Quando, una settimana fa, Vittoria Ferdinandi ha accettato di correre da sindaca di Perugia per un campo larghissimo che va da Rifondazione al Partito democratico, passando per il M5S e Avs, ci ha tenuto a far sapere che accoglieva questo incarico «con emozione altissima». Ai cittadini del capoluogo umbro non sarà sfuggita la citazione: «Con emozione altissima» era la formula ricorrente nelle orazioni di Paolo Vinti, poeta di strada e figura storica della sinistra diffusa perugina. A prima vista, Vinti (che è morto a 50 anni nel 2010 e al quale poche settimane fa è stata dedicata una targa commemorativa) poteva apparire un tipo strambo che non si rassegnava a invocare la rivoluzione improvvisando comizi in giro per la città. In realtà, Vinti aveva sviluppato una poetica molto precisa. Ad esempio, spaziando dalla scena locale alle sorti delle sinistre planetarie riusciva, con notevole sforzo dialettico, a tenere dentro un filo logico coerente ogni forza «di sinistra»: da Obama al subcomandante Marcos, tutti erano compresi nel ragionamento radicalissimo eppure ultraunitario di Vinti. Inoltre, si produceva in capriole verbali, eufemismi acrobatici e perifrasi concentriche pur di evitare qualsiasi forma di negazione: gli spoken word di Paolo Vinti erano soltanto assertivi.

Ferdinandi, al momento, è riuscita a tenere insieme uno spettro ampio delle forze di sinistra e centrosinistra. E anche lei, sulla scorta dell’esperienza fatta a Numero Zero, «ristorante inclusivo» e progetto d’innovazione in campo psichiatrico che le è valsa la nomina di Cavaliere al merito della Repubblica da parte di Mattarella, prova a impostare la sua corsa verso il voto l’election day di giugno con spirito propositivo. «Sarà una campagna plurale, inclusiva, collettiva – dice – Di popolo e di persone. La mia candidatura è stata accolta da un entusiasmo vero e largo. Non voglio sciupare questa energia».

In che modo?
Da parte mia non ci saranno attacchi personali alla mia avversaria, o parole piegate alla propaganda ma solo una visione chiara della città del suo stato attuale e di quello che desideriamo sia il suo futuro. Sarà una campagna con al centro i temi e lontane le polarizzazioni della vecchia politica.

Come ha fatto in questi anni il centrosinistra a perdere Perugia (e l’Umbria)?
Trovo naturale e pure sano che nelle amministrazioni pubbliche non vincano sempre gli stessi partiti e le stesse coalizioni. D’altronde quando i cittadini scelgono, i cittadini hanno sempre ragione. Sta adesso a me e alla coalizione che mi sostiene costruire un’alternativa di governo della città credibile. Noi vogliamo una Perugia aperta, attrattiva, solidale.

La destra come ha amministrato nelle ultime due consiliature?
Hanno governato giocando tutto in difesa. Noi vogliamo andare al l’attacco investendo sulla città per tornare a farla brillare. In città la qualità della vita è crollata in 10 anni. Non lo dico io, ma i dati del Sole 24 Ore.

L’unione attorno alla sua candidatura rappresenta un segnale anche nazionale?
Rappresenta la scelta di donne e uomini di buona volontà di dare una svolta per Perugia. Anche coraggiosa. Sono stati messi da parte gli interessi di parte, per provare tutti insieme a fare un passo avanti per il destino generale di Perugia. Sono una candidata civica che viene da un percorso professionale chiaro. Non ho tessere di partiti, ma insieme a tutti quelli che mi sostengono partiremo subito in una campagna di ascolto per costruire il miglior progetto politico per Perugia. Da soli non siamo sufficienti.

In tempi di alta astensione la sua figura di donna civica e riconosciuta per l’impegno sociale può davvero fare la differenza?
Ho citato don Milani dal primo minuto, non a caso. Prendersi cura degli altri è quello che faccio da sempre. Sono le mie radici culturali e familiari. Dall’esperienza di Numero Zero voglio portare in campagna elettorale la stessa intenzione: prendersi cura di tutta la comunità. Più che civico, è un impegno e un appello civile, a cui sono certa risponderanno tantissimi, ben oltre il perimetro dei partiti e delle liste che mi sostengono.

Cosa farà per prima cosa una volta eletta sindaca?
Farò un saluto all’albero di mia mamma, da cui ho imparato l’impegno civile. E poi una cena a Numero Zero, a cui devo tutto.