I caccia restano i protagonisti del dibattito internazionale sull’Ucraina, almeno in Occidente. Dopo l’apertura del presidente francese Emmanuel Macron (che lunedì aveva dichiarato: «non è escluso che tra gli aiuti possano essere inclusi anche dei caccia»), ieri il ministro della Difesa ucraino, Oleksiy Reznikov, si è recato in visita ufficiale a Parigi.

Macron è l’unico, almeno in via ufficiale, dei leader europei ad aver tenuto i rapporti con il Cremlino attraverso colloqui telefonici che tuttora proseguono. Negli ultimi tempi, tuttavia, Parigi sembra essersi allineata maggiormente alle direttive Nato aumentando mezzi e munizioni destinati all’esercito ucraino.

NELL’INCONTRO di ieri si è discusso anche dell’eventuale fornitura del sistema anti-aereo italo-francese Samp-T e dei carri armati pesanti Leclerc. Dopo aver incontrato Macron, Reznikov ha avuto un colloquio a porte chiuse con il ministro delle forze armate Sébastien Lecornu che ha annunciato che la Francia invierà all’Ucraina altri 12 obici semoventi Caesar e che 150 soldati francesi addestreranno 2mila truppe ucraine in Polonia quest’estate.

Sugli aerei da combattimento il presidente Biden ha dichiarato lunedì che gli Usa non invieranno jet a Kiev ma che parlerà con l’omologo ucraino Zelensky per chiarire la questione. Il coordinatore del consiglio per la sicurezza nazionale della Casa bianca per le comunicazioni strategiche, John Kirby, ha poi difeso la decisione dell’amministrazione sottolineando di contro che gli Usa stanno aumentando l’invio di munizioni e mezzi pesanti (come gli Abram).

Anche il governo britannico ha escluso categoricamente l’invio di caccia, adducendo come motivazione il fatto che «i caccia Typhoon e F-35 del Regno unito sono estremamente sofisticati e richiedono mesi di addestramento».

IL FATTO CHE I DUE principali alleati ucraini (insieme alla Germania) abbiano già posto dinieghi sembra chiudere la questione, almeno per ora. Persino il vice ministro della difesa polacco, Wojciech Skurkiewicz, ha chiarito che gli F-16 a Kiev «non sono al momento oggetto di discussioni ufficiali». Contrario il presidente lituano Gitanas Naused: i paesi Nato non dovrebbero avere «linee rosse» e fornire a Kiev tutte le armi necessarie.

Intanto ieri c’è stato un incontro tra il viceministro degli esteri russo Sergey Ryabkov e l’ambasciatrice statunitense in Russia Lynne Tracy. Si è discusso di «alcune questioni urgenti sul controllo degli armamenti», ha scritto la Tass.

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Bakhmut, fermato «presunto» traditore filo-russo

Il servizio di sicurezza ucraino (Sbu) continua a cercare infiltrati e sabotatori tra i membri dell’amministrazione di Kiev, soprattutto nelle zone più vicine al fronte. Ieri un membro del consiglio comunale di Siversk è stato arrestato per «presunto tradimento». L’uomo, rappresentante del partito «Piattaforma dell’opposizione – Per la vita», considerato da Kiev filo-russo è accusato di aver raccolto informazioni per i russi sui movimenti delle truppe ucraine nella vicina Bakhmut fin dall’ottobre dell’anno scorso.

Secondo diversi procuratori ucraini il partito «Per la vita» negli ultimi anni ha ricevuto finanziamenti costanti da Mosca oltre ad aver funzionato come piattaforma di diffusione per le istanze separatiste e per un riavvicinamento di Kiev alla Federazione russa.

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Mosca mobiliterà 200mila effettivi, dice Stoltenberg

La Russia potrebbe presto «mobilitare fino a 200mila effettivi» ha dichiarato il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg. Inoltre, Mosca «sta continuando ad acquisire armi e munizioni attraverso una maggiore produzione interna e partnership con Stati autoritari come Iran e Corea del Nord». Sono in molti a condividere la teoria secondo la quale una nuova chiamata alle armi in Russia sarebbe imminente, forse per rinfoltire i reparti in vista delle prossime offensive.

A proposito di mobilitati, il procuratore generale russo Igor Krasnov ha annunciato ieri, al termine di un incontro al Cremlino, che «oltre 9.000 cittadini russi mobilitati illegalmente, compresi quelli che, a causa della loro salute, non avrebbero dovuto essere mobilitati in alcun modo, sono già stati rimpatriati».

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Manovre russe intorno Bakhmut. Ma senza soldati

Le forze russe starebbero preparando un assalto nei pressi di Bakhmut, cinquanta chilometri a sud-ovest di Donetsk. Secondo il ministero della difesa britannico, le cittadine di Pavlivka e Vuhledar sarebbero diventate il nuovo obiettivo principale dello stato maggiore russo. L’intelligence britannica ritiene che i russi intendano utilizzare questa offensiva per distogliere risorse alle truppe ucraine impegnate a Bakhmut. Tuttavia, il rapporto suggerisce anche che al momento è improbabile che la Russia disponga di un numero sufficiente di soldati.

Contemporaneamente i militari del Cremlino starebbero tentando di tagliare fuori Bakhmut dalle linee di rifornimento verso ovest che le permettono di resistere alle bordate costanti del gruppo paramilitare Wagner e dell’esercito regolare russo.

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Un piano in 4 punti per trattare con il Cremlino

Gli Stati uniti dovrebbero evitare che la guerra in Ucraina duri troppo. A dirlo è il centro studi della Rand corporation, un influente istituto che dal 2° dopoguerra elabora strategie ed effettua analisi per l’amministrazione di Washington. Secondo il rapporto Avoiding a Long War U.S. Policy and the Trajectory of the Russia-Ukraine Conflict, i costi e i rischi connessi al protrarsi del conflitto potrebbero danneggiare gli Usa invece di favorirli.

La Rand individua 4 strumenti politici che gli Stati uniti potrebbero utilizzare per alleviare le resistenze russe alla diplomazia: chiarire i piani per il futuro sostegno all’Ucraina, assumere impegni per la sua sicurezza, rilasciare assicurazioni sulla neutralità del Paese e stabilire le condizioni per la revoca delle sanzioni alla Russia.