Due anni e sette mesi di reclusione. È la condanna inflitta dalla magistratura turca al sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu, politicamente “reo” di aver spezzato una supremazia venticinquennale del partito del presidente Erdogan nella città con più abitanti e più storia del Paese, vincendo le tribolate elezioni municipali del 2019.
A processo ci è finito proprio con l’accusa di aver insultato i funzionari del Consiglio elettorale supremo (Ysk) turco quando questi presero la decisione di annullare i risultati della prima tornata elettorale. In un discorso pronunciato nel novembre 2019 li avrebbe definiti per questo degli «idioti». Ma lui ha sempre sostenuto di essersi limitato a definire una «follia» la riorganizzazione delle elezioni decretata dall’Ysk. Facendo poi capire di non temere l’eventuale decisione di destituirlo.

Imamoglu ha poi vinto sia la prima che la seconda tornata elettorale contro il rivale, l’ex primo ministro Binali Yildirim, candidato del Partito della giustizia e dello sviluppo (Akp) del presidente Recep Tayyip Erdogan. Che Imamoglu ha sempre accusato di esercitare indebite pressioni sul Consiglio elettorale al fine di condizionare l’esito del voto alle municipali.

Membro del Partito popolare repubblicano, all’opposizione nel parlamento di Ankara, il sindaco di Istanbul rappresenta anche uno dei principali candidati da opporre a Erdogan alle presidenziali del prossimo anno. Finora Imamoglu non ha partecipato ad alcuna udienza del processo che lo vede imputato. Può presentare ricorso contro la sentenza. L’appello gli consentirebbe di rimanere in carica come sindaco, ma con le udienze in tribunale che potrebbero protrarsi fino a un anno e mezzo non avrebbe vita facile nel governo della città, mentre il Paese si avvia verso le elezioni generali.