oppositori oltre le frontiere, ha colpito anche l’Uruguay. In Italia, i testimoni hanno raccontato le torture subite dall’ex militare Jorge Troccoli, ora cittadino italiano, che ha vissuto per anni nascondendo il suo passato.