La carcassa di un carrarmato capovolto blocca l’autostrada che esce da Kharkiv verso sud-est e costringe a una deviazione tra stradoni di campagna tutti fossi e pozze d’acqua. Se è vero che l’esercito russo per chiudere le operazioni in Donbass e a Kharkiv avrebbe dovuto conquistare determinate posizioni oltre i fiumi e le campagne dell’est, ha fallito. Il che non vuol dire che si fermerà, ma che il pantano, fino a due settimane fa solo metaforico, del Donbass si trasformerà in una vera e propria palude.

IERI I SOLDATI del Cremlino hanno tentato una sortita verso Bakhmut ma sono stati ricacciati indietro. Dima, un volontario in sosta a una stazione di servizio con la sua unità, dice che ormai sono allo sbando. «Molti di loro sono solo degli assassini, ma a volte immagino come sarebbe essere dall’altra parte, inviato in un altro paese a combattere una guerra immotivata, devono per forza essere esausti, chi non lo sarebbe?». Il breve momento di empatia si interrompe subito: «Comunque la pagheranno cara per tutto quello che ci hanno fatto, non ci fermeremo fin quando non se ne saranno andati da ogni città ucraina». Anche dal Donbass? Certo. Intendo dal Donbass separatista. «Dovunque, anche in Crimea». Si ferma un attimo, forse leggendo della perplessità nella mia espressione e prosegue meno concitato «non dico che succederà subito, ma succederà». «Ma così la guerra potrebbe non finire mai» obietto. «Non ci possiamo fare niente, non l’abbiamo iniziata noi». Dove si sta trasferendo con la sua unità non può dirlo ma «presto», sottolinea, potrà offrirmi da bere in una grande città riconquistata. «Ok, ci vediamo a Lysychansk, allora» gli dico mentre si allontana per risalire sul camion militare. Lui si volta e grida «gloria all’Ucraina», alcuni dei suoi commilitoni gli fanno eco con «gloria agli eroi».

SULLA STRADA sono quasi tutti mezzi militari. I camion si alternano a cabinati più grandi che probabilmente stanno viaggiando vuoti verso Izyum per caricare le salme dei corpi riesumati dalle fosse comuni. Ogni tanto una colonna di mezzi corazzati, a volte sui cingoli a volte sui tir e delle imbarcazioni militari a rimorchio. Sono piccoli e vecchi motoscafi da fiume, probabilmente gli ucraini li useranno nelle acque del Oskil e del Siversk.
Sul fiume Oskil negli ultimi due giorni gli ucraini sono avanzati lungo due direttrici: hanno attraversato il fiume a Kupyansk e costretto i russi a ritirarsi dalla quasi totalità del centro urbano. Al momento soltanto una piccola zona a est della città sarebbe ancora teatro di scontri, il resto è già sotto il controllo dell’esercito di Kiev. Inoltre, si sono spinti verso est dalla città di Oskil e hanno riconquistato la città di Yatskivka (a pochi chilometri da Rubzi, ancora occupata). Lunedì hanno proseguito verso sud-est e sono riusciti a riprendere il controllo di Oleksandrivka e Krymky Donetsk. Tali spostamenti sono molto significativi perché mettono a repentaglio la linea difensiva russa sul fiume e probabilmente costringeranno gli invasori a ritirarsi anche da questi piccoli villaggi verso la regione di Lugansk.

IL SIVERSK, invece, disegna molte anse prima di passare tra Severodonetsk e Lysychansk, il che rende fondamentale il suo controllo. In primavera abbiamo scritto più volte del tentativo dello stato maggiore russo di installare un ponte mobile nei pressi di Bilogorivka, dove il fiume è più stretto. Ieri Bilogorovka è stata riconquistata interamente dagli ucraini che da qui ora potrebbero avanzare in tutte le direzioni, ma soprattutto verso est, dove si trova Lysychansk. Per interrompere l’avanzata i russi starebbero preparando un attacco da nord-est, circa all’altezza di Novodruzhesk.

INTANTO PROSEGUE il tentativo di accerchiamento di Lyman, centro bersagliato per mesi dall’artiglieria russa e poi finalmente occupato a fine primavera. Da qui gli artiglieri di Mosca bombardano Slovjansk e Kramatorsk e quindi il suo controllo è di fondamentale importanza strategica. Dopo aver riconquistato Svyatogirsk gli ucraini sono riusciti con una manovra fulminea a liberare Yarova. La ritirata russa sarebbe stata talmente scomposta da permettere agli ucraini di spingersi fino alla periferia di Drobysheve, l’ultimo villaggio a est prima di Lyman. Del resto sembra che da sud-ovest, ovvero da Slovjansk, gli ucraini abbiano già iniziato a dare battaglia nei pressi di Lyman. L’obiettivo, dunque, sarebbe quello di circondare la cittadina.
Com’è possibile che in quasi 4 mesi di occupazione, in alcuni casi (come a Izyum) 6, i russi non siano stati in grado di approntare delle difese efficaci resta un mistero, come reagirà Mosca a questa serie di umiliazioni anche. Ma nessuno qui, neanche il più ottimista dei fanti ucraini, al momento intravede una tregua.