Dopo l’arresto avvenuto il 25 luglio, Boris Kagarlitsky, principale intellettuale socialista dell’odierna Russia, da sempre critico del potere, è stato trasferito dal FSB a Syktyvkar, capitale della Repubblica Komi, nel grande nord russo, a oltre 1300 km dalla sua abitazione moscovita. Il tribunale di Syktyvkar ha confermato il procedimento di custodia cautelare fino al 24 settembre, confermando anche l’accusa, pretestuosa, di «giustificazione del terrorismo». In tal modo alla vigilia del suo 65mo compleanno, Kagarlitsky rischia sette anni di reclusione. Ieri, gli avvocati del professore hanno presentato ricorso contro il mantenimento del fermo. Dal 25 luglio, da tutto il mondo continuano...