Il 7 maggio scorso Joseph Kabila aveva smentito le voci che circolavano con insistenza su una sua possibile ricandidatura alle elezioni nella Repubblica democratica del Congo (Rdc) del 23 dicembre 2018. Data questa fissata dopo lunghi negoziati e infiniti tentativi di rinvio, malgrado il secondo e ultimo mandato – in base alla Costituzione vigente – di Kabila sia scaduto nel lontano dicembre 2016.

MA ANCORA IERI il portavoce del governo Lambert Mende è tornato ad agitare le acque brandendo quella che resta la figura più divisiva sulla scena politica congolese: «Kabila va al voto come capo della maggioranza presidenziale. E poiché abbiamo intenzione di vincere, dopo le elezioni sarà lui il capo della maggioranza presidenziale. Non c’è nulla di incostituzionale in questo».

Nel frattempo restano sospese le garanzie democratiche e la libertà di manifestare, con le opposizioni e le associazioni per i diritti umani che denunciano la brutalità della repressione. Felix Tshisekedi e Moïse Katumbi, i due principali antagonisti di Kabila, hanno firmato l’impegno a unire gli sforzi per garantire la prima alternanza democratica nella storia della Rdc. Al contempo esprimono riserve sulla macchina elettorale. Soprattutto chiedono la liberazione dei prigionieri politici.

A OLTRE MILLE MIGLIA dalla capitale Kinshasa, nel Nord Kivu, continua intanto la guerra per bande e per procura che coinvolge l’esercito congolese, le truppe della missione Onu Monusco (appena prolungata per garantire tra l’altro la sicurezza nel periodo elettorale) e gli interessi delle nazioni confinanti, a cominciare da Ruanda e Uganda.

Nell’eterno conflitto che insanguina la regione si stanno distinguendo in questo periodo i ribelli ugandesi delle Forze democratiche alleate (Adf), che si oppongono al regime di Yoveri Museveni, al potere a Kampala, e imperversano nel nord est della Rdc da almeno vent’anni. Nell’ultimo scontro avvenuto nei pressi di Beni hanno perso la vita 14 presunti miliziani e almeno 5 soldati congolesi. Con operazioni congiunte che espongono a rischi costanti i civili, le forze armate di Uganda e Rdc cercano di prendere tra due fuochi i ribelli, ritenuti responsabili anche dell’attacco che lo scorso 7 dicembre ha provocato la morte di 15 caschi blu tanzaniani.

NEL PAESE, uno dei più ricchi al mondo per risorse minerali e biodiversità, è riapparso nel anche lo spettro di Ebola. La più colpita è la provincia dell’Equatore, con oltre 50 casi accertati e almeno 28 morti. Il direttore generale dell’Oms Peter Salama ha espresso ieri il timore che l’epidemia possa estendersi ad altre province e anche oltre i confini della Rdc.