Il discorso di Biden sullo Stato dell’Unione è stato complessivamente visto come un’occasione mancata del presidente per mostrarsi come un elemento unificatore e “salvifico”, dopo una pandemia che è ancora in corso, la disastrosa ritirata dall’Afghanistan e la guerra scoppiata in Europa.

La prima parte, sulla guerra in Ucraina, ha portato anche i repubblicani ad alzarsi e applaudire, rivolti al presidente e all’ambasciatrice ucraina in Usa – Oksana Markarova – che Biden ha portato con sé al Congresso. Putin, ha detto presidente, «pagherà il prezzo dell’invasione». Sei giorni fa, ha aggiunto, «ha cercato di scuotere le stesse fondamenta del mondo libero, pensando di poterlo piegare con i suoi modi minacciosi. Ma ha fatto un grave errore di calcolo».
La seconda parte del discorso, in cui Biden ha affrontato tutte le questioni interne, è sembrata frammentaria, un elenco non organico di punti chiave slegati fra loro. Come era prevedibile i dem hanno comunque fatto quadrato in difesa del loro presidente, cercando di mostrarsi compatti; in questo quadro la deputata socialista del Michigan Rashida Tlaib, ha scagliato delle accuse più forti del previsto verso i colleghi di partito centristi, e ha cercato di riportare l’attenzione sugli obiettivi che i progressisti spingono da mesi, come i congedi retribuiti, le università statali gratuite, gli aiuti economici per l’assistenza agli anziani, l’energia pulita, il diritto al lavoro, e gli alloggi a prezzi accessibili.

Mentre i moderati Dem incolpano la sinistra del partito per lo stallo del programma economico-sociale di Biden, Build Back Better, in quanto i liberal non vogliono fare un passo indietro su temi come l’ambiente, la sanità e i sussidi, Tlaib ha puntato il dito proprio contro i centristi. Nel suo discorso appassionato, ha sostenuto che sono loro la causa dello stallo dell’amministrazione Biden, e ha nominato esplicitamente i senatori Joe Manchin e Kyrsten Sinema, che non si impegnano a votare Build Back Better e che spesso si uniscono ai repubblicani per non perdere il consenso della loro base conservatrice, anche se questo va a discapito del Paese. «Alcune parti importanti dell’agenda del presidente – ha detto Tlaib – sono diventate legge grazie al disegno di legge sulle infrastrutture, ma abbiamo fatto una campagna per fare ancora di più. Le strade e i ponti sono importanti, ma lo sono anche l’assistenza all’infanzia e l’accesso ai farmaci, e non dovremmo scegliere fra l’una e l’altra cosa. Nessuno, e ripeto nessuno, ha combattuto più duramente per l’agenda di Biden di noi progressisti. E continueremo a farlo».