L’Iran lancia messaggi all’Europa e agli Usa. Da un lato Nasser Kanani, portavoce del ministero degli esteri, fa sapere che presto avrà luogo un nuovo giro di colloqui per rilanciare il Jcpoa, l’accordo internazionale del 2015 sul programma nucleare iraniano affossato senza motivo nel 2018 da Donald Trump. «Siamo ottimisti sul fatto che l’andamento dei colloqui porti a risultati saggi e ragionevoli. Non consideriamo i colloqui come una tattica ma come una seria strategia che porterà benefici a tutti» ha spiegato Kanani, auspicando che l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) si mantenga distante da approcci politici. Dall’altro Mohammed Eslami, capo dell’agenzia iraniana per il nucleare, proclama che la Repubblica islamica dispone delle capacità tecniche per assemblare un ordigno atomico, ma non ha intenzione di farlo. In poche parole, senza il rilancio del Jcpoa e la revoca delle sanzioni statunitensi che strangolano l’economia iraniana, Teheran arricchirà l’uranio fino alla soglia oltre la quale c’è la bomba, unendosi così a paesi come Israele, India e Pakistan che posseggono da lungo tempo l’arma atomica in violazione delle norme internazionali.

Ma c’è ancora spazio per la diplomazia e il capo negoziatore iraniano Ali Bagheri Kani si è detto convinto che si possa procedere nei prossimi giorni a una «rapida conclusione» dei negoziati di Vienna – con Russia, Cina, Francia, Gb, Germania e Usa in forma indiretta – e confermato che l’Iran ha «studiato attentamente» la bozza di testo sul rilancio del patto presentata da Josep Borrell, l’Alto rappresentate per la politica estera dell’Ue. Borrell qualche giorno fa aveva descritto la sua proposta come il «miglior accordo possibile». L’Iran ha risposto inviando a Bruxelles degli emendamenti. Nasser Kanani ha detto che la nuova intesa «dipende totalmente dalla determinazione della parte americana di evitare discussioni divaganti». Il portavoce ha ipotizzato un possibile «atto umanitario» riferendosi a uno scambio di prigionieri con gli Usa.

I dettagli della proposta europea sono stati tenuti nascosti. Borrell comunque ha spiegato che se accettata «fornirà significativi dividendi economici e finanziari» all’Iran «oltre a rafforzare la sicurezza regionale e globale». Teheran, tuttavia, chiede – lo ha fatto anche ai colloqui indiretti con gli Usa tenuti a fine giugno in Qatar – qualcosa che l’Europa non può garantire: che Washington non silurerà di nuovo l’accordo. Da parte sua l’Amministrazione Usa sostiene che l’Iran fa richieste che esulano dall’ambito del Jcpoa e si oppone alla fine dell’indagine che l’Aiea sta svolgendo sulle tracce di uranio trovate in tre siti iraniani. L’Iran a giugno ha spento le telecamere di monitoraggio nei suoi impianti nucleari avvertendo che verranno riaccese solo in caso di un nuovo accordo.

Il segretario di stato Blinken ieri ha annunciato nuove sanzioni contro il petrolio dell’Iran, questa volta prendendo di mira sei compagnie che lo trasportano o ne facilitano la vendita. E il presidente Biden, in occasione della conferenza del Trattato di non proliferazione, ha riaffermato che Stati uniti sono impegnati ad impedire che l’Iran produca l’atomica. Sullo sfondo ci sono le pressioni di Israele per impedire il nuovo accordo con Teheran.